“Non sono i vegani i nemici della carne, ma il Governo e l’Europa”

L'intervento di Giampaolo Maloberti, presidente del Consorzio "La Carne che Piace": “Fare danni” significa abbassare il Pil, mandare in fumo posti di lavoro, distruggere aziende, mortificare gli allevamenti, abbattere la ricerca scientifica e anche far aumentare le tasse"

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Intervento del Consorzio La Carne che Piace

Il veganesimo torna a far parlare di sé. Anche se solo l’1% della popolazione si nutre solo con vegetali (dati Eurispes, Rapporto Italia 2016: erano lo 0,6% nel 2014 passati allo 0,2% del 2015 e poi cresciuti) una recente campagna di comunicazione del Comune ha portato di nuovo in alto la polemica.

Il messaggio è che l’organismo ha bisogno di proteine vegetali e animali e per farlo capire si accosta un pollo arrosto ad alcune verdure.

Apriti cielo! Il mondo si è diviso in due: pro e anti vegani. Si sono scomodati assunti filosofici come la libertà di scelta e la democrazia. Ma soprattutto si è toccato il tasto economico: chi fa propaganda per il veganesimo, in fondo, non fa male a nessuno e danneggia solo l’industria della carne.

Giampaolo Maloberti presidente del Consorzio La Carne Piace tranquillizza i lettori: non sono certo i vegani i principali nemici di un’industria così importante, a danneggiarla ci pensano a sufficienza il governo e la Unione Europea. “Fare danni” all’industria della carne non è solo prendersela contro quei “cattivoni” che uccidono gli animali che poi vengono mangiati.

“Fare danni” significa abbassare il Pil, mandare in fumo posti di lavoro, distruggere aziende, mortificare gli allevamenti, abbattere la ricerca scientifica e anche far aumentare le tasse. Senza dimenticare che sui costi degli allevatori incidono tantissimo la burocrazia, i tanti controlli a cui devono sottostare – giusti, soprattutto per la sicurezza alimentare – e le regole, spesso assurde, della Ue.

Se a questo si aggiunge che negli ultimi 15 anni il consumo di carne in Italia è calato ancora (uno su 10 non la mangia più), ecco che non c’è bisogno di fare il tifo per i vegani per vedere l’industria danneggiata.

Purtroppo, alle scelte politiche vanno aggiunge le notizie allarmistiche – e al 99% false – sulla carne: malattie, morte e nefandezze di ogni tipo. Alcuni dati di Coldiretti, forniti a maggio durante la Giornata della carne: gli acquisti delle famiglie sono precipitati del 9% per la carne fresca di maiale, del 6% per quella bovina e dell’1% per quella di pollo come pure per i salumi, scendendo ai minimi dell’inizio del secolo. In Italia i consumi calano, ma in al- tri Paesi aumentano, eccome.

Sempre Coldiretti: il consumo dei cittadini Usa è superiore a quello italiano del 60%, quello degli australiani del 54%, quello degli spagnoli del 29% e quello dei francesi e dei tedeschi del 12%. Il presidente del Consorzio

La Carne che Piace ritiene che non si debba gioire per tutto questo. Se è vero che l’avversario non va demonizzato è altrettanto vero che far apparire chi produce e mangia carne come un “assassino” non è fair play. Allevare, produrre e trasformare carne non è un delitto e questo mondo non ha mai attaccato i vegani. In genere, alle accuse ricevute ha spesso risposto con ironia.

Se negli scorsi anni il numero di vegetariani in Italia era diminuito (passando dal 6,5% del 2014 al 5,7% del 2015), nel 2016 è invece aumentato di poco meno di due punti percentuali, raggiungendo il 7,1%.

Anche la percentuale di vegani, che rappresentano una minoranza della popolazione, aveva registra- to lo stesso tipo di andamento: lo scorso anno si era assistito ad una decre- scita (dallo 0,6% del 2014 allo 0,2% del 2015), per poi arrivare invece nel 2016 all’1% della popolazione.

Sommando il numero di italiani che seguono una dieta vegetariana o vegana, si raggiunge dunque una significativa percentuale dell’8 % della popolazione. Alla luce di questi nuovi dati l’Italia risulta quindi, insieme alla Germania, uno dei Paesi più vegetariani della UE.

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