Giorno del Ricordo, la commemorazione del sindaco Dosi FOTO foto

Giorno del Ricordo, questa mattina, 10 febbraio la cerimonia di commemorazione al giardino Martiri delle foibe.

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Giorno del Ricordo, questa mattina, 10 febbraio la cerimonia di commemorazione al giardino Martiri delle foibe a Piacenza.

Nella ricorrenza del Giorno del Ricordo, si è tenuta la cerimonia commemorativa delle vittime delle foibe e della tragedia istriana nel secondo Dopoguerra.

Presso l’area verde tra via Trivioli e via Buozzi intitolata ai Martiri delle foibe, è intervenuto il sindaco Paolo Dosi.

Presente il presidente del consiglio comunale Christian Fiazza, alcuni consiglieri comunali e il consigliere regionale Tommaso Foti.

Di seguito il testo del discorso del sindaco Paolo Dosi

Solo pochi giorni fa, abbiamo celebrato la Giornata della Memoria in ricordo delle tante vite spezzate dalla tragedia dell’Olocausto: oggi, con la stessa commozione e con lo stesso, profondo rispetto, rendiamo onore alle vittime degli eccidi avvenuti al confine tra l’Italia e l’ex Jugoslavia, tra il 1943 e il 1947, ai danni della popolazione italiana di Istria, Venezia Giulia e Dalmazia. Una pesantissima e crudele pulizia etnica e una ferita aperta che le istituzioni per decenni hanno negato o ignorato. Dunque, dopo la “Giornata della memoria” per le vittime della Shoah, il 10 febbraio in tutta Italia si celebra il “Giorno del ricordo” per non dimenticare i cinquemila italiani massacrati in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia in quegli anni. Uccisi dai partigiani comunisti di Tito solo perché erano italiani: una “pulizia” politica ed etnica in piena regola, mascherata come azione di guerra o vendetta contro i fascisti. 

In realtà nelle cavità carsiche chiamate foibe vennero gettati ancora vivi, l’uno legato all’altro col fil di ferro, uomini, donne, anziani e bambini che in quel periodo di grande confusione bellica si erano ritrovati in balìa dei partigiani comunisti jugoslavi. Il “Giorno del ricordo” non è solo dedicato alle vittime delle foibe, ma anche alla grande tragedia dei profughi giuliani: 350 mila costretti all’esodo, a lasciare case e ogni bene per fuggire con ogni mezzo in Italia dove furono malamente accolti. 

In gran parte finirono nei campi profughi e ci rimasero per anni. Uno di questi campi fu organizzato anche a Fertilia. Per mezzo secolo sulle stragi delle foibe e sull’esodo dei giuliani si è steso un pesante silenzio. Nel 1996 è stato un politico di sinistra, Luciano Violante, all’epoca presidente della Camera a infrangere il muro del silenzio e a invitare a una rilettura storica degli avvenimenti. Appello ripreso sul fronte opposto dal leader della destra Gianfranco Fini e poi dal presidente della Repubblica Ciampi. Ed è stato il capo dello Stato Giorgio Napolitano, a firmare la legge con cui nel 2004 il Parlamento istituiva una giornata commemorativa per le vittime dei titini, allo stesso modo delle celebrazioni per l’Olocausto degli ebrei.

Perché il 10 febbraio? E’ una data simbolica che si riferisce al 1947 quando entrò in vigore il trattato di pace con cui le province di Pola, Fiume, Zara, parte delle zone di Gorizia e di Trieste, passarono alla Jugoslavia. Le stragi avvennero all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943 quando si scatenò l’offensiva dei partigiani comunisti contro nazisti e fascisti. Nel mezzo furono colpiti indiscriminatamente tutti gli italiani. Ma il massacro più vasto fu messo in atto a guerra finita, nel maggio del 1945, per costringere gli italiani a fuggire dalle province istriane, dalmate e della Venezia Giulia. 

La Cerimonia di oggi rappresenta quindi non una commemorazione rituale, ma un momento fondamentale di espressione dell’identità e dell’unità nazionale, nonché un modo per affrontare in maniera condivisa le cause e la responsabilità di quanto è accaduto, per superare tutte le barriere di odio, diversità e discriminazione. 

Voglio ricordare chi in forme diverse, ripercorre quella immane tragedia: penso al libro di Giampaolo Pansa, “La Grande Bugia” (Sperling & Kupfer) o allo spettacolo di Simone Cristicchi, “Magazzino 18”, il luogo della memoria al Porto Vecchio di Trieste: una sedia, accatastata assieme a molte altre, porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”. La stessa catalogazione per un armadio, e poi materassi, letti, stoviglie, fotografie, poveri giocattoli, altri oggetti, altri numeri, altri nomi. Oggetti comuni che accompagnano lo scorrere di tante vite: uno scorrere improvvisamente interrotto dalla Storia, dall’ “esodo”, proprio il nome di questo luogo è il “Magazzino 18”, dal quale ha preso spunto lo spettacolo di Cristicchi. Ma mi sia concesso ricordare un romanzo, “La Foiba grande” (Mondadori) di Carlo Sgorlon, un romanzo scritto nel 1992 che più di ogni altro racchiude e racconta quei terribili anni. Ma allora, quando Sgorlon fece questo sforzo, la nostra sensibilità era meno vive. Eravamo forse meno attenti e troppo a ridosso del Nuovo Mondo che avanzava all’indomani del 1989.

Grazie a tutti e in particolare al consigliere Tommaso Foti per avere voluto questa manifestazione, che la prossima settimana avrà un corollario importante a Palazzo Gotico con l’iniziativa dell’Isrec per gli studenti delle scuole superiori e che, di anno in anno vorremmo arricchire di eventi culturali per cercare di comprendere e per non cancellare un dolore che non si affievolisce.

Martiri delle Foibe, il Giorno del ricordo

10 febbraio 2016 – In occasione della giornata dedicata al ricordo delle vittime delle Foibe, alcuni Piacentini hanno deposto una corona d’alloro nell’area verde a loro dedicata, tra via Trivioli e via Buozzi.
In un’atmosfera di intensa commozione, gli Italiani hanno ricordato quella pagina buia della nostra storia, rendendo onore ai nostri Caduti, agli Esuli tutti.
“Uccisi perché Italiani”: un atto dovuto, affinché non venga rimossa o mistificata la verità storica

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