Emozioni di Natale in versi: i premiati del concorso nazionale foto
All'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano cerimonia di consegna del Premio nazionale di poesia e narrativa “Emozioni e magie di Natale”, giunto alla 18esima edizione
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All’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano cerimonia di consegna del Premio nazionale di poesia e narrativa “Emozioni e magie di Natale”, giunto alla 18esima edizione.
La giuria, presieduta da Danilo Anelli insieme a Roberta Braceschi, Luigi Galli, Lucia Favari, Francesco Mastrantonio, Doriana Riva e Gianni Podestà ha valutato circa 200 componimenti, inviati da 120 autori.
Diverse le sezioni del premio. Per il tema “Natale” si è affermata Domenica Sammaritano; nel “tema libero” ha vinto Francesco Ferri con la poesia “Chi trova tre amici trova un tesoro”; per il “libro edito” Franco Casadei di Cesena. Nella sezione “dialetto” è prima Gianna Pezzi di San Rocco al Porto; per la “narrativa” Bruno Longanesi di S.Giuliano Milanese.
Nono sono mancate altre segnalazioni tra i partecipanti.
Di seguito pubblichiamo il componimento vincitore della sezione tema libero di Francesco Ferri
CHI TROVA TRE AMICI TROVA UN TESORO
Non certo la nebbia o la foschia
posson frenare la fantasia
anche se esse sono le dame
del nostro autunno e del suo reame;
foglie che sembrano ricami dorati
cadono ornando sentieri e prati;
e qua a Piacenza, dentro il suo cuore,
lo storico centro con chiese e dimore,
solo e sereno, senza fardelli
scambio due chiacchiere coi suoi “gioielli”:
ne scelgo tre; oggi mi va
di incontrare i simboli della mia città.
Ve ne son altri e pure loro
meritan il titolo di “Capolavoro”.
Potessi “parlare” con tutti quanti…
Altri sono i giorni che ho davanti
e il loro turno verrà puntuale
per una mia visita cordiale.
Tornando ai miei tre amici odierni,
testimoni di tante estati e inverni,
inzia a parlarmi con fare intellettuale
Palazzo Gotico, già Comunale:
“Per volontà di Alberto Scoto
in Città son diventato
il Palazzo Comunale
nella Piazza principale.
Il Governo cittadino
da me è stato inquilino;
il mio Salone era la mente
che pensava alla gente.
Quanti leggi e punizioni,
quanti importanti decisioni;
per i “buoni”, per i “cattivi”
i miei giudizi eran decisivi.
Oggi, ad essere realista
sono al servizio del turista
che mi fotografa o mi riprende
mentre la mia mole splende”.
Saluto il Gotico, con un grande applauso
e un sussulto d’orgoglio, giusto gli causo;
lui è fiero e discreto poichè galantuomo
ma eccomi qua di fronte al Duomo,
o Cattedrale, che dir si voglia;
l’ammiro e l’ascolto, qua sulla soglia:
“Fu sì, Aldo dei Gabrielli
allora Vescovo di Piacenza
a dare a me i giorni novelli
ponendo le prime fondamenta.
Crebbi in fretta con i “Paratici”,
con Rainaldo Santo e con Pietro Vago
tutti maestri emblematici
del genio attivo e mai pago.
La mia facciata in marmo rosso
ed in parte in arenaria,
col mio rosone gotico e grosso
sono visione straordinaria !
Poi il Campanile che mi sovrasta,
i tre portali, l’Angelo d’oro,
fondamentali quanto basta
per far di me un capolavoro.”
Non ho parole, solo fierezza
di fronte a così tale bellezza;
faccio un ossequio al romanico tempio
ed anche lui, di orgoglio lo riempio.
Ora è il tramonto, il Duomo si accende
sulla facciata il sole risplende;
Mentre osservo il suo “abito da sera”
lo saluto e vado dal “Duomo che era”:
la Casa del patrono nostro,
antico complesso fra chiesa e chiostro;
ultima tappa del mio cammino
la Basilica di Sant’Antonino.
Antica e indelebile come un’impronta
Antica e saggia, lei si racconta:
“Anch’io son stata Cattedrale
parlo di anni ed anni indietro;
oggi il Duomo, quello attuale
possiede il mio storico scettro.
Ma niente invidia, non è il mio stile
son molta antica e quindi dotta,
con le altre Chiese non sono ostile
sono una Madre che tutte adotta.
Son poi orgogliosa del mio gioiello
che vale cento, mille carati:
sopra di me, come un cappello,
vi è il Campanile dagli otto lati.
Saluto tutti col mio sorriso;
se il turista adesso parte
la mia “Porta del Paradiso”
conferma che sono un’opera d’Arte.”
Sant’Antonino, io mi permetto
di fare un inchino al tuo cospetto;
non sarai mai seconda o “vice”,
sei la nostra “Chiesa Senatrice”.
Il cielo buio e la notte stellata
mi dicon che è stata una bella giornata;
forse a qualcuno sembrerò matto
ma è solo perchè ho fatto un patto;
riguarda me e la mia città
e dura fino all’eternità;
il patto di amarla nei suoi eventi;
il patto di amarla nei suoi monumenti;
il patto di amarla con gioia e pazienza;
il patto di amarla: io amo Piacenza.
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