A Piacenza “I promessi sposi” di Bonnard in versione resturata

Ai Filodrammatici la più importante trasposizione cinematografica fatta in Italia del celebre romanzo manzoniano, proposta nella versione restaurata e con accompagnamento musicale dal vivo

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Fondazione Cineteca Italiana presenta a Piacenza “Il restauro di un colossal: i Promessi Sposi di Mario Bonnard”, la più importante trasposizione cinematografica fatta in Italia del celebre romanzo manzoniano, proposta nella versione restaurata e con accompagnamento musicale dal vivo.

Appuntamento al Teatro Comunale Filodrammatici venerdì 19 febbraio alle ore 21, con ingresso libero. La serata è organizzata, con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, da Associazione Amici del Teatro Gioco Vita e Teatro Gioco Vita in collaborazione con Fondazione Teatri e Comune di Piacenza.

Il primo film ispirato al più importante titolo della narrativa nazionale, tornato a splendere sullo schermo dopo uno scrupoloso restauro curato dalla stessa Fondazione Cineteca Italiana, viene proposto in questa occasione con accompagnamento musicale dal vivo eseguito da Francesca Badalini (pianoforte), Giulia Monti (violoncello) e Lydia Colona (clarinetto).

Uscito in una prima versione muta nel 1922 riscuotendo grande successo di pubblico e critica, venne successivamente rieditato nel 1934 in versione sonora, circostanza che ne permise una lunga e duratura fama, rendendo inoltre il film un caso raro nella cinematografia italiana.

La storia di Renzo e Lucia viene riproposta sul grande schermo accresciuta dalla sentita interpretazione degli attori Domenico Serra e Emilia Vidali, che ne esprimono al meglio gli umori e i sentimenti grazie ad una sapiente prova attoriale ricca di finezze psicologiche.

I costumi, le tavole artistiche di Camillo Innocenti, la regia di Bonnard, moderna e di forte impatto visivo, l’imponente scenografia e i mirabili esterni fanno dell’edizione del 1922 uno degli ultimi colossal del cinema muto italiano.

ll restauro digitale in 2k dell’edizione muta del film, a cura di Fondazione Cineteca Italiana, è avvenuto a partire dal negativo camera 35mm nitrato d’epoca conservato dalla Cineteca. Le didascalie sono state integrate con quelle della copia 35mm positiva colore nitrato del CSC – Cineteca Nazionale (Roma).

Attore e regista cinematografico, vissuto tra il 1889 e il 1965, Mario Bonnard fu tra i più illustri divi del cinema muto italiano. Passato dietro la macchina da presa, si può annoverare tra i pochi registi in grado di cimentarsi con eguale abilità nel muto e nel sonoro.

Lo status di divo gli portò molti vantaggi e privilegi, non ultimo quello di creare, intorno al 1914-15, una casa di produzione a suo nome, la Bonnard film. Il suo debutto nella regia avvenne con “Catena”, del 1916.

Dalla fine degli anni Dieci alla metà degli anni Venti, firmò numerosi film (di alcuni dei quali fu anche interprete), tra cui “L’altro io” e “Treno di lusso”, nel 1917; “Passa la ruina” e “Pupille nell’ombra”, nel 1918; “Mentre il pubblico ride” e “La stretta”, nel 1919; “Il fauno di marmo” e “Le rouge et le noir”, nel 1920; “La morte piange, ride… e poi s’annoia” e “L’amico”, nel 1921; “I promessi sposi”, nel 1922; “La gerla di papà Martin” e “Il trittico di Bonnard”, nel 1923; “Il tacchino” e “Teodoro e socio”, nel 1925. Tra i film sonori da lui diretti: “Cinque a zero” (1932) e “Tre uomini in frack” (1933), “ La marcia nuziale” (1934) e “Milizia territoriale” (1935), “Il ponte dei sospiri” (1940) e “Marco Visconti” (1941).

Ma si distinse soprattutto con “Avanti c’è posto…” e “Campo de’ fiori” (1943), due commedie popolari al cui successo contribuì una somma di fattori: dall’interpretazione di Aldo Fabrizi, di Peppino De Filippo e di Anna Magnani alla sceneggiatura di Piero Tellini, Cesare Zavattini e Federico Fellini.

Diresse ancora opere come “Il ratto delle Sabine” (1945), “Addio mia bella Napoli!…” (1946), “La città dolente” (1949), “I figli non si vendono” (1952) e “Tradita” (1954). E, a parte il caso di due regie interrotte e concluse da Aldo Fabrizi (“Hanno rubato un tram”, 1954) e da Sergio Leone (“Gli ultimi giorni di Pompei”, 1959), ottenne ancora tre successi a fine carriera: “Mi permette, babbo?” (1956) e “Gastone”, entrambi interpretati da Alberto Sordi, e “I masnadieri” (1961), con Salvo Randone, Daniela Rocca, Yvonne Sanson e Antonio Cifariello.

Il film “I promessi sposi” di Mario Bonnard può essere considerato l’ultimo colossal del cinema muto italiano. Una proiezione di 3 ore, poi ridotta a 2 ore e 20 minuti, con scene di folla e la lunga sequenza della battaglia dei lanzichenecchi, con un utilizzo innovatore della fotografia e un inedito approccio psicologico.
 

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