Seta, Battaglia (Caorso): “Gravi conseguenze se a pagare saranno i Comuni”

"Il caos in cui versa il sistema del trasporto pubblico locale - afferma il sindaco - è uno dei segni più evidenti del fallimento della riforma Delrio, che ha svuotato le Province di risorse, competenze e mezzi, e del fallimento delle fusioni tra aziende dei trasporti"

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“Se costringeranno i Comuni a pagare il trasporto, le amministrazioni saranno di fatto obbligate a inasprire la tassazione locale: non abbiamo alcuna intenzione di prestarci a questo gioco malato. Il caos in cui versa il sistema del trasporto pubblico locale è uno dei segni più evidenti del fallimento della riforma Delrio, che ha svuotato le Province di risorse, competenze e mezzi, e del fallimento delle fusioni tra aziende dei trasporti, volute a tutti i costi dalla Regione, con conseguenze fallimentari”.

A dirlo è il sindaco di Caorso (Piacenza) Roberta Battaglia, che spiega: “Il pagamento in quota del trasporto pubblico locale, che ci viene chiesto d’inserire nel bilancio 2015 e che prima era in carico alla Provincia, in tempi di bilanci ridotti all’osso rischia di ripercuotersi in maniera inaccettabile sulle tasche dei contribuenti, ai quali, per giunta, viene offerta la falsa illusione che il servizio – con la contribuzione dei Comuni – potrà essere quello di sempre. Diversi sindaci, tra cui la sottoscritta, si stanno ribellando e tramite l’Anci stiamo ponendo problematiche reali al governo, che però appare sordo, spinto solo da uno spirito di propaganda, senza avere il reale polso delle esigenze dei territori”.

“La riforma Delrio – afferma – ci ha portato all’anarchia: le Province sono diventate un riferimento nullo per i settori di originaria competenza, il governo ha scaricato sui comuni costi e gabelle, bloccando – col patto di stabilità – ogni possibilità di investimento delle poche risorse disponibili. È in atto un attacco senza precedenti alle autonomie locali: così Renzi sta colpendo gli unici rappresentanti di fatto eletti dai cittadini, delegittimando la democrazia e creando una immonda confusione istituzionale”.

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