Unioni civili, Bergonzi (Pd) frena sul ddl Cirinnà: togliere l’adozione

L'onorevole ha infatti sottoscritto insieme ad altri 36 colleghi un documento in cui si avanzano 2 richieste rispetto al disegno di legge

Piacenza – Anche il parlamentare piacentino del Pd, Marco Bergonzi, tira il freno sul ddl Cirinnà. L’onorevole ha infatti sottoscritto insieme ad altri 36 colleghi un documento in cui si avanzano 2 richieste rispetto al disegno di legge: evitare riferimenti al matrimonio e togliere la parte riguardante la stepchild adoption, ossia la possibilità per gli omosessuali di adottare il figlio biologico del partner. Di seguito, ecco il testo integrale del documento presentato oggi in conferenza stampa a Roma. Una presa di posizione che rischia di mettere a dura prova la coesione del Pd, anche se i firmatari della richiesta affermano invece di voler rafforzare l’unità del partito

Il 26 gennaio prossimo l’aula del Senato esaminerà il ddl sulle unioni civili, vorremmo in proposito esprimere alcune convinzioni. 

Siamo convinti dell’esigenza di garantire e normare i diritti e i doveri delle coppie omosessuali e questo non solo per ottemperare ai rilievi della Corte di giustizia europea e della corte 
costituzionale, ma perché riteniamo doveroso e opportuno un intervento legislativo che metta fine ai troppi ritardi e rinvii accumulatisi nel tempo.

È apprezzabile che il PD abbia riconosciuto trattarsi di materia eticamente sensibile sulla quale un partito plurale non può che conferire libertà di voto ai propri parlamentari. Come, del resto, è stabilito a chiare lettere nello statuto del PD. Ciononostante, ferma restando tale soluzione “di ultima istanza”, proprio in quanto animati da spirito unitario e senso di responsabilità, non ci rassegniamo alla divisione. Il nostro auspicio e il nostro impegno sono tesi alla ricerca, sino all’estremo limite, di una mediazione alta e condivisa dentro il PD.

Un passo importante, in tale direzione, lo si è fatto nel definire le unioni civili come “formazioni sociali specifiche”. Tuttavia, per assicurare coerenza logica e normativa a tale opzione concepita allo scopo di marcare la differenza rispetto alla famiglia naturale fondata sul matrimonio ex art. 29 Cost., è nostra convinzione che, sul testo in esame, si debbano apportare alcuni correttivi.

In particolare chiediamo: 

1) una riformulazione giuridicamente più coerente degli art. 2, 3 e 4 che eviti i rimandi pedissequi alle norme del Codice civile sul matrimonio ivi considerato nella sua accezione costituzionale, sanando così le contraddizioni e ambiguità ora presenti;

2) che, in premessa, il riferimento all’art. 2 della Costituzione sia reso esplicito;

3) che l’art. 5 che introduce la cosiddetta “stepchild adoption” sia stralciato e rinviato ad una riforma più organica degli istituti paragenitoriali, ovvero sostituito con soluzioni normative che, 
nel garantire piena tutela ai diritti dei minori, evitino di legittimare o incentivare comportamenti gravemente antigiuridici.

Lo ribadiamo: ci anima uno spirito unitario, la tensione a realizzare, per quanto possibile, un consenso largo, non solo nel PD, nella maggioranza che sostiene il governo, e nel parlamento, 
ma soprattutto nel paese. È dovere del legislatore, in tema di diritti civili, farsi carico dell’obiettivo di non lacerare il paese, e di evitare che le leggi al riguardo subiscano cambiamenti ad ogni avvicendamento delle maggioranza politiche. In breve, ci si deve dotare di uno spirito largo e di uno sguardo lungo.

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