Liberazione, consegnata in ospedale la medaglia al “soldato Pino” FOTO foto

Oggi 28 aprile ha ricevuto in ospedale la medaglia della ?Liberazione?, che per motivi di salute non ha potuto ricevere durante la cerimonia in Piazza Cavalli, tenutasi lo scorso lunedì 25 aprile. 

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Giuseppe Ferrari, detto Pino, novantaduenne piacentino, per 2 anni durante la guerra è stato costretto ai lavori forzati in Germania.

Oggi 28 aprile ha ricevuto in ospedale la medaglia della Liberazione, che per motivi di salute non ha potuto ritirare durante la cerimonia in Piazza Cavalli, tenutasi lo scorso lunedì 25 aprile

Grazie all’interessamento del personale del reparto di Oncologia Medica ha potuto ricevere comunque la meritata medaglia, consegnatagli dal sindaco di Ferriere (Piacenza) Giovanni Malchiodi, e come si vede nella fotografia la bacia commosso.

Nel maggio del 1943 il giovane Pino, a soli 21 anni, decide di partire soldato. Durante un passaggio ad Alba, nel tentativo di sostituire la divisione Julia in Croazia, nel mese di settembre viene circondato e arrestato insieme ai compagni dall’esercito tedesco. 

Il 10 settembre viene deportato in Germania, e internato in un campo di lavoro vicino a Dusseldorf, in una fonderia. Qui trascorrerà 2 anni, obbligato ai lavori forzati, considerato né civile né prigiorniero ma solo “italiano militare internato”

Un’esperienza terribile, che il signor Pino ricorda con molta commozione. “Eravamo esclusi da tutto il mondo. La Croce Rossa di Ginevra ha cercato di entrare nel nostro campo per 2 volte, senza riuscirci – racconta -. Nonostante non fossimo nè prigionieri, dovevamo comunque obbedire ai soldati tedeschi. Ci sorvegliavano con i fucili: anche il solo non stare in fila indiana durante i controlli poteva costarci la vita. Dopo la Liberazione siamo finiti in un campo di smistamento gestito dagli Americani, e grazie a loro sono riuscito a ritornare in patria. Proprio lì ho ritrovato il tenente del mio reggimento, una grande emozione”. 

In realtà quella consegnata dal sindaco Malchiodi non è la prima medaglia ricevuta da Pino. Nel corso degli anni gli è stata consegnata la Croce di Guerra, mentre 5 anni fa gli è stata consegnata in Prefettura la medaglia d’onore, unico sopravvissuto tra i deportati nella Seconda Guerra Mondiale. 

“Ho sempre tenuto presente l’insegnamento di mio padre – racconta -: vivere con sincerità e onestà”. 

La piccola cerimonia privata di oggi, che ha riempito d’emozione Pino e i suoi familiari, è stata resa possibile grazie all’Oss Rino Russotto. Venuto a sapere che il signor Pino non avrebbe potuto partecipare alla cerimonia in piazza il 25 aprile, si è interessato affinché riuscisse a ricevere ugualmente il riconoscimento. 

 

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