D’Errico (Amore Criminale) “Donne considerate oggetti da possedere” foto

Matilde D'Errico, autrice e regista della popolare trasmissione Rai Amore Criminale, è stata ospite oggi 4 maggio di un incontro promosso dal liceo Colombini di Piacenza.

Matilde D’Errico, autrice e regista della popolare trasmissione Rai Amore Criminale, è stata ospite oggi 4 maggio di un incontro promosso dal liceo Colombini di Piacenza. Dal 2007 “Amore Criminale” ha contribuito a far emergere il dramma della violenza contro le donne, dando voce a chi non può più raccontare la propria storia: le vittime della violenza del proprio compagno. Queste storie sono state raccolte dalla stessa D’Errico in un libro, “L’amore criminale” edito da Einadi, utilizzato dalle docenti del Colombini Paola Siboni, Rossana Frati e Simonetta Carini per preparare l’incontro con gli studenti.

Come è nata l’idea di far confluire in un libro le storie raccontate da “Amore Criminale”?

“Avevo l’esigenza di rielaborare le storie, molto dolorose e molto delicate, e di farlo attraverso la scrittura di un libro, che è una scrittura diversa da quella delle televisione – spiega Matilde D’Errico -. Questo mi ha permesso di metabolizzare una serie di emozioni provate durante il racconto di quelle storie, perché raccontarle non lascia di certo indifferenti”. 

L’incontro di oggi si tiene in una scuola, e proprio pochi giorni fa a Roma una insegnante è stata uccisa dal proprio compagno

“Purtroppo ci sono tanti episodi come questo, calcolate che ogni due giorni assistiamo a un femminicidio. E’ un dato drammatico, in un paese sviluppato, industrializzato, civile, come l’Italia. La vittima tra l’altro era un’insegnante che aveva organizzato degli incontri formativi con i propri suoi studenti contro la violenza di genere”. 

Quando si parla di questi temi si rischia di limitare il dibattito alle sole donne. Come coinvolgere invece anche gli uomini, senza colpevolizzarli?

“Non va colpevolizzato nessuno, non stiamo parlando degli uomini in generale, stiamo parlando solo di alcuni uomini. E’ importante che questa operazione di rivoluzione culturale sulla violenza di genere venga fatta dalle donne e dagli uomini insieme, perché il problema della violenza sulle donne è esclusivamente culturale e di mentalità. Dobbiamo lavorarci insieme, non c’è una ricetta semplice e non c’è la bacchetta magica, occorre continuare a parlarne e a farlo nel modo giusto”. 

Cosa scatta nella mente di un uomo fino a spingerlo a spegnere la vita della donna che ha amato?

“E’ un problema di potere, è esclusivamente un problema di potere, di possesso. L’uomo violento dal punto di vista sessuale, psicologico, fisico con una donna, e che arriva addirittura a toglierle la vita, è un uomo che non riconosce la donna che ha davanti a se’ come persona diversa da se’, non ha rispetto di lei. Non sono omicidi per disperazione, questi non sono uomini disperati, sono uomini che mettono in atto esercizi di potere, di vita e morte su un’altra persona. Quando si legge sui giornali “omicidi avvenuti per raptui, per follia”, questo non è vero. Non c’è raptus, non c’è follia. Sono uomini normali che ritengono la propria moglie, fidanzata o compagna che sia, un oggetto da possedere fino alla fine”. 

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