Made in Italy, Coldiretti: “2500 firme per pizza patrimonio dell’Unesco”

In meno di un mese migliaia di consumatori piacentini hanno deciso di sottoscrivere la campagna lanciata da Coldiretti su tutto il territorio nazionale e che ha pervaso regioni e provincie per promuovere, insieme alla Fondazione Univerde e all’associazione Pizzaiuoli Napoletani l’iscrizione della pizza nella prestigiosa lista dell’Unesco.

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In meno di un mese migliaia di consumatori piacentini hanno deciso di sottoscrivere la campagna lanciata da Coldiretti su tutto il territorio nazionale e che ha pervaso regioni e provincie per promuovere, insieme alla Fondazione Univerde e all’associazione Pizzaiuoli Napoletani l’iscrizione della pizza nella prestigiosa lista dell’Unesco.

“In questo modo, ha affermato Luigi Bisi, presidente Coldiretti Piacenza, sarà possibile fare definitivamente chiarezza sull’origine italiana degli ingredienti e sulle modalità di preparazione per garantire le condizioni igienico-sanitarie ottimali, degne di un prodotto d’eccellenza e che ci qualifica all’estero.”

A Piacenza, le firme raccolte sono oltre 2500 e hanno come nobile obiettivo quello di garantire pizze realizzate a regola d’arte con prodotti genuini, provenienti esclusivamente dall’agricoltura italiana e combattere anche il rischio dell’agro-pirateria alimentare a livello internazionale e dell’appropriazione indebita di identità. Un rischio diffuso all’estero e un’occasione per fare chiarezza anche in Italia dove quasi due pizze su tre, il 63 per cento, sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori.

“Troppo spesso, ha affermato Bisi, viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall’est Europa, oppure con pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell’extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale. Quella non si può chiamare pizza. La pizza è uno straordinario concentrato del meglio che questo paese può offrire, e per farla occorrono materie prime italiane, il made in Italy è fatto in Italia con ingredienti e ricette italiane.”

“Queste operazioni, delle quali ci rendiamo protagonisti, ha poi concluso il presidente, sono fondamentali per smuovere l’opinione pubblica circa un tema di rilevanza come quello della tutela del Made in Italy che può rappresentare un asset fondamentale per far uscire dalla crisi il nostro paese.”

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