Falsi carabinieri, nei 5 furti a Piacenza raccolto un bottino di 50mila euro  foto

Orologi di valore, gioielli, contanti e addirittura un massiccio cancello in ferro battuto; questa la refurtiva raccolta dalla banda dei falsi carabinieri nei 5 colpi messi a segno in provincia di Piacenza tra marzo e agosto 2015, per un valore complessivo che si aggira intorno ai 50mila euro.

Orologi di valore, gioielli, contanti e addirittura un massiccio cancello in ferro battuto; questa la refurtiva raccolta dalla banda dei falsi carabinieri nei 5 colpi messi a segno in provincia di Piacenza tra marzo e agosto 2015, per un valore complessivo che si aggira intorno ai 50mila euro.

Preziosi razziati soprattutto dalle abitazioni di persone anziane, depradate mentre i proprietari erano assenti o con il raggiro, facendo credere loro di essere esponenti delle forze dell’ordine in cerca di un ladro. Nei casi peggiori le vittime sono state minacciate e immobilizzate mentre i malviventi li ripulivano dei loro averi, come accaduto a Calendasco a marzo 2015. Vittima una coppia di anziani, lui di 88 anni e lei 85, che si era vista puntare contro un coltello da cucina impugnato dai tre sconosciuti che inizialmente si erano qualificati come carabinieri e che, in ultimo, li avevano derubati di 30mila euro.

Lo stesso copione si era replicato ad Aprile 2015 a Castelnuovo Fogliani di Alseno, dove il proprietario aveva sorpreso i ladri sul fatto ed era stato costretto, sempre sotto minaccia, ad aprire la cassaforte a muro e consegnar loro monili, un orologio e 5mila euro. Gli stessi sono accusati anche di un furto andato a segno nello stesso mese a Roveleto di Cadeo, dove i prorietari di casa avevano trovato divelte inferriata e cassaforte a muro, riscontrando un “ammanco” di 1000 euro e la sparizione di diversi gioielli.

A Maggio ci avevano invece provato in un’abitazione di Campremoldo Sopra, ma i residenti non avevano creduto ai falsi rappresentanti dell’Arma (uno dei banditi si era presentato come “ispettore De Matteis”), chiudendo loro la porta in faccia. Nel quarto colpo, avvenuto a Castel San Giovanni a Luglio, i tre finti carabinieri avevano inscenato il rocambolesco arresto di un ladro, in realtà loro complice, riuscendo a distrarre l’anziano residente e derubandolo di due orologi.

Nel mese di agosto a  Borgonovo, in località Chignoli, la banda aveva addirittura smontata il grosso cancello in ferro battuto di una villa, dal valore di 10mila euro, dicendo che stavano eseguendo un sequestro. 

Gli elementi raccolti dai carabinieri del nucleo investigatvo di Piacenza, nel corso dei vari sopralluoghi, sono poi convogliati a Pavia, dove il sodalizio criminale aveva base, permettendo ai militari di completare il quadro delle indagini.

L’OPERAZIONE “FAKE POLICE” – Sgominata banda di falsi carabinieri accusati di essere gli autori di 82, tra furti e rapine in abitazione, commessi anche ai danni di anziani della provincia di Piacenza; colpi che, in sola una giornata, arrivavano a fruttare 50mila euro. 

L’operazione, denominata “fake police”, avviata a gennaio 2015 dalla procura di Pavia e supportata da attività tecniche, ha permesso ai carabinieri di documentare l’esistenza di un’associazione criminale di soggetti di nazionalità italiana, albanese e di etnia sinti, dedita alla commissione sul territorio nazionale di furti e rapine in ville, soprattutto ai danni di persone anziane, in particolare nelle provincie Pavia, Cremona, Lodi, Piacenza, Milano, Bergamo e Brescia.
 
L’articolata e prolungata attività investigativa ha portato all’emissione di sei misure cautelari in carcere, per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di rapine aggravate, furti aggravati, ricettazione ed utilizzo di segni distintivi contraffatti e all’obbligo di dimora nei confronti di un settimo soggetto.
 
LE RAPINE I componenti del gruppo, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, si qualificavano come “carabinieri”, esibendo falsi distintivi e tesserini e guadagnando così la fiducia delle vittime, dalle quali si presentavano fingendo di essere alla ricerca di un ladro che aveva appena commesso un furto e quindi distraendole.
 
In certe occasioni, per rendere più credibile l’inganno, simulavano l’arresto del presunto “ladro”,  in realtà loro complice; nel corso della messinscena riuscivano a impossessavano di preziosi e danaro contante, fuggendo poi a bordo di autovetture di grossa cilindrata (Subaru Impreza SW e Audi S6 Avant) munite di targhe contraffatte, con lampeggianti e sirene (normalmente in uso alle forze dell’ordine).
 
Secondo i carabinieri la stessa banda era dedita anche ai furti in abitazione, messi a segno in assenza dei proprietari e dopo aver fatto accurati sopralluoghi, con l’ausilio di strumenti da scasso, quali mazze in ferro, grosse cesoie e flessibili di diverse dimensioni; se scoperti, non avevano remore a minacciare le vittime, anche utilizzando spray urticante e immobilizzandole per poi svaligiare le abitazioni, solitamente isolate. L’attività d’indagine ha consentito di accertare, tra rapine e furti, almeno 82 episodi.
 
 Sono tuttora in corso accertamenti per definire l’eventuale responsabilità dei soggetti anche in riferimento ad altri episodi, verificatisi principalmente in Lombardia ed Emilia Romagna.
 
 

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