Delegazione di Sel in visita alla centrale di Caorso: “Il nucleare in Italia, un fallimento economico”

Visita istituzionale alla centrale nucleare di Caorso per il consigliere regionale di Sel Igor Taruffi e il deputato Giovanni Paglia, capogruppo Sel in commissione finanze, che sono stati ospitati all'interno della struttura che vede circa 120 dipendenti impegnati dal 2000 nel lavoro di dismissione e gestione dei rifiuti radioattivi

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Visita istituzionale alla centrale nucleare di Caorso per il consigliere regionale di Sel Igor Taruffi e il deputato Giovanni Paglia, capogruppo Sel in commissione finanze che, lunedì pomeriggio, accompagnati dal responsabile di disattivazione dell’impianto Sabrina Romani, dal responsabile impianto Antonio Testi e dal direttore divisione regolatorio Ivo Velletrani, sono stati ospitati all’interno della struttura che vede circa 120 dipendenti impegnati dal 2000 nel lavoro di dismissione e gestione dei rifiuti radioattivi. Lavori che termineranno, stando alle ultime previsioni, attorno all’anno 2026.

Per Igor Taruffi si tratta del terzo viaggio tra le eccellenze del territorio piacentino, un segnale – spiega – “della nostra vicinanza a questa provincia, considerata irragionevolmente in passato come una realtà marginale” e riguardo al progetto per la realizzazione di un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi aggiunge: “Qualche settimana fa a Piacenza è intervenuto il presidente della Regione Stefano Bonaccini, precisando che il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi non si farà in Emilia Romagna e noi non possiamo che condividere la sua linea”.

Otto anni per costruire la centrale, ventisei anni per dismetterla e solo cinque anni di attività a regime tra il 1981 e l’86. “Quel che racconta questa centrale è la storia di un fallimento economico – commenta Paglia – frutto della mancanza di un adeguato piano industriale nel nostro paese. Quando si parla di nucleare bisogna sempre tenere conto degli altissimi costi di smantellamento degli impianti e gestione dei rifiuti, che pesano sulle bollette degli italiani”. A precisare l’ammontare dei costi interviene Taruffi che parla di quattro miliardi di euro pagati con il sacrificio di tutti, per concludere che “tornare al nucleare oggi sarebbe una scelta folle”.

Nel corso della visita, il management Sogin – l’azienda proprietaria della centrale di Caorso dal 1999 con il compito di portare a termine il decommissioning – ha illustrato i principali lavori di gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi già realizzati e in corso nel sito piacentino. Da poco completate la decontaminazione e lo smantellamento dell’edificio che ospitava l’impianto di trattamento degli scarichi gassosi (edificio off-gas),  l’attenzione è ora rivolta alle operazioni di decontaminazione subacquea ed estrazione dei materiali contaminati presenti all’interno della piscina dell’impianto per il loro successivo trattamento, mentre nel futuro prossimo prenderà il via l’attività di smantellamento dell’edificio reattore.

A guidare le operazioni, 120 lavoratori di Sogin, tra ingegneri, tecnici e radioprotezionisti altamente qualificati  e con un know how specifico nella gestione dei rifiuti radioattivi, per garantire la massima attenzione agli aspetti della sicurezza e della tutela ambientale.

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