Detenuto espulso dalle Novate con scorta internazionale, primo caso nel 2016 foto

Lo straniero si trovava nella sezione carceraria dove domenica scorsa è avvenuta la rivolta che ha causato ingenti danni alla struttura, anche se non è stato chiarito se avesse preso parte ai fatti. In merito è ancora in corso l'indagine della polizia, delegata dalla direzione distrettuale antimafia di Bologna. 

Espulsione alternativa alla detenzione nel carcere di Piacenza: una misura messa in atto oggi, mercoledì 11 maggio, dalla questura, su disposizione del magistrato di  sorveglianza di Ancona, per un 32enne tunisino recluso alle Novate dove stava scontando una pena di 4 anni per reati legati allo spaccio di stupefacenti.

Lo straniero si trovava nella sezione carceraria dove domenica scorsa è avvenuta la rivolta che ha causato ingenti danni alla struttura, anche se non è stato chiarito se avesse preso parte ai fatti, su cui è ancora in corso l’indagine della polizia. Nel frattempo, in merito al monitoraggio della popolazione straniera presente sul territorio locale, compresa quella che si trova nella casa circondariale, la Questura sottolinea come l’intensa e costante attività di identificazione abbia prodotto, solo lo scorso anno, 45 accompagnamenti alla frontiera e 62 nei centri di identificazione ed espulsione.

Un lavoro che oggi ha consentito agli agenti dell’ufficio immigrazione di mettere in atto il primo rimpatrio con scorta internazionale, come misura alternativa alla detenzione, del 2016. Una misura che è possibile attuare quando al detenuto resta da scontare una pena inferiore ai due anni (al 32enne tunisino restavano da scontare alcuni mesi di reclusione), previa certa identificazione (resa difficoltosa dall’assenza di documenti dei clandestini) attraverso i consolati stranieri.

L’iter, andato a buon fine, oggi ha consentito alla questura di procedere con l’espulsione: tre poliziotti si sono imbarcati a Linate insieme al 32enne, in direzione Tunisi, nonostante lo straniero si fosse detto contrario al ritorno in patria, preferendo restare nelle nostre carceri.

“Si tratta di un soggetto attenzionato su più fronti – spiega Tiziana Buonomo, dirigente dell’ufficio immigrazione di viale Malta – sia in relazione alla sua condotta criminale sia peril comportamento tenuto all’interno del carcere, tanto che, visto il suo profilo, è stata attivata una scorta internazionale”
 

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