“Esiste un Islam italiano, non fateci sentire cittadini a metà” foto

Musica, cinema, e... Islam. Al Caffè Letterario Melville di S. Nicolò con questo insolito mix è andata in scena la prima edizione di PiacenzaSera Fest, una lunga serata interamente dedicata a PiacenzaSera.it

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Musica, cinema, e… Islam. Al Caffè Letterario Melville di S. Nicolò con questo insolito mix è andata in scena la prima edizione di PiacenzaSera Fest, una lunga serata interamente dedicata a PiacenzaSera.it, il primo sito di informazione online di Piacenza e provincia.

Tra gli appuntamenti del ricco programma il dibattito “L’Islam, Charlie e noi” dedicato all’Islam piacentino, alla convivenza religiosa, ai valori della democrazia e della libertà di stampa. E per capire se gli attentati di Parigi hanno cambiato qualcosa nei rapporti tra la comunità islamica e gli altri cittadini.

Ma il programma si è aperto con la presentazione del libro di Barbara Belzini “ANCHE SE PHILIP SEYMOUR HOFFMAN È MORTO, ANDIAMO AL CINEMA LO STESSO PER FAVORE? Il 2014 in 25 film” edito da Officine Gutenberg, collana “Graffette” con Luigi Boledi, della Fondazione Cineteca Italiana. La raccolta delle recensioni cinematografiche pubblicate su PiacenzaSera.it

A ruota la presentazione del libro di Giovanni Battista Menzani “IL SOLE UCCIDE LA LUNA”, ovvero l’immancabile pagellone musicale del 2014 edito da Officine Gutenberg, collana “Graffette”. Con l’autore intervistato da Pietro Corvi, giornalista e critico musicale.

Al dibattito “Islam, Charlie e noi…” condotto dal direttore di PiacenzaSera.it Mauro Ferri hanno partecipato Aziz Awadh e Arian Kajashi della comunità islamica di Piacenza, Davide Tacchini dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, studioso di Islam, e da Milano Saif-eddine Abouabid, giovane referente della comunità islamica d’Italia. Presente anche una delegazione di Giovani Musulmani di Piacenza.

Un confronto a più voci, a cui ha voluto portare il proprio saluto anche il sindaco di Rottofreno Raffaele Veneziani. “Non ho paura di religioni che non hanno paura di confrontarsi” – ha affermato. “Giusta la liberta di stampa, ma non quella di dire stupidaggini. Tutti dobbiamo interrogarci, non esiste un domani in cui ci siano solo italiani”.

Davide Tacchini ha sottolineato un concetto: “La libertà di pubblicare le vignette brutte e irrispettose da parte Charlie Hebdo è quella stessa libertà di religione che vi dovrebbe concedere di avere luoghi di culte come le moschee”. “La legge che è uscita in Lombardia “anti moschea”, è una legge miope, anche in un ottica securitaria, che io pure non condivido, non guarda avanti e anche da un punto di vista della sicurezza non ottiene nulla. In Italia ci sono cinque moschee autorizzate, a fronte di un milione di musulmani. Il problema vero è che non esiste una politica nazionale di gestione e di integrazione, e quindi si lascia ai sindaci, e agli enti locali il compito di decidere cosa fare, in base al loro orientamento politico, sensibilità e pressioni ricevute”. 

Saif Abouabid ha raccontato di essere in Italia da 26 anni: “Studio scienze dell’educazione, le prime parole che ho pronunciato sono state in Italia, probabilmente mamma o pasta… Comprendiamo bene che i nostri genitori abbiano incontrato molte difficoltà, pensavano di esportare un modello religioso come il nostro, dove la religione e la cultura sono mix, in un contesto come quello del mondo occidentale. Stiamo facendo un lavoro che da 10 anni a questa parte sta dando ottimi risultati. Stiamo portando i nostri genitori all’idea di un islam italiano, europeo. Non concedere diritti, come quello di avere un luogo di culto, è pericoloso, perche ci si sente cittadini a metà. L’Islam e la popolazione italiana, per me sono la stessa cosa, la religione per me è indiffefente rispetto il mio sentirmi pare di questa comunità”.

Aziz Awadh proviene da uno stato che è diventato terreno di coltura per l’estremismo islamico, lo Yemen: “Sono in Italia da 10 anni, paese meraviglioso, tutti i diritti che posso avere come musulmano qui li ho. Noi siamo fortunati ad essere a Piacenza. Non abbiamo mai avuto nessun problema. Quanto è successo in Francia ha una base politica e non religiosa, perchè l’Islam non fa queste cose. Purtroppo lo Yemen è diventato un posto adatto per gli estremisti, perchè non c’è uno stato ma un sistema di tribu’. Hanno ucciso anche mia mamma, per colpa di questa ideologia”.

Arian Kajashi ha riflettuto sull’esigenza da parte dei musulmani in Italia e a Piacenza di “mantenere un basso profilo”. “Prima di tutto è venuta la necessità di lavorare per tanti di noi, per mantenere le nostre famiglie e pagare i debiti del viaggio che ci ha consentito di arrivare qui. Per questo mantenere un basso profilo è una stata una sorta di necessità, ma qui a Piacenza ci troviamo bene e il rapporto con i piacentini funziona”.

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