Nuzzi e “La Via Crucis della Chiesa contro la corruzione”. Incontro in Fondazione foto

 Il giornalista Gianluigi Nuzzi, autore di inchieste internazionali e conduttore della trasmissione televisiva “Quarto Grado”, ripercorre così la genesi di “Via Crucis”, il suo ultimo libro dedicato agli scandali in Vaticano, in un affollato incontro nell'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano.

“Per la prima volta con papa Francesco assistiamo a un pontefice che non è solo un pontefice che regna, ma che amministra. Vuole vedere i conti, e lì inizia la Via Crucis della Chiesa”. Il giornalista Gianluigi Nuzzi, autore di inchieste internazionali e conduttore della trasmissione televisiva “Quarto Grado”, ripercorre così la genesi di “Via Crucis”, il suo ultimo libro dedicato agli scandali in Vaticano, in un affollato incontro nell’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. L’iniziativa è stata organizzata da Gloria Zanardi, presidente dell’associazione culturale ControCorrente, mentre Nicoletta Marenghi, giornalista di Telelibertà, ha intervistato l’ospite.



Una nuova inchiesta, quella di “Via Crucis”, che segue “Vaticano spa” e “Sua Santità”, tutte incentrate alle lotte di potere e alla corruzione all’ombra di San Pietro. 



“Non sono un vaticanista e non ho nulla contro la Chiesa – mette subito in chiaro Nuzzi -, il mio primo libro è nato dall’incontro con Paolo Gabriele, il maggiordomo di papa Ratzinger, che mi ha contattato dopo l’allontanamento dell’arivescovo Carlo Maria Viganò dal ruolo di segretario del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. L’incarico gli fu assegnato da papa Ratzinger, e dopo la segnalazione di molte anomalie nei conti, ad esempio quanto venisse speso per l’albero di Natale. Per punizione fu spedito oltre oceano, con l’incarico di nunzio apostolico di Washington”. 

“Questo epispodio è la goccia che fa traboccare il vaso per Paolo Gabriele, un uomo devoto e estremamente vicino al papa anche nelle mansioni più semplici. Mi chiama, ci vediamo, incominciamo a frequentarci. Ricordo che papa Ratzinger era, come ha scritto l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, un papa solo e lasciato solo. “Veniva informato solo parzialmente dei fatti”, mi ha detto Gabriele. Le notizie e i fatti venivano a lui filtrati e presentati in un certo modo. E stiamo parlando di un papa che ha fatto la cosa più rivoluzionaria: si è dimesso. Per fortuna era un conservatore. Poteva questo essere un un fatto istintivo, da parte di un intellettuale un pastore della sua levatura? In realtà ha ponderato tutto, scegliendo bene il quando e il come”. 

“Perché Gabriele sceglie me? Perché io avevo scritto Vaticano spa, in cui ho parlato anche del vostro concittadino Ettore Gotti Tedeschi (ex presidente dello Ior, ndr) allontanato solo perché stava facendo solo il suo mestiere. Paolo Gabriele mi fa vedere le carte, mi dice che “qui è un mondo di delinquente”, che è la stessa cosa che mi dirà monsignor Balda, che guiderà la commissione d’inchiesta voluta poi da papa Francesco. Esce “Sua Santità”, inizia lo scandalo e Ratzinger si dimette. Il cardinale Tarcisio Bertone chiede se può avere accesso ai lavori, gli viene detto di no, e i faldoni finiscono sulla scrivania del nuovo papa, che viene dalla periferia del mondo, si chiama Francesco, non è vicino ai potenti, è un gesuita e da sempre i gesuiti prendono il potere quando la chiesa è in difficoltà”. 

“Francesco non è un papa che regna, ma è un papa che anche amministra. Vuole vedere i conti, e inizia la Via Crucis. Nomina dei revisori dei conti, che sono laici, e dopo 2 mesi dal suo insediamento gli viene detto che il Vaticano va verso un deficit strutturale e la spesa è fuori controllo. Non si sa come quando e perché si spende. Durante un incontro con i cardinali il papa fa sua la denuncia dei revisori”. 

