Silvestro II, abate a Bobbio e poi papa “rivoluzionario”

Sono in pochi a conoscere la figura di Papa Silvestro II, che fu Abate di Bobbio e poi pontefice, a cavallo dell’anno 1000. Un uomo dotto, rivoluzionario, precursore di teorie ed esperimenti

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PAPA SILVESTRO II, l’Abate di Bobbio pontefice nel 1000
 
Tanti sono i piacentini che ricordano fieri e orgogliosi la figura di Papa Gregorio X, nato a Piacenza e salito al soglio pontificio l’1 settembre 1271.

Tuttavia sono in pochi a conoscere la figura di Papa Silvestro II, che fu Abate di Bobbio e poi pontefice, a cavallo dell’anno 1000. Un uomo dotto, rivoluzionario, precursore di teorie ed esperimenti in campo matematico e astronomico. Una carriera brillante aiutata dalle circostanze e dalle conoscenze giuste. Un’oscura leggenda che narra di un abate diventato papa per un patto stretto con il diavolo.

Tutto questo mentre le già travagliate vite dei popoli dell’Occidente venivano investite da superstizioso terrore per l’avvicinarsi della fine del mondo con il Giudizio universale a causa dei racconti popolari basati anche su testi evangelici: “Mille e non più mille”, aveva detto Gesù secondo la tradizione dei Vangeli Apocrifi.
 
Le fonti sono concordi nell’attribuire le origini in Alvernia (regione della Francia centro meridionale), tuttavia lo stesso sito Internet della Santa Sede indica Aquitania (regione della Francia sud occidentale) come luogo che diede i natali al 139° Papa della Chiesa Cattolica.

Come scrisse in suo articolo Carmen Antocchini, appare tutto molto nebuloso per quanto riguarda sia il luogo che la data di nascita, 950 o 953? E nemmeno si conosce l’estrazione sociale della sua famiglia (che ci fornirebbe, forse, qualche indicazione sulla sua frizzante intelligenza). Tuttavia, grazie all’opera del monaco Richero di St-Remi (che fu suo allievo alla cattedrale di Reims), gli storici sono riusciti a ricostruire gran parte della sua biografia.
 
Gerberto di Aurillac entrò come monaco nell’abbazia benedettina di St-Géraud d’Aurillac (Cantal). Si dimostrò fin da subito un eccellente allievo, predisposto per la matematica e particolarmente versato per il trivio (latino, retorica e filosofia). Borrel II, conte di Barcellona, rimase sorpreso dalle doti e dalla cultura di Gerberto, tanto da condurlo con sé in Catalogna nel 967.
 
Atton, vescovo di Vich, lo iniziò alle scienze matematiche e Gerberto si appassionò anche di astronomia. Prese ben presto dimestichezza con i simboli della numerazione araba con i quali riusciva a formulare qualsiasi numero, cosa impensabile con i numeri romani. I progressi erano così sorprendenti che il vescovo Atton, suo maestro, lo presentò alla corte di Ottone I, che, in quel periodo (970), si trovava a Roma. Terminò gli studi nel 973 diventando maestro di dialettica, prese quindi a insegnare acquisendo grande rinomanza; ciò gli procurò il titolo di scolastico e il favore dell’arcivescovo di Adalberone.
 
Sempre per mezzo dell’opera del monaco Richero, sappiamo che Ottone II, nell’anno 980 – mentre era presente a una discussione di filosofia che si teneva a Ravenna – decise di ricompensare Gerberto donandogli l’Abbazia di Bobbio.
 
Qui il neo abate si prefisse un duplice scopo: perseguire il governo abbaziale e rimanere fedele all’imperatore. Prese, fin dall’inizio, a consultare i volumi custoditi all’interno della biblioteca di Bobbio, qui trovò importanti codici, che non si limitò a studiare e a catalogare; chiese ad altri monaci e amici di trascrivere le opere contenute in altri monasteri.

Proseguì, inoltre, a dare ospitalità ai pellegrini (come da prassi monastica) e creò una scuola in cui insegnare le arti del trivio e del quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia, musica).
 
Infatti, oltre che per il suo insegnamento della dialettica (filosofia), Gerberto fu noto per la sua scienza della geometria e astronomia. La costruzione di un globo celeste gli permise di esporre ai suoi uditori il movimento degli astri e dei pianeti in modo nuovo. Semplificò l’arte del calcolo e creò un abaco (forse più di uno); redasse quindi i primi tredici capitoli di un trattato De Geometria. Inventò strumenti per monitorare il moto degli astri e persino strumenti musicali. L’invenzione di un apparecchio che segnava l’ora durante la notte suscitò scalpore perché fino ad allora non si era utilizzata che la meridiana.
 
