Ttip, la Lega: “A rischio la salute del consumatore”

Intervento del dipartimento agricoltura della Lega Nord di Piacenza sulla firma del Partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Ttip) tra Unione Europea e gli Stati Uniti

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Intervento del dipartimento agricoltura della Lega Nord di Piacenza

La firma del Partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Ttip) tra Unione Europea e gli Stati Uniti, secondo i suoi sostenitori, farà nascere la più grande area di libero scambio al mondo, creando nuovi posti di lavoro.

In realtà analizzando la documentazione oggi a disposizione, emerge chiaramente come Washington, per effetto della pressione esercitata dalle multinazionali, cerchi di spingere l’Europa ad infrangere le regole fino ad oggi adottate in materia di protezione ambientale e di salute pubblica, superando il cosiddetto principio di precauzione.

A dimostrare la pesantissima ingerenza delle multinazionali nella stesura dell’accordo, la clausola che permette alle aziende di fare causa ai governi portandoli di fronte a un collegio arbitrale.

I giganti del food,delle telecomunicazioni ,dei pesticidi, dei cosmetici avrebbero, come conseguenza di questa clausola, la possibilità di ostacolare ogni proposta di legge che possa intaccare i loro interessi.

L’ agricoltura europea in generale e quella italiana in particolare sono pesantemente danneggiate. Uno studio del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, prendendo in esami diversi scenari, dimostra come gli agricoltori americani traggano vantaggio dalla possibile firma di questi accordi in particolare per quanto riguarda carne, latte e cereali, pomodori e vino. Guarda caso proprio le produzioni della nostra provincia.

L’86% delle esportazioni di prodotti a indicazione geografica protetta (igp) dall’Europa verso l’ America, di cui l’Italia detiene il maggio numero, è rappresentata da vino, grana padano e parmigianoreggiano.

Il Ttip avrà l’ effetto di aumentare le esportazioni dagli Stati Uniti per un valore di circa 3,2 miliardi di dollari nel settore della carne bovina, 5,4 miliardi di dollari nel settore lattiero caseario, 2,3 miliardi di euro nel settore del pollame, 2,7 miliardi di dollari per quanto riguardi i cereali, 2,9 miliardi di dollari nel settore dei suini.

Il Pil dell’ agricoltura europea è destinato a diminuire dello 0,9% viceversa quello americano aumenterebbe dell’ 1,9% con conseguente diminuzione del livello occupazionale di tutta la filiera agroalimentare del nostro continente.

Tutto ciò viene ottenuto abbassando drasticamente gli standard di sicurezza alimentare. Sappiamo tutti che nei nostri allevamenti i controlli da parte dei competenti organi vengono effettuati a livello quasi maniacale, a garanzia della sicurezza del consumatore.

Negli Stati Uniti gli allevatori di bovini da carne oltre che ricorrere all’ utilizzo di ormoni per aumentare gli incrementi ponderali somministrano giornalmente antibiotici ai lori animali, in via preventiva, con conseguente altissimo rischio di ritrovarne nelle carni nel momento in cui vengono cucinate. Negli allevamenti suinicoli americani viene fatto largo uso di la ractopamina, ormone della crescita, in Italia vietato da almeno 30 anni, che danneggia gravemente il sistema endocrino umano.

All’atto della macellazione del pollame i macellatori americani, da anni, trattano le carni con il cloro al fine di aumentare il grado di conservazione delle stesse. In aggiunta emerge chiaramente da parte statunitense, la chiara e feroce volontà di ridurre drasticamente la lista delle doc e delle dop riconosciute dall’Unione Europea. Da 1500 a 200, da 269 a 41 quelle italiane.

Di conseguenza perdendo questi prodotti la loro specificità, potranno essere facilmente confusi con prodotti similari che gli Usa producono già nei loro confini. Di fronte a tutto ciò ci sentiamo di poter affermare senza ombra di dubbio che il Ttip rischia di cambiare profondamente il modo in cui si lavora la nostra terra, in cui si allevano i nostri animali e in cui si producono le derrate alimentari.

Nel Belpaese si è sempre dato priorità oltre che al gusto anche e soprattutto alla salubrità degli alimenti al fine di garantirne la sicurezza alimentare. Da tempo sosteniamo che i burocrati di Bruxelles a libro paga delle banche, dei poteri forti stanno cercando in tutti i modi di appropriarsi del business derivante dal made in Italy in campo agroalimentare.

Forse come per altre problematiche, immigrazione in primis, lo abbiamo fatto troppo in anticipo venendo spacciati per populisti. Il tempo purtroppo sta scadendo, gli agricoltori devono sapere che se gli accordi previsti dal Ttip giungono alla loro conclusione prima del fine del mandato di Barack Obama, principale fautore di questa nefandezza, la loro sorte è segnata.

In ballo il bene più prezioso di ognuno di noi, la salute. Importando carne americana trattata con antibiotici e ormoni, formaggi fatti con latte in polvere, passata e concentrato di pomodoro contenenti residui di glifosate, vino frutto della miscela di additivi e sostanze chimiche la sicurezza alimentare diventerà un’ optional sacrificata in nome del dio denaro.

Non possiamo permettere che tutto ciò avvenga. Non può essere che un paese come il nostro abdichi alla sua sovranità alimentare senza battere ciglio. Se il made in Italy ci è invidiato in tutto il mondo, e i molteplici tentativi di imitazione lo dimostrano un motivo ci sarà pure. Dobbiamo reagire ed opporci con forza a questo ennesimo attacco dei burocrati del pensiero unico, del cibo unico, del grosso è bello, del no alle diversità.

Lo dobbiamo alle generazioni future. Il mondo agricolo, quello delle filiere di qualità, quello dei consorzi delle doc e delle dop, quello dei prodotti deco, quello delle cooperative di trasformazione, degli industriali che da generazioni trasformano materia prima di qualità in alimenti di eccellenza, dei commercianti che giornalmente mettono la loro faccia a garanzia dei prodotti che la massaia cucina, delle associazioni dei consumatori, dei medici nutrizionisti, deve trovare la forza di reagire.

Basta subire supinamente lo strapotere delle multinazionali del cibo. Noi ci siamo, siamo disposti a fare da catalizzatori di tutte quelle forze che vogliono mettere un freno a questo strapotere nel nome della difesa del nostro territorio, della nostra occupazione, della nostra tradizione, della nostra cultura, della nostra gente.

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