Scaroni a Confindustria: “Tra 10 anni l’uscita dall’economia del petrolio” foto

Così Paolo Scaroni, ex amministratore delegato di Enel e Eni, durante l’incontro organizzato dai giovani industriali di Piacenza a Confindustria sul futuro dell'energia dopo la recente risalita del prezzo del petrolio

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“Considero Piacenza la Houston italiana in piccolo, per questo non potevo dire di no al vostro invito”.

Così Paolo Scaroni, ex amministratore delegato di Enel e Eni, durante l’incontro organizzato dai giovani industriali di Piacenza a Confindustria sul futuro dell’energia dopo la recente risalita del prezzo del petrolio.

Presentato dal presidente dei Giovani di Confindustria Filippo Colla, Scaroni ha lodato Piacenza come centro fondamentale per la filiera dell’Oil & Gas: “la vostra città ha dato un sacco di persone valenti al mondo degli idrocarburi”.

L’ex ad di Eni, oggi vicepresidente della banca Rotschild, si è concentrato sull’evoluzione del prezzo del petrolio e sull’andamento delle borse mondiali, che da un paio d’anni viaggiano a braccetto. “Il prezzo era sceso – ha rammentato – fino a 26 dollari al barile (oggi è a quota 45).

“Questo calo precipitoso è stato dovuto – ha fatto notare – ad una combinazione di fattori di origine economica e geopolitica. Il consumo mondiale di greggio era di 92 milioni di barili nel 2012, quando è entrato prepotentemente nel mercato lo shail oil americano con una produzione in crescita fino a 4 milioni di barili, per questo l’Arabia Saudita ha scelto di far scendere i prezzi in maniera drastica, continuando a produrre a pieno regime per rendere non più competitivo la shail oil americano.

È quello che è effettivamente avvenuto con decine di imprese Usa fallite, ma il settore complessivamente ha resistito. Sul piano politico inoltre l’Arabia Saudita ha visto nel prezzo del petrolio basso il sistema per contrastare il suo paese rivale storico nel contesto mediorientale, l’Iran che è rientrato nella comunità internazionale dopo l’accordo dei cinque con le grandi potenze”.

“Questa discesa del petrolio – ha proseguito – ha cominciato a preoccupare in maniera drammatica i paesi dell’Opec. Quindi qualche settimana fa l’Opec ad Algeri ha stabilito un modesto taglio di produzione del greggio, ma soprattutto si è deciso di cambiare la politica del prezzo basso degli ultimi anni. Infatti sono risalite le quotazioni fino ai 50 dollari al barile attuali”.

Scaroni si è poi sbilanciato in una previsione: “Il costo del greggio resterà stabile intorno ai 50 dollari per i prossimi 18-24 mesi”. Ma più a lungo termine l’economia fondata sull’oro nero è destinata ad esaurirsi gradualmente, queste secondo Scaroni le prospettive future in campo energetico: “Nel 2019-2020 assisteremo al fenomeno del progressivo declino della produzione dei pozzi petroliferi”.

“Di nuovo l’offerta di petrolio sul mercato comincerà a scendere – ha sottolineato – e mi aspetto che i prezzi risalgano nella fascia di 80-90 dollari al barile, per rendere di nuovo possibile lo sfruttamento di giacimenti anche più costosi.

Nei prossimi 10 anni lo scenario è destinato a mutare ulteriormente: avverrà quando i sistemi elettrici saranno così efficienti da diventare la modalità di funzionamento anche per le automobili e gli altri mezzi di trasporto.

Attraverso sistemi più efficienti di ricarica delle batterie, l’auto elettrica potrà avere finalmente una grande diffusione. Già oggi, inoltre, esistono case in California completamente staccate dalla rete elettrica perché in grado di generare energia e di stoccarla e quindi autosufficienti.

C’è ancora un passaggio tecnologico da fare, ma credo che razionalmente da qui al 2025 molti questi problemi saranno risolti. Sarà un mondo più pulito e non sarà più legato al petrolio”.

Scaroni si è espresso anche sulle prospettive di crescita dell’Italia: “I governi giocano sulle cifre della crescita, ma in realtà non credo che ci sia spazio per andare oltre a cifre intorno all’1 per cento del Pil. I nostri giovani non sono disposti a fare tutti i tipi di lavoro e con la perecentuale di anziani che fortunatamente ci ritroviamo dopo l’allungamento dell’aspettativa di vita, non è pensabile aumentare il ritmo di sviluppo interno. Non dipende da questo o quel governo, ma non credo sia possibile fare di più”.

Nel corso del dibattito è intervenuta anche il Sottosegretario all’Economia Paola De Micheli, che a proposito di sviluppo, ha detto: “Le politiche economiche de Governo intervengono sui fattori locali, stiamo lavorando per contrastare i fattori di bassa competitività nel nostro paese per incentivare la crescita. La questione demografica invece non si può invertire con un paio di leggi di stabilità, sono necessarie politiche più radicali e di stampo europeo, consapevoli che grazie a Dio continuerà ad aumentare l’aspetattiva di vita delle persone”.
 

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