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Economix: Sud Italia a rischio sottosviluppo permanente

Nel 2013 il 18% della popolazione era a “rischio povertà”, con forti differenze territoriali: 1 su 10 al Centro-Nord, 1 su 3 al Sud. La regione italiana con il più alto rischio di povertà è la Sicilia (41,8%), seguita dalla Campania (37,7%)

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SUD ITALIA A RISCHIO SOTTOSVILUPPO PERMANENTE

Il rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno
I dati pubblicati nel rapporto Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno) sull’economia del Mezzogiorno, sono alquanto allarmanti. Si parla addirittura del rischio di un “sottosviluppo permanente”. Nei prossimi 50 anni si prevede, tra movimenti migratori e calo delle nascite, un calo demografico nel Sud Italia di più di 4 milioni di persone.

L’Italia, dall’inizio della crisi economica, è interessata da un preoccupante fenomeno di impoverimento socio/economico, che ha coinvolto sia il Nord che il Sud del Paese. Nel 2013 il 18% della popolazione era a “rischio povertà”, con forti differenze territoriali: 1 su 10 al Centro-Nord, 1 su 3 al Sud. La regione italiana con il più alto rischio di povertà è la Sicilia (41,8%), seguita dalla Campania (37,7%).

Mentre il Nord, sia pure in difficoltà, sta comunque cercando di mettere in atto meccanismi risolutori dei problemi che affliggono cittadini ed imprese – con alcuni indicatori economici che evidenziano una, seppur timida, ripresa – il Sud Italia, e le notizie dei quotidiani nazionali ce ne danno conferma ogni giorno, sembra non essere particolarmente toccato dal problema.

La cattiva amministrazione
E’ da tempi lontani ormai che gli amministratori locali di una Regione come la Sicilia, ad esempio, si sono più che altro occupati degli interessi dei “faccendieri di Corte”, quindi dei propri interessi, piuttosto che dell’amministrazione di una parte del Paese, che con il patrimonio storico e paesaggistico che possiede, potrebbe campare di turismo, cultura e agricoltura. Purtroppo il “fenomeno mafioso”, che ha da sempre creato arretratezza culturale, sociale, ambientale ed economica, è un “morbo che si è insediato in modo permanente nell’intero organismo”.

Difficilmente se ne potrà uscire. Distribuire prebende, pensioni d’oro, compensi faraonici alla più forte corporazione dell’Isola, quella dei politici e dei burocrati, che occupano spazi in tutti gli ambiti della Pubblica Amministrazione, Sanità inclusa, significa togliere risorse, non solo per lo sviluppo, ma per la mera gestione del territorio. La Regione Sicilia dispone di un “esercito” di dipendenti pubblici che sfiora le 100.000 unità, ed un inarrestabile debito pubblico che ha ormai raggiunto quota 7,5 miliardi. Numeri spropositati, assurdi, insostenibili. Stiamo parlando di una Pubblica Amministrazione con un dirigente ogni nove dipendenti.

Sul quotidiano LIVESICILIA, un interessante articolo di Sabella Accursio, affronta il nodoso problema. La collega, infatti, scrive: La mano pesante dello Stato. E la gestione allegra dei governi regionali. Ecco perché la Sicilia è la Grecia d’Italia. Una Regione dalla burocrazia ipertrofica, dalla produttività scarsa, contraddistinta dal caos politico e da enormi problemi finanziari. Una provocazione, ma nemmeno tanto, quella lanciata prima da alcuni quotidiani nazionali, poi ripresa, con toni assai duri, dall’economista Edward Luttwak: “L’Isola è inutile”. Parole forti, che hanno suscitato anche un prevedibilissimo sdegno. Ma al di là dei passaggi che possono scuotere, legittimamente, la sensibilità di lavoratori e dei cittadini siciliani, siamo così certi che il professore americano di origini bagheresi abbia torto?”

I riferimenti alla crisi Greca non sono provocatori, ma fin troppo reali: dal 2001 al 2014 il tasso di crescita cumulato della Grecia è stato pari a -1,7%. La performance più negativa dell’intera eurozona, ma mai quanto il Meridione d’Italia: -9,4%, contro il +1,5% del Centro-Nord. La caduta dell’occupazione, al Sud, è sei volte quella del Nord Italia. Un fenomeno, che associato al depauperamento di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie impedisce di fatto al Mezzogiorno di agganciare la possibile nuova crescita e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente. C’è un “forte rischio di desertificazione industriale”.

Conclusioni
Un Ministro del governo Renzi avrebbe affermato che con la realizzazione di importanti opere pubbliche nel Sud Italia ci potrebbe essere una ripresa stimabile del 3%. Come se di opere pubbliche non ne siano state fatte in tutti questi anni, ma a cosa sono servite? A generare flussi di danaro che hanno sovvenzionato ladri e spreconi. Già i ladri. In proposito alcuni nostri politici di lungo corso hanno le idee chiare. Tempo fa Livia Turco, Deputata del PD, affermava che se “i politici rubano, è perché hanno preso il cattivo esempio dai cittadini italiani”. Se siamo così disastrosi, perché allora, non affidare la ripresa economica del Sud Italia agli Americani? Giusto per fare contento Edward Luttwak. La Walt Disney potrebbe trasformare molti luoghi in grandi parchi di divertimento. Per lo meno loro sanno farci divertire.

Andrea Lodi (economix@piacenzasera.it)

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