A un mese dall’omicidio di Gaia. La polizia brasiliana: “Caso complesso” foto

Sono passati più di 30 giorni dal delitto della 29enne Gaia Molinari e il suo assassino è ancora a piede libero. Nessuna novità sullo stato delle indagini, tutt’ora in corso

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Il 25 dicembre 2014, Gaia Molinari, 29enne di Piacenza, è stata uccisa nel nord del Brasile e ritrovata senza vita sulla spiaggia di Jericoacoara.

A distanza di un mese l’assassino della giovane piacentina è ancora a piede libero.

POSSIBILE PROLUNGAMENTO INDAGINI – Secondo quanto riferisce la stampa brasiliana, la polizia civile ha emesso una nota per affermare che le indagini sono ancora “in corso” e gli esiti delle perizie effettuate sul corpo della vittima e di alcune persone, come l’esame del Dna e quello tossicologica, non possono essere ancora pubblicati. Sempre secondo l’agenzia, altri test complementari sono state ordinati e si aspettano le relazioni.

In attesa dei risultati, il vice delegato della Protezione Ufficio Turistico (Deprotur), Patricia Bezerra, potrebbe chiedere di prorogare il termine per il completamento delle indagini “Si tratta di un caso complesso, con caratteristiche geografiche peculiari, e richiede un tempo più lungo per la piena rivelazione del crimine”, dice la nota riportata dalla stampa.

Nella conferenza stampa dal 6 gennaio, gli inquirenti avevano dichiarato al quotidiano on line “Diario da nordeste” che l’inchiesta sarebbe stata chiusa entro 30 giorni. Per ora tutto tace, e l’unica persona finita in manette, ma poi rilasciata, resta la 31enne Mirian Franca, amica solo da alcune settimane di Gaia, e sospettata di essere coinvolta nella sua tragica fine.

Mirian era stata arrestata il 29 dicembre scorso, poiché la testimonianza resa agli investigatori, sulle ore precedenti e successive alla sparizione della piacentina, era stata ritenuta contraddittoria: la ragazza ha lasciato la prigione Il 17 gennaio scorso, quando il fermo è stato revocato.

Nel frattempo, il 14 gennaio, la salma della vittima è rientrata in Italia e sabato 17 gennaio, sono stati celebrati i funerali nella chiesa di Rivalta. L’autopsia ha chiarito le cause del decesso, avvenuto per asfissia da strangolamento. L’aguzzino ha agito con estrema violenza:il corpo era segnato da ematomi e il volto è stato colpito con una pietra. Le analisi non hanno rilevato tracce organiche, il che non esclude che non via sia stato alcun reato sessuale.

Restano da scoprire anche i risultati dei test anti-droga, delle perizie telefoniche sui contatti tra Gaia e Mirian e dei rilievi effettuati dalla scientifica sul luogo del ritrovamento del corpo.

FALSE PISTE E SOSPETTATI – Nelle prime ore le indagini della polizia civile dello stato del Ceará pare che si fossero concentrate su un residente della zona: il 26 dicembre è stata fermata e sottoposta a un lungo interrogatorio una coppia di uruguaiani, subito rilasciati, perché ritenuti estranei ai fatti. I due sono rientrati nel loro Paese, dopo essere stati sottoposto al test del dna, di cui si attende l’esito.

Il racconto di Mirian, secondo gli inquirenti, li avrebbe condotti inizialmente su una falsa pista. L’inchiesta si è quindi concentrata sulla 31enne di Rio. Non era l’unica nel mirino degli investigatori: mentre Mirian veniva condotta in carcere, le indiscrezioni raccolte dalla stampa brasiliana, rivelano che tra i sospettati c’era anche un italiano. Nella successiva conferenza stampa, le forze dell’ordine hanno affermato che nell’omicidio, potevano essere coinvolte due persone.

Le ultime dichiarazioni degli inquirenti risalgono ormai a più di due settimane fa.

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