Uno scrittore al Festival, Walter Siti e l’antipatia per il diritto foto

Uno scrittore al Festival del Diritto, perché? É partita da questo quesito la presentazione di Walter Siti da parte di Stefano Rodotá a Palazzo Gotico a Piacenza durante l'incontro di sabato sera

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Uno scrittore al Festival del Diritto, perché? É partita da questo quesito la presentazione di Walter Siti da parte di Stefano Rodotá a Palazzo Gotico a Piacenza durante l’incontro di sabato sera.

Il rapporto tra regole e vita e soprattutto una lunga diffidenza nei confronti del diritto, Walter Siti ha raccontato la sua antipatia per il diritto e per i diritti: ‘Appena leggo qualcosa che ha l’aria di un codice e di un regolamento, le frasi mi fanno occlusione nel cervello e non riesco andare avanti. Chi sbandiera diritti ogni 5 minuti mi fa un po’ impressione, cerco di figurarmi come sia costui nella vita privata.

Ho maturato 4 motivi almeno – ha raccontato – di diffidenza nei confronti del diritto. Se consideriamo il diritto come meccanismo di regolazione dei rapporti umani, un gradino necessario della civiltà dal punto di vista teorico, la mia ammirazione é sconfinata. Ma è stato il lato tragico del diritto che mi ha condizionato negativamente, e cioé la spinta a portare l’ordine nel caos, questa é la missione del diritto che mi sento di respingere, anche sulla scorta di un pensiero di Leopardi che stigmatizzava l’ordine nelle cose, definendolo come “il male”.

L’omosessualità c’entra per qualcosa, privato come sono stato del diritto di manifestare l’amore, avendo assaggiato offese e sputi, mi è parso di essere stato privato del diritto di amare. Il diritto di amare allora per era come il diritto di respirare e avevo assunto un atteggiamento ostile verso tutti i diritti, anche verso i doveri, mi dichiarai così apolide, alieno, cattivo, selvatico.

Dopo il ’68 citerò Pasolini e il suo discorso per congresso del partito radicale scritto prima di morire: le persone più adorabili sono quelle che non sanno di avere diritti. Tutto quel gran parlare di diritti dopo il ’68 , quella enfasi parolaia – come ci ha indicato Pasolini – ci ha portato all’omologazione.

L’amore se ne frega dei diritti, si colloca sopra o sotto, mai sullo stesso piano. Nel Vangelo di Matteo c’è la parabola del vignaiolo con gli ultimi che saranno i primi, ma la grazia piove dove vuole e non si cura della giustizia. La carità si oppone ai formalismi, e l’amore ha una dimensione irriducibile alla legge.

Oggi ho fatto in gran parte pace con la società, la gran massa edonista non mi fa più paura, mi sono integrato. Se potessi mi sposerei e magari farei anche il viaggio di nozze.

Qual è oggi il diritto più negato? Oggi viene negato il diritto a un cambiamento radicale del sistema, possiamo dire la rivoluzione. Più chi protesta e allude a qualche mutamento radicale, più vede le sue parole paragonate all’abbaiare alla luna. Se tutti hanno ragione di difendere il loro diritto e non si pone una gerarchia, allora l’immobilismo é l’unica prospettiva.

Quando una cosa é realmente complicata la nostra mente è portata a considerarla infinitamente complicata e quindi non comprensibile. Ogni progetto di cambiamento radicale sprofonda nell’orrore e nella mostruosità’.

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