“E’ il Natale che illumina la storia umana” Le omelie del vescovo e le FOTO foto

Così il vescovo di Piacenza Gianni Ambrosio ha aperto la sua omelia nella notte di Natale durante la messa solenne in Cattedrale. Nelle foto e nel video alcuni momenti

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“Natale che illumina la storia umana, la profezia che si compie per illuminare il cammino degli uomini”. 

Così il vescovo di Piacenza Gianni Ambrosio ha aperto la sua omelia nella notte di Natale durante la messa solenne in Cattedrale. Nelle foto e nel video alcuni momenti del rito.

Che si è aperto con l’ufficio delle letture e la benedizione del Bambin Gesù. Di seguito i testi delle omelie del vescovo.

IL VIDEO

 

Natale 2016 – Omelie della notte e del giorno del Vescovo mons. Gianni Ambrosio
 
Solennità del Natale del Signore, Messa di mezzanotte
 
Letture (Is 9, 2-4.6-7; Tt 2, 11-14; Lc 2, 1-14)
 
Carissimi fratelli, carissime sorelle

1. Il Natale di Gesù è sempre una notizia che ci sorprende, è sempre un annuncio di una novità radicale. Il Natale ci raggiunge dall’alto, come dono insperato. Non è il ritmo del calendario, che pure ogni anno contempla questa festa, a farci partecipi di questo dono. È la bontà di Dio che si sempre manifesta a noi, è la tenerezza di Dio che sempre si dona a noi, è Dio che si fa piccolo per farsi prossimo a noi nell’umiltà e nel silenzio, quasi spogliandosi della sua divinità per farsi nostro fratello e camminare con noi.

Il Figlio del Padre, venuto per noi e per la nostra salvezza, rende tutti noi figli amati da Dio e partecipi della sua stessa vita divina.

2. Il Natale è la luce che illumina la storia umana. “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”. La profezia del profeta Isaia si compie nel dono del Figlio mandato dal Padre per salvarci, per illuminare il nostro cammino, per donarci la pace.

Quel Bambino che nasce a Betlemme è la luce che viene dall’alto, è la grazia che brilla come una stella, è la speranza seminata nella terra. l’apostolo Paolo afferma che “è  apparsa la grazia di Dio”, la grazia “che porta salvezza a tutti gli uomini”.

Questa grazia luminosa avvolge il volto e il cuore di Maria e di Giuseppe in quella notte a Betlemme. Così avviene per i pastori. Come luce che dissolve la più densa oscurità, la presenza del Signore in mezzo a noi cancella la tenebra, vince la tristezza e infonde la gioia e la letizia. Sia così anche per tutti noi, sia così anche per tutti gli uomini: l’Emmanuele, il Dio-con-noi ci mostri il suo volto luminoso e ci dona il suo amore.
 
3. In questa notte santa del Natale, noi siamo qui per accogliere questa grazia. Siamo qui in preghiera, rendendo grazie al Signore e invocando la sua misericordia. Siamo qui nella casa del Signore mentre le tenebre avvolgono la terra, sapendo che le oscurità sono anche in noi, ma riconoscendo con gioia che siamo guidati dalla fede che illumina i nostri passi.

La luce di questa notte benedetta illumini il nostro cuore e la nostra mente perché possiamo contemplare il grande dono di quel Bambino. Con lui ha inizio la nostra salvezza, la redenzione dal male, dal peccato. Egli entra nel mondo, ci viene in aiuto e ci dona la fiducia e la forza per camminare nella luce, verso la pienezza della vita.

La grazia del Natale infonde la speranza nei nostri cuori. Possiamo osare la speranza in mezzo alle oscurità, possiamo avere la capacità di vivere il presente, benché faticoso e spesso tribolato, con la certezza di camminare con Cristo verso il Padre. Se accogliamo e viviamo il Natale, diventiamo uomini di speranza. Una speranza che è fondata nell’amore di Dio misericordioso che vuole per noi la meta definitiva, la salvezza.
 
4. Cari fratelli e sorelle, in questa notte santa contempliamo il Bambino che è nato, contempliano il presepe con gli occhi dei piccoli, come quelli di Maria e di Giuseppe, dei pastori. Contempliamo il presepe con gli occhi di san Francesco, che ha inventato il presepe per invitare a celebrare bene il Natale ma soprattutto per aiutarci a vivere il Natale. Solo chi è disposto ad ascoltare e ad accogliere Dio e il suo dono di amore gioisce e si lascia illuminare.

Sappiamo che, ieri come oggi, chi è chiuso in se stesso, chi è superbo, chi non ha il cuore buono non contempla, non accoglie, non si lascia illuminare. Solo chi è disposto a camminare fino a Betlemme per vedere il Bambino, nato a Betlemme nella fragilità e nella povertà, scopre che la nascita di Gesù ci coinvolge totalmente, è l’inizio della nostra rinascita, della vita nuova, la vita dei figli di Dio che amano la pace. Perché Dio con noi è la nostra pace e vuole donare la pace.

“Gloria a Dio nel più altro dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”, cantano gli Angeli. La gloria di Dio è la pace sulla terra, tra gli uomini: anche questa è la sorprendete notizia del Natale.

5. In un mondo che è diviso e violento, con spaventose ferite alla nostra umanità, nelle nostre case e nelle nostre comunità in cui si provocano lacerazioni e discordie, scenda la pace del Signore perché finisca la violenza, la sopraffazione, la follia di causare stragi e morti. Abbiamo bisogno di contemplare quel Bambino per avere la pace del cuore e diventare costruttori di pace, uomini e donne che sanno vivere cercando il bene, amando la vita, promuovendo ciò che è bello e giusto, ciò rende bella e preziosa questa nostra umanità che Gesù ha voluto abitare, condividere e salvare.