Nel 983 Gerberto fu costretto a lasciare l’Abbazia di Bobbio a causa di dissapori con i monaci e al raffreddamento dei rapporti con l’imperatore. Lasciò l’Italia e fece ritorno a Reims, dove riprense l’insegnamento. Qualche anno più tardi, grazie alla sua maestria nelle arti oratorie, riuscì a sfruttare correnti politiche favorevoli che gli permisero di essere eletto arcivescovo di Reims.
 
Il merito principale di Gerberto fu di aver saputo mantenere la sua libertà di azione mentre a Roma l’imperatore Ottone III mirava a esercitare le sue prerogative imperiali nel modo più rigoroso. Egli ebbe, in particolare, l’abilità di assicurare il riconoscimento dell’autorità pontificia in alcuni Paesi evangelizzati da missionari di origine esclusivamente tedesca.
 
Nell’aprile del 999, dopo la morte di papa Gregorio V, Gerberto, per volontà di Ottone III fu consacrato pontefice con il nome di Silvestro II. Tuttavia non si sentiva affatto al sicuro a Roma e nel febbraio del 1001 dovette abbandonare la città e riparare sotto la protezione imperiale. Fece rientro a Roma solo dopo la morte dell’imperatore, stesso destino anche per lui, qualche mese più tardi. Morì, probabilmente assassinato, il 12 maggio 1003.
 
Fu un pontefice attivo e avviò un programma di riforma ecclesiastica: l’obiettivo era limitare l’influenza dei vertici della gerarchia ecclesiastica a tutto vantaggio della base, al fine di legare quest’ultima sempre più direttamente alla base apostolica. Questo suo progetto – teso tra l’altro a far fiorire importanti monasteri in tutto il mondo (fra cui Bobbio) – riscosse malcontento tra le fila di vescovi e alti prelati. Silvestro II si fece dei nemici e fu vittima dei nazionalismi, italiani che mal sopportavano l’impresa imperiale.
 
Come scrisse Carmen Artocchini nel suo articolo, “Silvestro II fu il più importante anello di congiunzione fra la conoscenza antica e quella medievale”; da una parte profondo cultore dell’antichità e dall’altra fautore del metodo scientifico e curioso conoscitore delle stelle.
 
Abbiamo fatto accenno all’inizio dell’articolo che una leggenda narra che Silvestro II fu papa grazie a un patto con il demonio. Guglielmo di Malmesbury, morto nel 1141 lo accredita in possesso di un libro segreto per i suoi studi di negromanzia. Il Liber Pontificalis, nel Quattrocento, lo registra come colui che «rese omaggio al diavolo affinché ogni cosa gli riuscisse proprio come desiderava».

Avrebbe in definitiva fatto un patto col diavolo e si sarebbe costruito un Golem, come racconta il cronista Raoul de Longschamp, imprigionando un demonio in una testa d’oro, alla quale poneva dei quesiti, a cui il Golem rispondeva con cenni del capo. E il merito del suo essere “pozzo di scienza” andrebbe ricercato proprio nel Golem, perché sarebbe impensabile pensare che quell’ex monaco fosse un genio in matematica, astronomia e tecnica, e che fosse stato capace di creare strumenti musicali, abachi, strumenti ottici e di conteggio del tempo tramandati fino al Rinascimento.
 
A Bobbio, nel 1983, per iniziativa di mons. Michele Tosi, si svolse un Simposio con 22 relazioni, ad opera di altrettanti docenti del panorama universitario internazionale, che vennero raccolte in un libro totalmente dedicato alla figura di questo papa.

Stefano Pancini
 
Note e fonti:
– 1“Silvestro II, il papa dell’anno Mille”; Buon Natale Piacenza 1998; di Carmen Artocchini
– “Silvestro II”, Enciclopedia Cattolica Città del Vaticano
– “Silvestro II”, Enciclopedia Treccani, Massimo Oldoni
– “Gerberto d’Aurillac da Abate di Bobbio a Papa dell’anno 1000”, Archivum Bobiense
– “Papè Satàn”, Vita segreta dei papi, Newton Compton Editori, Cluadio Rendina

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