Papa Francesco inizia la sua rivoluzione dolce. “Pretendere un cambiamento radicale nella Chiesa nel giro di poco tempo sarebbe stato assurdo e impossibile. Papa Francesco non ha dato una spallata definitiva, ma dà una spallata tutti i giorni, perché la sua priorità è tenere uniti tutti. Dall’altro alto cresce, nei cattolici, la consapevolezza di voler sapere come vengono spesi i soldi raccolti tramite le offerte e i lasciti testamentari. Questo non ha nulla a che vedere con la fede, che si ha o non si ha, sono fatti personali”. 

“Non ho capito subito, mentre scrivevo il libro, quale fosse la finalità principale dell’opera d’indagine di Francesco. Il fil rouge della sua attività è capire come venissero spesi i soldi destinati ai poveri, perché la povertà è al centro del suo pontificato. Se non sappiamo custodire i soldi, che si vedono, come facciamo a custodire le anime, che non si vedono dice papa Francesco. Un atteggiamento del tutto diverso rispetto a quanto diceva l’arcivescovo Paul Marcinkus “non si amministra con l’Ave Maria”. Il primo controllo che Francesco fa è con la cosidetta “fabbrica dei santi”. Durante  pontificati di papa Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI le pratiche sono aumentate. Poter presentare richiesta costa molti soldi, anche 750 mila euro. In quel salvadanaio devono esserci risorse necessarie per consentire anche alle parrocchie più povere di presentare richiesta, ma i fondi a loro disposizione, nonostante l’aumento generale di pratiche, reste uguale. Quindi vuol dire che qualcosa non funziona”.

“Nell’estate del 2013 provvedimento per volere di papa Francesco, viene disposto il congelamento di 400 conti Ior dove questi soldi venivano amministrati, viene scoperto, da sole 2 persone. Il secondo settore oggetto d’indagine è quello del patrimonio immobiliare, cresciuto con le donazioni e le offerte. La rendita è solo il 25% di quello che dovrebbe essere, con appatamentaffittati a 27 euro all’anno o a euro zero, non a qualche persona in difficoltà, ma a una rete di amici degli amici. Le entrate non ci sono, ma le spese sì. Il patrimonio immobiliare che crea debito, ma i bilanci non sono in rosso. Come è possibile? Ricevevano liquidi dalla segreteria di Stato, una casta di potere intoccabile e intoccata…Quindi l’attenzione passa alla gestione dell’obolo di San Pietro, ossia la raccolta di denaro in tutto il mondo per le opere di bene del papa. Si scopre che di 10 euro raccolti, 6 vanno a coprire i bilanci in rosso della Curia., altri 2 euro vanno su un conto corrente Ior e vengono accantonati per essere a disposizione, al papa restano 2 euro. Secondo i dati ancora più aggiornati che mi sono stati contestati dopo la pubblicazione di “Via Crucis”, l’importo ora è di 5 euro”. 

“Via Crucis” nasce, come il libro precedente, con un rapporto di fiducia instaurato con la fonte, monsignor Balda, ora a processo come Nuzzi, per un reato introdotto proprio dopo la pubblicazione di “Sua Santità”. Rischiano dai 4 agli 8 anni di reclusione. 

“L’accusa che mi viene mossa è quella di aver diffuso notizie riservate. Tradotto in italiano significa aver fatto il giornalista – dice Nuzzi -. In Italia non siamo abituati ad avere un’informazione libera sul Vaticano, mentre siamo sempre aggiornati sugli indirizzi evangelici del papa. Questo è un momento delicato per la Chiesa: diminuiscono offerte, fedeli, vocazioni. La rivoluzione dolce di Francesco è impegnata a cambiare leggi, uomini e mentalità”. 

GOTTI TEDESCHI – “Ettore Gotti Tedeschi è una persona per bene, che ha cercato di riformare lo Ior con l’introduzione della normatiava antiriciclaggio. Ma Gotti Tedeschi non piace ai soliti potenti, che lo accusano di essere la longa manus della Banca d’Italia. Dicono al papa che li vuole commissariare, che la sua è un’ingerenza. Di fatto, la sua attività viene messa in mora, viene addirittura spiato e sottoposto a una perizia psichiatrica a distanza. Lo mettono fuori dalla porta, fanno rallentare il processo di rinnovamento e guadagnano mesi preziosi. I conti dello Ior hanno pulito i peggiori denari del Novecento: quelli della mafia americana con Calvi, la tangente Enimont, e questi sono quelli che sappiamo…”

 

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