Acqua e rifiuti, i sindaci votano sì alla gara. Il Comitato “Morte della democrazia” foto

I sindaci di Piacenza hanno votato sì alla gara per l'affidamento dei servizi idrici e della gestione dei rifiuti. Un voto compatto, con la sola astensione di Ottone. Decisione contestata dal Comitato Acqua Bene Comune. 

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I sindaci di Piacenza hanno votato sì alla gara per l’affidamento dei servizi idrici e della gestione dei rifiuti. Un voto compatto, con la sola astensione del Comune di Ottone. Decisione contestata, quella assunta dal consiglio locale di Atersir, dai rappresentanti del Comitato “Acqua Bene Comune”: subito dopo la votazione si sono incerottati la bocca ed hanno esposto un cartello con la scritta “la morte della democrazia”. Lapidario il commento del presidente del consiglio Atersir, Giuseppe Sidoli. “Vedo che l’ironia di chi non ha la responsabilità delle cose continua, ma questo rientra nel gioco delle parti” ha detto. 

Per il comitato la decisione di procedere con l’affidamento dei servizi idrici smentisce l’esito del referendum sull’acqua pubblica, perché ci si rivolgerà nuovamente ad un privato. Durante l’assemblea, infatti, è stato ribadito il no sia alla gestione in house sia alla creazione di una socierà mista, perché i costi per gli enti pubblici non sarebbero sostenibili. 

“La gara dovrà essere assolutamente blindata in termini di garanzie per il territorio – interviene il sindaco di Rottofreno Raffaele Veneziani – e assolutamente aperta intesa come partecipazione. Iren deve essere costretta ad avere paura di perdere l’assegnazione, chiunque presenti un’offerta non deve avere la presunzione di vincere, ma temere di perdere l’appalto.

“Anch’io ero convinta che la società mista fosse la soluzione migliore – dice il sindaco di Sarmato Anna Tanzi – ma ora voterò per la gara. La prima avrebbe consentito garanzie maggiori per i cittadini, mi dispiace che in questo modo ci si allontani sempre di più dalla collettività dei servizi. Però allora attenzione a noi sindaci, il controllo non può essere fatto solo dalla società di scopo, si deve avere davvero la possibilità di incidere, cosa che non sembra essere possibile in questa delibera, anche se voterò si”.

Si astiene invece il sindaco di Ottone, Federico Beccia. “Si sarebbe potuto fare di più sul referendum acqua pubblica, non abbiamo concentrato gli sforzi per far diventare pubblica la gestione di questi servizi. Alla luce di questo noi ci asteniamo”.

Loris Caragnano vice sindaco Vigolzone, ricorda come in questa partita “noi ci muoviamo in un ambito normativo molto complesso, è un peccato non aver proseguito sulla società mista, ma abbiamo degli impegni da adempiere, ed è necessario continuare a governare il nostro territorio. E’ stato fatto un ottimo lavoro dal tavolo di presidenza, per dare un futuro ai servizi del nostro territorio dobbiamo essere protagonisti”.

Lucia Fontana, sindaco di Castelsangiovanni, avverma che “non si tratta di aver vinto, ma di assumere una decisione di cui si deve essere consapevoli dell’importanza. Qui non si tratta di esprimere una preferenza, ma scegliere con pragmatismo la soluzione migliore. I Comuni sono strozzati dalle imposizioni dall’alto, e l’esito del referendum cozza contro le sovrapposizioni normative varate dal Governo, con un effetto deflattivo.Abbiamo visto che altre esperienze in house non sono economicamente sostenibili”.

Sandro Busca sindaco di Bettola, afferma che il percorso intrapreso “è un percorso virtuoso, ora dobbiamo decidere con razionalità tendendo i piedi per terra. La società mista ha dei costi non sostenibili e non comprimibili. Occorre onestà intellettuale, serietà nell’assumere questa decisione e bisogna fare i conti con la realtà”. 

