Via Borghetto, citofono in tabaccheria dopo la rapina: “Non avrei aperto”

A distanza di poco più di un mese dall'aggressione la porta della tabaccheria è chiusa: non per cessata attività, ma per consentire al titolare di vedere il cliente prima di schiacciare il bottone apri porta e consentirne l'accesso

“Se quella sera l’avessi visto non avrei aperto la porta”: una precauzione che forse avrebbe fatto la differenza la sera del 5 dicembre 2015, quando un rapinatore armato di pistola ha fatto irruzione nella tabaccheria- edicola di via Borghetto a Piacenza.

A distanza di poco più di un mese dall’aggressione la porta della tabaccheria è chiusa: non per cessata attività, ma per consentire al titolare di vedere il cliente prima di schiacciare il bottone apri porta e consentirne l’accesso.

“Almeno così guardo in faccia le persone – spiega Angelo Rossetti, titolare dell’esercizio commerciale -, se quella sera la porta fosse stata chiusa e avessi potuto scegliere non lo avrei fatto entrare”.

Una prima misura di sicurezza a cui presto se ne aggiungeranno altre; “andare avanti si deve e si fa” racconta, ma l’esperienza non deve essere facile da dimenticare, soprattutto quando si è sfiorata la tragedia. Il bandito aveva aperto il fuoco sparando un colpo verso l’alto; la reazione del commerciante l’aveva spinto a darsi alla fuga.

“Questo è un lavoro che ha una percentuale di rischio, come in tanti altri in cui si maneggiano contanti – aggiunge Rossetti -; la sicurezza totale non l’avrò mai, ma si fa il possibile per tutelarsi”.
 

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