Giornata contro omofobia: “Piacenza aspetta ancora il registro unioni civili”

Intervento a firma del Partito della Rifondazione Comunista – circolo “Rosa Luxemburg”, AGEDO (Associazione Genitori Di Omosessuali) - Piacenza, Associazione Famiglie Arcobaleno – Piacenza, Circolo Arcigay L'A.T.OMO - Piacenza

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Intervento a firma del Partito della Rifondazione Comunista – circolo “Rosa Luxemburg”, AGEDO (Associazione Genitori Di Omosessuali) – Piacenza, Associazione Famiglie Arcobaleno – Piacenza, Circolo Arcigay L’A.T.OMO – Piacenza

Dal 2007, il 17 maggio di ogni anno si celebra la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia quale momento di riflessioni e azioni per denunciare e lottare contro ogni violenza fisica, morale o simbolica legata all’orientamento sessuale.

Il 17 maggio è stato scelto perché è la ricorrenza dalla rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella Classificazione Internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità avvenuta già nell’ormai lontano1990.

A Piacenza, invece, il raggiungimento dell’estensione dei diritti civili è ancora decisamente in alto mare. Nonostante il Comune di Piacenza abbia sottoscritto la Carta d’intenti della Rete RE.A.DY, (Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere), attraverso un provvedimento amministrativo della Giunta, ed abbia inserito nei punti programmatici del programma elettorale del 2012 l’istituzione del Registro delle Unioni Civili, ad oggi nessun passo è stato compiuto in questa direzione.

Si rammenta in questa sede che l’obiettivo della Rete Re.A.DY. è quello di individuare e diffondere politiche di inclusione sociale per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender (realizzate dalle pubbliche amministrazioni a livello locale), contribuire alla diffusione delle buone pratiche su tutto il territorio nazionale e supportare le pubbliche amministrazioni nella realizzazione di attività rivolte alla promozione e al riconoscimento dei diritti delle persone LGBT. Con questa Carta, le amministrazioni si impegnano, altre ad avviare un dialogo con le associazioni locali LBGT, a facilitare l’emersione dei bisogni delle persone LBGT, a sviluppare azioni sul territorio, ad organizzare eventi locali in occasione della Giornata Internazionale contro l’omofobia e la transfobia. Infine, si chiede ai Comuni di segnalare la presenza di Osservatori sul territorio e/o di diffondere dati statistici ed esempi di buone pratiche realizzati su questi temi all’indirizzo.

Riconosciamo al Comune di avere contribuito alla realizzazione di un evento contro l’Omofobia e la Transfobia, con l’organizzazione dell’incontro a tema di giovedì 14 sera presso l’auditorium di S. Ilario, ma riteniamo che le azioni più significative ed importanti debbano ancora essere realizzate.

Solo tramite l’istituzione del Registro delle Unioni Civili, infatti, può essere riconosciuta piena legittimità e dignità (compatibilmente con l’ordinamento giuridico italiano, attualmente discriminante) ai legami alle persone Lesbiche ed Omosessuali. L’unione civile è, infatti, il termine con cui si indica quell’istituto giuridico, diverso dal matrimonio, che comporta il riconoscimento giuridico, organico e complessivo, della coppia di fatto, finalizzato a stabilirne diritti e doveri. Ricordiamo qui che la coppia di fatto, anche omosessuale, quale formazione sociale, trova riconoscimento nell’articolo 2 della Costituzione italiana, secondo cui la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.

Chiediamo, quindi, alla Giunta Comunale, al Sindaco, agli Assessori competenti che il Comune di Piacenza ottemperi al più presto agli impegni presi con il proprio elettorato in occasione delle elezioni del 2012 e con la sottoscrizione della Carta d’Intenti Re.A.DY. e che colmi questo vuoto amministrativo discriminante con l’Istituzione di un registro delle Unioni Civili, così come già deliberato da 220 comuni italiani.

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