Servizio idrico, verso una nuova gara? “Gestione in house costa 30 milioni” foto

Una decisione definitiva sarà assunta tra due settimane, quando i primi cittadini dei 48 Comuni di Piacenza saranno chiamati a esprimere il proprio voto. L'appello lanciato dai comitati per l'acqua pubblica potrebbe quindi cadere nel vuoto. 

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“Ancora tu ma non dovevamo vederci più?”. Si può citare Lucio Battisti per riassumere l’ultima riunione di Atersir, convocata su richiesta del presidente Giuseppe Sidoli, per chiedere ai sindaci di esprimersi chiaramente in merito alla gestione futura del servizio idrico. Delle tre ipotesi in campo, ossia la gestione in house (pubblica), la costituzione di una società mista pubblico – privata o l’indizione di una nuova gara, sembra essere quest’ultima quella che ha preso maggiore slancio. Proprio quella che sembrava essere, dopo l’esito del referendum sull’acqua pubblica e dopo le decisioni assunte un anno fa dagli stessi sindaci, la meno papabile. 

Una decisione definitiva sarà assunta tra due settimane, quando i primi cittadini dei 48 Comuni di Piacenza saranno chiamati a esprimere il proprio voto. L’appello lanciato dai comitati per l’acqua pubblica potrebbe quindi cadere nel vuoto. 

Pesano come un de profundis, espressione usata dallo stesso sindaco di Bobbio Roberto Pasquali, le dichiarazioni del vice sindaco del Comune di Piacenza, in merito ai costi da sostenere sia per la società mista sia per quella in house, il quale cita i recenti studi commissionati sia dal Comune di Reggio Emilia che quello di Matteo Baldini per l’ambito piacentino. “Nello studio per la società mista (Beldini, ndr) i Comuni devono stanziare come capitale sociale3,5 milioni di euro. Nell’ipotesi della società in house il capitale sale a oltre 30 milioni di euro, da ripartire in base al numero di abitanti. Ad esempio Piacenza dovrebbe contribuire con 10 milioni, e noi questi soldi non li abbiamo, nemmeno ipoteticamente. Non solo: per poter bloccare il bilancio, sarebbe necessario stanziare oltre ai 30 milioni iniziali, una quota aggiuntiva dello stesso importo. Su questo tema, noi abbiamo una posizione delicata, siamo anche soci del gestore uscente (Iren, ndr), e interveniamo con una certa delicatezza per questo motivo”.

“Traducendo i dati forniti dal vice sindaco Timpano – dice il presidente Sidoli – in contributi pro capite, ciascun Comune dovrebbe stanziare 121 euro pro abitante, per costituire la società in house”. 

A fare chiarezza sui tempi il direttore di Atersir regionale, Vito Belladonna. “Il contratto con il gestore attuale è scaduto nel 2011, ed è stato prorogato per ragioni oggettive – spiega – ma non è possibile andare oltre. La legge “Sblocca Italia” pone precise responsabilità per quanto riguarda gli amministratori dei rispettivi ambiti: se non rispettano i tempi previsti (settembre 2015) per l’assegnazione del servizio idrico, il presidente della Regione può decidere di commissionare Atersir. Se anche il presidente della non Regione non si assume questo compito, l’autorità di garanzia per acqua, gas, energia elettrica, può nominare un commissario ad hoc e si rischia il danno erariale”. 

Il primo cittadino di Bobbio ribadisce di essere favorevole alla costituzione di una società mista. “Con un nuovo gestore non avremo controllo – dice – sul servizio e sugli investimenti, a meno di non stilare un capitolato molto preciso sugli impegno che il nuovo gestore dovrebbe assumersi”. L’ipotesi in house, soprattutto dopo le affermazioni di Timpano, è, per il rappresentante dell’Alta Valtrebbia, da scartare. 

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