Sfruttamento, a Piacenza contattate 200 ragazze: “Poche cambiano vita” foto

Presentata all'auditorium della fondazione di Piacenza e Vigevano la campagna  AntiTratta "Questo è il mio corpo". Promossa inoltre una pizzata solidale dall' Apg23 di Piacenza 

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Sono oltre 200 le ragazze costrette a prostituirsi avvicinate in tre anni di attività a Piacenza dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII nel tentativo di toglierle dalla strada. Sono pochissime però quelle che riescono a cambiare una vita “che non è mai frutto di una scelta libera”.

L’attività dell’associazione è stata illustrata durante la presentazione all’Auditorium della Fondazione della campagna AntiTratta “Questo è il mio corpo” per liberare chi è vittima dello sfruttamento sessuale: promossa inoltre per sabato 12 novembre a partire dalle 19:30 all’oratorio di Mortizza una “pizzata” solidale per potenziare e migliorare il Servizio Antitratta che opera sul territorio piacentino con l’acquisto di un automezzo per i volontari dell’associazione.

Sono intervenuti Caterina Ghiozzi (referente nazionale del servizio antitratta), Romina Iurato e Giusi Amore (referenti unità di strada Piacenza) e Giorgio Malaspina (referente nazionale campagna “Questo è il mio corpo”).

In italia si stima che siano tra le 75.000 e le 120.000 le vittime della prostituzione di cui il 65% è in strada e il 37% è minorenne. Secondo diverse stime il numero di clienti si aggira tra i due milioni e mezzo e i nove milioni, con un giro d’affari di 90 milioni di euro al mese.  

Per fermare concretamente questo fenomeno che si mantiene costante è stata lanciata la campagna “Questo è il mio corpo” che si pone come obiettivo quello di fare pressione sul Parlamento italiano affinchè si adotti una legge che punisca i clienti.

Come afferma Giorgio Malaspina “la proposta di legge presentata il 9 giugno 2016 e sottoscritta al momento da trentaquattro parlamentari mira a fermare la domanda e quindi a punire il cliente seguendo l’esempio del “modello nordico”. Adottato in Svezia, FInlandia, Norvegia, Islanda, Irlanda del Nord e Francia, questo modello secondo i primi dati raccolti si sta dimostrando un enorme deterrente per la tratta ai fini di sfruttamento sessuale”.

Nel piacentino, che ha nella Via Caorsana il luogo di maggior concentrazione delle prostitute, le ragazze provengono, secondo quanto affermato da Romina Iurato “principalmente dalla Nigeria e dai paesi dell’est Europa”. Attratte in Italia con “la promessa di un lavoro o di una vita migliore queste donne contraggono immediatamente un debito col proprio “protettore” estinguibile solo attraverso lo sfruttamento sessuale”.

L’unità stradale di Piacenza, nata tre anni fa, è composta da 4 membri ed altri volontari, che settimanalmente provano a sottrare le ragazze dalla strada accogliendole e creando delle case apposta per loro, dove possano recuperare la dignità negata. Ad oggi sono oltre 200 le ragazze con cui l’associazione è entrata in contatto: solo tre sono però riuscite a uscire definitivamente dal giro.

Questo perchè, come hanno affermato all’unanimità i presenti “le ragazze mosse dalla paura difficilmente riescono ad ammettere di essere sfruttate e di voler uscire da quel tipo di vita che non è mai frutto di una scelta libera”.

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