Cantarella: “I diritti delle donne non sono una conquista eterna” foto

Sabato 22 ottobre all’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano l'interessante incontro con Eva Cantarella “Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia”.

All’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano il primo interessante incontro di Pulcheria 2016 con Eva Cantarella che ha parlato del “Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia”.

La studiosa del mondo antico ha affrontato il tema della condizione femminile, compiendo un excursus storico fra epoche diverse. 

“Le donne greche sono sempre state discriminate – ha sostenuto – nell’epoca arcaica classica, mentre nelle donne romane la situazione è diversa. All’inizio erano completamente subordinate, venivano date in moglie molto giovani, mentre ai mariti veniva concessa la massima libertà.

Però le donne si emanciparono nell’età di Augusto, forse anche perché gli uomini erano sempre impegnati in battaglie, ma non è questa l’unica motivazione. Le ragioni per cui si emanciparono sono 2 e sono le stesse che ci consentono ancora oggi di essere libere e emancipati.

La prima motivazione è che venne loro consentito di avere la stessa quota di eredità dei fratelli maschi, quindi conquistarono un’autonomia patrimoniale che viene da loro stesse gestita. Poi poterono studiare, a differenza delle donne greche.

Le ragazze romane studiavano tutte, anche quelle dei ceti più bassi, questo anche perché nell’antica Roma c’erano i maestri pubblici. Nei ceti più abbienti invece le ragazze studiavano insieme ai fratelli maschi, e avevano una cultura molto ampia.

Sono questi i due fattori che garantiscono la libertà alle donne ancora adesso: l’indipendenza economica e l’istruzione.

Ma la crisi dell’impero cambia tutto, e una crisi politica si ripercuote sempre sulle donne. Anche la diffusione del cristianesimo, dopo una prima fase in cui fu sostenuta l’uguaglianza tra uomini e donne, venne affiancata da una demonizzazione della figura femminile.

Anche il diritto compì dei passi indietro: le adultere venivano punite come i colpevoli di parricidio, con la punizione del sacco, ossia buttate nel Tevere con cane, una vipera o un gallo e una scimmia, oppure rinchiuse in convento, l’equivalente a un ergastolo”. 

“La storia delle donne romane cosa ci insegna? – si è chiesta Eva Cantarella Che le conquiste che facciamo non sono mai definitive. La storia ce lo dimostra. Ogni progresso può essere seguito da una ricaduta.

Le donne romane avevano dei compiti, dovevano essere in primo luogo mogli e madri, ma se lo erano in modo perfetto, erano ricoperte di onori. Le matrone romane erano personaggi sociali di grande prestigio, si occupavano anche dell’educazione dei figli. La madre romana, come quella dei Gracchi per intenderai, era quella che contribuiva a creare i cittadini di domani, e non parliamo tanto dei bambini ma dei ragazzi.

Era la madre a trasmettere l’etica romana, che pure conteneva valori che discriminavano le donne, bloccandole nel ruolo di madri e mogli. Questo vuol dire che siamo noi donne a trasmettere questi valori ai nostri figli. Siamo state noi a trasmettere questa discriminazione nei nostri confronti ai nostri figli fin dai tempi dei romani, è solo recentemente che abbiamo deciso di cambiare atteggiamento”. 

Cantarella ha poi affrontato il tema dei diritti conquistati dalle donne.

“Sul fronte dei diritti si può tornare indietro. Pensate alla discussione che si è riaperta – ha ricordato – rispetto alla criminalizzazione dell’aborto, tema che pensavamo superata, poi abbiamo assistito al venire meno dei consultori familiari, alla chiusura dei centri anti violenza. Il femminicidio purtroppo è un fenomeno dilagante. A questo proposito ho letto una teoria singolare, quella dei centauri. Come si spiega questa forma di violenza?

Perché l’uomo è centauro, cavallo e uomo insieme, e questo vuol dire che c’è sempre violenza e stupro nella natura. Io sono rimasta sconvolta da questa teoria, perché vuol dire togliere ogni responsabilità individuale a chi compie quegli atti. 

Siamo arrivati a una reificazione della donna nel rapporto sentimentale: c’è una concezione delle donne di un oggetto di proprietà degli uomini, forse dovuto alle difficoltà della vita, come se fosse rimasta l’unica proprietà dell’uomo alla quale non vuole rinunciare. 

Quello che mi sembra importante è conoscere la storia, per capire il nostro presente, che non è uguale al passato, ma può darci gli strumenti per comprenderlo”. 

Al termine dell’incontro ad Eva Cantarella è stato consegnato dall’assessore Giulia Piroli il Premio Pulcheria 2016.

Si tratta di un riconoscimento attribuito ogni anno nell’ambito del Festival Pulcheria che premia quelle figure femminili italiane ritenute particolarmente significative in diversi ambiti: artistico, culturale, sociale e scientifico. In passato sono state premiate tra le altre Dacia Maraini, Antonia Arslan, Lella Costa, Piera Degli Esposti.

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