Iren, audizione di Profumo in Comune: “Investimenti in aumento per Piacenza”

Commissione Iren su piano industriale, parla il presidente Profumo accompagnato dal nuovo ad Massimiliano Bianco e da Barbara Zanardi, membro del cda espressione del Comune di Piacenza

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Commissione Iren su piano industriale, parla il presidente Francesco Profumo accompagnato dal nuovo ad Massimiliano Bianco e da Barbara Zanardi, membro del cda espressione del Comune di Piacenza.

“Con la legge di stabilità – ha detto intervenendo nella sala del consiglio comunale – è stato avviato un percorso diverso rispetto alle società partecipate, che nasce dall’analisi di Cottarelli per la spending review. Un percorso stimolato dal fatto che per l’Europa nel 2025 il 70 per cento del Pil sarà generato dai servizi. In Italia ci troviamo davanti – a un eccesso di frammentazione per questo tipo di attività, e non è stata creata un’industria per le società di servizi”.

Profumo ha confermato la volontà da parte di Iren a sviluppare la rete del teleriscaldamento, “tenendo conto che sono stati fatti investimenti importanti; con il telecontrollo arriveremo a una contabilizzazione precisa del singolo alloggio. Anche sul ciclo integrato dei rifiuti abbiamo avuto un incontro oggi con Atersir confermando il nostro impegno di investimenti per la manutenzione straordinaria”. “Vorrei che Iren fosse vista come le grandi opportunità che può dare: siamo la vostra azienda, non vogliamo avere rapporti con voi solo quando c’è da nominare i rappresentanti degli enti. Possiamo dare sviluppo al territorio”.

“Iren è un’azienda molto solida e sana – ha confermato l’Ad Bianco – con grandi capacità industriali. Ho spinto fortemente per una semplificazione della struttura organizzativa, tracciando le linee fondamentali con i nostri azionisti e i nostri stakeholders. Questo sarà un grande banco di prova”.

Ad  illustrare i numeri di Iren sul territorio è stata il membro del cda Barbara Zanardi: “Su Piacenza, primo territorio a partire con i comitati territoriali, nel 2013 sono stati fatti investimenti per 16 milioni, nel 2014 questa cifra sarà superata. 550 i dipendenti, assunti a tempo indeterminato nel 66 per cento dei casi, 250 mila i contratti con i clienti con 35mila contatti all’anno ai nostri sportelli e altri 35 mila contatti via call center”.

Critica la consigliera Erika Opizzi (Fd’I): “Voi non siete qui per venderci Iren, perché già ne deteniamo una quota. Mi aspettavo che si parlasse di alcuni temi critici, come i compensi degli amministratori, oltre alla possibilità che ci siamo nuove fusioni, ad esempio con A2A”. Opizzi è poi tornata sulla nevicata della scorsa settimana “quando tanti privati cittadini e commercianti si sono dovuti mobilitare in prima persona”, e sul teleriscaldamento: “Diverse persone si lamentano perché il servizio è più caro rispetto al passato”.

“Il Debito di Iren – ha chiarito Bianco – è di 2 miliardi e 300 milioni di euro, con un  ammortamento di 2 miliardi e 800 milioni. La dimensione attuale non è critica, non sono stati dismessi asset strategici; rispetto a prospettive di fusione citate, come A2A e Hera, ad oggi non esistono prospettive di questo tipo, esistono degli spazi di crescita del gruppo di piccole dimensioni”.

Profumo ha invece risposto sui compensi: “Per il cda la base sono 18 mila euro lordi, per arrivare a un massimo di 70 mila euro, ad ogni singolo gettone di presenza vengono corrisposti 700 euro. Venendo alla situazione dell’ex ad De Sanctis, occorre fare una premessa: lui era un dirigente d’azienda con un contratto a tempo indeterminato, poi passato a tempo determinato in Iren con uno stipendio dirigenziale di 350 mila euro, cui sono stati aggiunti 50 mila euro come compenso per il ruolo di ad e altri 50 mila per il raggiungimento di obiettivi, con un totale massimo di 450 mila euro, un valore nettamente inferiore ad altri ad di aziende quotate. Il contratto che è stato approvato nel 2014 dagli azionisti, prevedeva in caso di interruzione rapporto di lavoro, lui avrebbe avuto diritto a una compensazione. Nel caso del dottor Viero non c’è invece diritto ad una buonuscita”. 

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