Diario da Cannes, prima puntata: fischi per Gus Van Sant foto

Prima puntata 2015 di Diario da Cannes, che il giornalista Stefano Cacciani scrive per noi direttamente dalla Croisette in occasione del 68esimo festival del cinema.

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La prima puntata 2015 del Diario da Cannes, che il giornalista Stefano Cacciani scrive per noi direttamente dalla Croisette in occasione del 68esimo festival del cinema.

Nella foresta dei suicidi, dove una sterminata distesa di alberi sormontata dal monte Fuji imprigiona gli incubi, e le persone che vi si inoltrano sono costrette in un modo o nell’altro a tranciare una volta per tutte i drammi esistenziali che le tormentano.

È questo il luogo che ha ispirato Gus Van Sant nel realizzare il film in concorso nella sezione ufficiale della kermesse “The sea of trees”, la prima proiezione regalata dopo ore di attesa da questa sesantottesima edizione del Festival di Cannes.

Per “colpa” della presentazione del libro “Parma Crac” al Salone internazionale del libro di Torino, volume edito da Officine Gutenberg, dedicato al fallimento della squadra gialloblu, il Diario dalla Croisette prende infatti l’avvio in corso d’opera, ovvero con il 14esimo lungometraggio del regista di Louisville vincitore della Palma d’Oro nel 2003 con Elephant.

Le ore d’attesa in una coda senza fine hanno autorizzato la stampa ad esprimere il proprio giudizio senza accondiscendenza alcuna per uno degli autori – in genere – più originali del panorama americano: fischi e commenti negativi da parte di tutti, più che giustificati.

La storia di Arthur Brennan, interpretato da Matthew McConaughy, è quella di una persona depressa che si inoltra fino alla foresta nipponica di Aokigahara, dove giapponesi e disperati da ogni parte del mondo si recano per suicidarsi. Si tratta di un Purgatorio in terra, un luogo sospeso fatto di anime, foglie, rocce e spettri, di cadaveri che spuntano fuori come funghi tra gli alberi.

Qui si fermano gli spunti interessanti che lo sceneggiatore Chris Sparling, specialista dell’horror con pellicole come Trappola mortale e Buried, ha inserito in una vicenda che alla fine prende una piega improbabile, sospesa come i suoi protagonisti in un mondo di mezzo, tra la vita e la morte: il tono scelto per raccontare una storia densa di fantasmi creati dalla mente è quello realistico, poco consono a rendere un dramma intimista e a raccontare l’atmosfera mentale di chi sta maturando la convinzione di lasciare questo mondo anzitempo; e così le ingenuità narrative che forse potrebbero passare sottotraccia in un film di genere – le cadute a ripetizione del buon Brennan non gli causano pressochè alcun danno, per dirne una – in questo contesto stonano come un pugno in un occhio.

Nel momento di scrivere sta per cominciare la conferenza stampa del film, che comprende anche gli attori Naomi Watts e Ken Watanabe: con ogni probabilità non sarà la più memorabile per il nostro Van Sant.

 

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