Senza mezzi termini l’intervento del rappresentante di Borgonovo: “Una società pubblica non ha senso e antistorica – afferma – non riusciamo neppure a gestire un cimitero. I pozzi restano pubblici, quindi l’acqua non sarà priovatizzata. Avere una gara blindata sulle garanzie e sui controlli è il modo più efficace di gestire al situazione”. 

“La proposta della società mista è caduta quando la province sono cambiate, diventando una fotocopia sbiadita di un ente di primo livello – dice l’assessore di Cortemaggiore -. Se qualcuno ha una strada diversa da questa, venga pure a presentarla. Noi dobbiamo garantire la qualità del servizio, non c’è scritto da nessuna parte che con l’appalto la qualità sia inferiore. Dobbiamo concentrare lì i nostri sforzi”. 

“Quella assunta oggi non è la migliore delle scelte in assoluto, dopo 3 anni è la migliore possibile viste le condizioni date – afferma il primo cittadino di Piacenza, Paolo Dosi -. E’ difficile da farlo capire ed è difficile capire le evoluzioni normative che ci hanno portato a questo punto. Il percorso che oggi portiamo a compimento è frutto di un lavoro lungo e complesso. Io non sono felice oggi, ma sono consapevole che è quella sostenibile per i nostri territori”.

“Abbiamo speso 3 anni di discussione e speso soldi per valutare progetto di società mista, io credo che a questo punto ci siano poche cose da fare se non votare questa delibera – dichiara il sindaco di Bobbio Roberto Pasquali – le famiglie fanno fatica a pagare le bollette di acqua e rifiuti, sono aumentate in modo considerevole negli anni. L’acqua nasce in montagna, quindi vanno tutelate le popolazioni della montagna. Su queste basi bisogna stendere un capitolato, io mi auguro che Atersir regionale tenga conto di questo”.

Conclude la discussione il presidente di Atersir, Giuseppe Sidoli. “In merito al referendum sull’acqua pubblica, c’è una politica che non ha il coraggio di dire le cose come stanno. L’Italia non ha gli strumenti e le capacità di gestire nel pubblico questi servizi, bisogna avere il coraggio di dire ai cittadini le cose come stanno. Non mi sento tra quelli forzati nel prendere questa decisione, io non credo che il pubblico debba gestire, il pubblico deve programmare e controllare. Meglio affidarsi a chi ha le competenze per gestire i servizi con maggiore efficienza e economicità. Ci troviamo ad essere espropriati di un ruolo a livello locale che non è più quello di un tempo. Quindi cerchiamo di mettere dei paletti nella stesura della gara, per cercare di governare quanto possibile”. 

La nota dei consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle di Piacenza 

Spazzato via l’esito referendario dai sindaci, largo ai privati nella gestione dei servizi di acqua e rifiuti.
Abbiamo buttato tre anni, abbiamo buttato tempo, denaro, abbiamo illuso i cittadini che votare serva ad  esprimere la democrazia. Quella democrazia tanto declamata in campagna elettorale, quanto tradita nell’operato politico dei partiti.
Dopo un lungo ed estenuante tira e molla il volere dei cittadini è stato disatteso.

Come faranno i partiti a chiedere ancora fiducia ai cittadini e aspettarsi che gli stessi gliela concedano? L’astensionismo crescerà e la credibilità di queste classi politiche andrà sempre diminuendo.

A cosa servono le intenzioni espresse nei programmi elettorali?

Ho sentito cose all’assemblea di Atersir che voi umani non potete immaginare.
E ve ne elenco qualcuna in modo che tutti possano trarre le dovute conclusioni:
Il solo pensiero della gestione pubblica mi fa venire la pelle d’oca
Mai più gestioni pubbliche dei servizi
Diciamocelo il pubblico è inefficiente

I comuni non hanno validi strumenti di controllo, ma percorreremo la strada della gara. Credo che i cittadini si sentano beffati e inutili, così come una beffa e inutile è stato il loro voto.

Mirta Quagliaroli
Capogruppo M5S
 

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