Pasqua, il vescovo benedice Piacenza dalla sommità del campanile FOTOSERVIZIO foto

Una benedizione speciale per Piacenza. Il vescovo Gianni Ambrosio, al termine della messa pasquale di domenica mattina, è salito sulla sommità della torre campanaria della Cattedrale 

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Una benedizione speciale per Piacenza. Il vescovo Gianni Ambrosio, al termine della messa pasquale di domenica mattina, è salito sulla sommità della torre campanaria della Cattedrale utilizzando l’ascensore di cantiere allestito nei giorni scorsi. Nelle foto la cerimonia all’insolita altezza che consente di ammirare il panorama della città a 360 gradi. Nonostante il vento e il cielo grigio, la cornice non ha deluso chi è salito sul campanile a 71 metri di altezza. 

L’opera di Corradini “Resurrexit” sarà collocata nel cono del campanile a oltre 70 metri di altezza

Il Duomo di Piacenza celebrerà la Resurrezione di Gesù in modo del tutto particolare, attraverso l’esposizione, nel cono del campanile, ad un’altezza di 71 metri, dell’opera di Franco Corradini “Resurrexit”.

Nella mattina di Pasqua, il 5 aprile, e il giorno successivo, tutte le parti che compongono la grande opera dell’artista borgonovese saranno esposte in Cattedrale per essere poi trasportate tramite un ascensore – realizzato in occasione di Expo 2015 grazie al contributo di Banca di Piacenza e Fondazione di Piacenza e Vigevano – sul cono del campanile e qui saranno assemblate per dar vita ad una composizione che, come simbolo della resurrezione di Cristo, veglierà sulla città.

Il giorno di Pasqua, dopo la messa delle 11 in Cattedrale, il vescovo mons. Gianni Ambrosio ha benedetto l’opera; quando sarà collocata nel campanile il pubblico potrà vederla grazie ad un monitor collocato all’ingresso del Duomo che mostrerà l’immagine trasmessa da una telecamera posizionata nel cono del campanile. Dal 1° maggio, giorno di apertura di Expo, anche il pubblico potrà salire, per ammirare l’opera dal vivo e tutta Piacenza dall’alto.

Solennità della Pasqua, Messa del giorno. L’omelia del vescovo Gianni Ambrosio

1. “Il primo giorno della settimana”: con questa espressione inizia il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato. Il primo giorno della settimana è un nuovo inizio, è l’alba del giorno dopo il sabato, è l’inizio di una nuova creazione. La Pasqua di risurrezione è il primo di tutti giorni, perché è il giorno della risurrezione del Signore Gesù. “Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso”, abbiamo cantato nel salmo. Questo giorno fatto dal Signore è pieno della luce della Pasqua: l’oscurità del peccato è vinta, il buio della morte è sconfitto.

Risuona per noi la testimonianza dell’apostolo Pietro che afferma: “Noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno (…). Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti”. La passione, la morte e la risurrezione sono il mistero della Pasqua: colui che è stato crocifisso, è risorto. Dio non lo ha abbandonato nel sepolcro, ma ha reso glorioso quel corpo martoriato e ha accolto Gesù Cristo nella sua vita eterna. L’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte.

2. Accogliamo nella fede l’inizio del nuovo giorno, della nuova creazione e della nuova alleanza. Accogliamo nello stupore e della gratitudine il mistero della risurrezione di Gesù. La tradizione cristiana ha conservato la parola ebraica ‘alleluia’, che vuol dire lode e gratitudine al Signore. Possiamo dire che è la preghiera pasquale semplice e spontanea, perché esprime meraviglia, gratitudine, gioia. Cantiamo l’alleluia di fronte all’evento della risurrezione di Gesù Cristo, che ha donato la sua vita per noi e per la nostra salvezza fino alla morte in croce. L’apostolo Pietro dice che Gesù “passò beneficando e risanando coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui”. Cantiamo l’alleluia perché Dio ha illuminato della sua luce divina non solo il corpo di Cristo, accogliendo nella sua vita eterna l’umanità di Cristo, ma ha reso luminosa anche la nostra umanità, la nostra storia.

L’annunzio di Maria di Magdala – “hanno portato via il Signore” – sorprende Pietro e l’altro apostolo, Giovanni, che si recano di corsa al sepolcro. Nella loro corsa, scorgiamo un invito a lasciar da parte, alle nostre spalle, il buio, le tenebre, le chiusure, le diffidenze. Lasciamoci sorprendere dall’amore di Dio, lasciamoci avvolgere dal mistero della risurrezione che riguarda Gesù e tutti noi. Ciò che è avvenuto per Gesù, il Figlio del Padre, avviene anche per noi, battezzati nella morte di Cristo e partecipi della sua risurrezione. “Cristo è la nostra vita”, afferma l’apostolo Paolo, e “anche voi apparirete con lui nella gloria”. Ma già ora siamo risorti, già ora anche per noi vi è un nuovo inizio: “Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo”.

Siamo chiamati a risorgere ogni giorno a vita nuova, cioè vita illuminata dalla Pasqua. La risurrezione di Cristo cambia la vita umana, le offre un senso preciso, una direzione di marcia, ci rende capaci di nuove relazioni tra Dio e l’uomo e tra tutti noi, uomini e donne, infonde speranza di fronte e dentro le molte oscurità della vita umana, della storia personale e collettiva.

3. Cari fratelli e sorelle, in san Colombano vediamo i frutti della Pasqua, della vita nuova. Risplende di luce pasquale il suo impegno a diffondere il Vangelo della speranza e della pace, doni di Cristo risorto. Questo monaco irlandese, che ha concluso qui il suo pellegrinaggio terreno 1400 anni fa, dice a tutti noi: “Non estinguete mai la vostra sete dell’acqua viva”. Questa è, per Colombano, la condizione per vivere la Pasqua: avvertire il desiderio dell’acqua viva, cercare quest’acqua che disseta, senza sprecare tempo e energie in cose di poco aiuto. Accogliamo questo suo fondamentale insegnamento nel dinamismo e nella luce della Pasqua. Senza la luce e la forza della Pasqua, si perde la fiducia nella vita, la fiducia in noi stessi, in Dio e la mancanza di fiducia fa crescere la mediocrità, aumenta le divisioni e diffonde l’egoismo: questo ci fa precipitare nell’indifferenza, anche di fronte a ciò che sta avvenendo nel mondo, con le enormi atrocità di persone uccise per la loro fede.

Accogliamo l’invito del nostro san Colombano che ci sprona a riprendere fiducia, scoprendo in noi, nel cuore dell’uomo, una sete di infinito, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, di luce, di verità, di Assoluto. L’”acqua viva” è in noi, perché è Cristo risorto e vivente. Per l’intercessione di Colombano, invochiamo la grazia di essere testimoni della Pasqua, operando il bene e cantando e vivendo l’alleluia. Buona Pasqua. 

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