Viviamo questa grazia del Natale per riscoprire la bellezza e l’audacia della nostra fede,  una fede “incarnata”, immersa nella storia per illuminarla con la luce del Signore. come i pastori, torniamo alla nostre case annunciando a tutti la buona notizia che Gesù è nato e vive in mezzo a noi. L’augurio che rivolgo a voi è che la celebrazione del mistero del Natale inondi di luce, di gioia e di pace i vostri cuori, come sono stati inondati i cuori di Maria, Giuseppe e dei pastori. Amen.

Natale, Messa del giorno
 
Carissimi fratelli, carissime sorelle
1. Nella notte santa del Natale, abbiamo cantato con gioia il canto del Gloria, prolungando nel tempo il canto degli angeli sulla mangiatoia di Betlemme: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama”.

Il grande evento accaduto a Betlemme nell’umiltà e nel silenzio della notte ci è raccontato dal Vangelo secondo Luca: è nato un Bambino, Gesù,  il Messia desiderato e atteso. Attorno a quel Bimbo vi è Maria, la madre, vi è Giuseppe, poi arrivano anche i pastori: tutti sono stupiti e, pieni di gioia, lodano il Signore.

Anche noi, oggi, nella nostra celebrazione, siamo attorno a quel Bambino: è il festeggiato, è il protagonista del Natale, è l’Emmanuele, il Dio con noi.

Anche in questa liturgia del giorno di Natale abbiamo cantato il Gloria a Dio. Il nostro sguardo è rivolto al Bambino è nato nella mangiatoia di Betlemme. Ma l’evangelista Giovanni, nel Prologo del Vangelo, ci invita a prolungare lo stupore e la gioia volgendo lo sguardo verso l’Alto.

Perché quel Bambino nasce dall’Alto, è il dono che Dio ha pensato per noi da sempre. Con la sua nascita vi è un nuovo inizio. L’evangelista Giovanni dà avvio al suo Vangelo con questa parola: “In principio”. Questa è la prima parola della Bibbia, con il racconto della creazione. Per l’evangelista quell’evento della nascita di Gesù nell’oscurità della notte è l’inizio di un nuovo giorno, di una nuova creazione.
 
2. Cantiamo e lodiamo Dio contemplando la sua bontà e la sua misericordia. Nel suo amore, Dio si è chinato sull’uomo e con il dono del Figlio è venuto ad abitare con noi, ha posto la sua tenda in mezzo a noi. Il progetto di amore di Dio si compie nel tempo, con la nascita di Gesù in una sperduta mangiatoia. Dio si fa piccolo per noi, si dona a noi. Dio non è più da cercare con fatica ma da accogliere, non è più lontano ma è venuto a far parte della nostra umanità.

Dio è in noi con il suo amore, la sua bontà e tenerezza.

Cantiamo e lodiamo Dio che nel dono del suo Figlio amato rivela e illumina il mistero dell’uomo. Ecco la nostra dignità: siamo suoi figli amati. La nostra vocazione è di cooperare al suo progetto di vita, di corrispondere al suo amore. L’uomo è il vero santuario di Dio.

Siamo chiamati con la nostra vita, con la nostra umanità fragile e preziosa, a irradiare il suo amore, la sua santità e la sua misericordia. La grande luce del Natale di Gesù illumina l’uomo che, nonostante le sue debolezze e oscurità, è sempre amato da Dio. Nonostante il male e il peccato, l’uomo porta sempre in sé l’immagine viva di Dio amore.  

3. “Per loro non c’era posto nell’alloggio”: troviamo queste parole nel racconto della nascita di Gesù nel Vangelo di Luca. Stava per nascere Gesù, ma nell’alloggio per c’era posto per lui, per Maria e Giuseppe. Anche il prologo di Giovanni mette in risalto la porta chiusa, le tenebre non accolgono la luce. Il Bambino non trova posto nell’alloggio: il Verbo di Dio “venne fra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto”.

Egli è la vita e la luce degli uomini, ma la luce non venne accolta, il mondo non ha riconosciuto Colui è all’origine del mondo. Siamo immersi nel grande dramma della storia umana. Da un lato vi è il mistero della paternità piena di amore di Dio che non impone il dono, ma lo offre all’uomo. Dall’altro lato vi è il mistero della libertà dell’uomo, chiamato a scegliere, può aprirsi ed accogliere e può chiudersi e rifiutare.

L’evangelista presenta subito la stupenda grazia di quanti accolgono il Verbo di Dio: “a quanti però l’hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio”. La salvezza che Dio vuole per tutti non è automatica. La logica dell’Incarnazione è la logica dell’amore che si dona, c’è solo la possibilità di un sì libero e personale.
 
3. Carissimi fratelli, la luce del Natale illumini il cuore e la mente di ogni uomo e di ogni popolo, perché possiamo ritrovare la strada della vita e del’amore e riconoscere il vero volto di Dio e il vero volto dell’uomo.  

Il Bambino che nasce a Betlemme è la buona notizia di cui l’umanità di oggi ha urgente bisogno. È un’umanità divisa e lacerata, ferita dalla follia di chi ama la morte e la distruzione. L’annuncio del Natale risuoni ovunque, nei  cuori e nelle famiglie, nelle periferie del mondo e nei luoghi  ove si decidono le sorti del mondo.

Nella tenera fragilità di quel Bambino che nasce nella nostra umanità, ci è data la possibilità di rinascere, di aprirci al dono di Dio per far valere la forza dell’amore e della speranza. È l’invocazione che rivolgiamo al Padre, contemplando il Bambino deposto nella mangiatoia, è l’augurio che ci scambiamo in questo santo giorno del Natale: ci doni luce, speranza e pace. Amen.
 

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