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Un piacentino in Silicon Valley: “Condivisione e sincerità, ma anche contraddizioni” foto

E’ rientrato dagli Usa da pochi giorni Massimiliano Cravedi, CEO di Xeo4, azienda piacentina che realizza “Rilheva IIoT Platform”, soluzione Cloud per il telecontrollo ed il monitoraggio di impianti industriali

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E’ rientrato da pochi giorni dall’esperienza in Silicon Valley, Massimiliano Cravedi, CEO di Xeo4, azienda piacentina che realizza “Rilheva IIoT Platform”, la soluzione Cloud per il telecontrollo ed il monitoraggio di impianti industriali.

“Imprese innovative alla Silicon Valley, c’è anche la piacentina Xeo4”

Xeo4, infatti, è una delle otto imprese, selezionate da Aster (società consortile dell’Emilia-Romagna per l’innovazione e il trasferimento tecnologico) per rappresentare il meglio dell’innovazione tecnologica dell’Emilia-Romagna.

“E’ stata un’esperienza incredibile ma faticosa. E’ stato come fare un master in marketing e comunicazione, concentrato in due settimane”, mi dice al telefono uno stanco ma entusiasta Massimiliano Cravedi, per farmi capire che cosa ha rappresentato per lui il viaggio negli USA, e per dare il giusto avvio ad una lunga ed interessante intervista.

Perché Xeo4 è stata scelta tra le 8 imprese emiliano romagnole?
Dopo una prima selezione fatta da Aster per scegliere le imprese con tecnologie allineate con quelle emergenti in USA, siamo stati sottoposti ad un intensivo periodo di formazione al fine di prepararci ad affrontare gli interlocutori americani. Un modello di efficienza ed affidabilità: sintesi, chiarezza e rapidità. Questi sono i tre principi che non bisogna mai dimenticare quando si è davanti ad un qualunque interlocutore. Il mio “mentor” americano, professionista di altissimo livello, mi ha affiancato per i venti giorni precedenti alla mia partenza e mi ha preparato a gestire le relazioni a seconda dei diversi interlocutori che dovevo incontrare.

Quanto tempo sei stato in USA?
Due settimane. Oltre al programma previsto da Aster, avevo definito alcuni appuntamenti ancora prima di partire ed altri si sono aggiunti con grande facilità durante la mia permanenza.

Come erano organizzate le vostre giornate?
Dopo una prima giornata di kick-off con il team Californiano di USMAC, abbiamo presentato Rilheva, la nostra soluzione di IIoT, attraverso “pitch” di quattro minuti esatti, ad imprenditori ed investitori americani. Abbiamo avuto anche alcuni incontri bilaterali con imprese direttamente interessate alle nostre tecnologie. Sono stati giorni molto intensi. La sera partecipavamo ad eventi di networking, dove, davanti ad un cocktail, hai modo di parlare di business con persone di varia professionalità. Sono riuscito ad ottenere incontri con manager di grandi aziende del calibro di Apple, Google, Verizon, HP.

Cosa hai particolarmente apprezzato di questa esperienza?
Il nostro obiettivo era innanzitutto quello di confrontarci con i migliori; siamo tornati a casa con una piacevole conferma della validità della nostra soluzione e con spunti interessanti su come sviluppare la nostra strategia di business. Una cosa che ho potuto apprezzare è il fatto che le persone ti ascoltano, a prescindere dal ruolo che rivestono in azienda o nella società. E ti danno il loro parere, il loro punto di vista riguardo al tuo business. Nel bene e nel male. Non è una questione di gentilezza o cortesia. Sono molto diretti. Non vogliono perdere tempo. Se una cosa non piace, te lo dicono, senza ipocrisie. Questa caratteristica di condivisione e di sincerità, tipica dell’ecosistema Silicon Valley, è la chiave del successo di tutte queste aziende. Là funziona tutto sulla base delle relazioni e della reputazione. E’ facile incontrare l’interesse delle persone, soprattutto se sei introdotto da qualcun altro.

Cosa invece non ti è piaciuto?
La cosa che mi ha stupito, se non addirittura sconvolto, è la contraddizione della Silicon Valley. Nel giro di poche decine di chilometri vedi le grandi e perfette aziende dell’ ICT, le prestigiose ed imponenti Università come Stanford o Berkeley, poi ti “scontri” con una realtà fatta di carenza di infrastrutture, reti elettriche antiquate, senzatetto ad ogni angolo.

Ritieni sia valsa la pena fare questa esperienza?
Assolutamente sì. Mi è sembrato di vivere una vita parallela, come se mi trovassi su un altro pianeta. Confrontarsi con il sistema americano, ovviamente molto diverso dal nostro, ti permette di perfezionare al meglio il tuo modo di fare business. I feedback, come già detto, sono stati molto positivi. Addirittura mi è stato chiesto se la nostra soluzione è stata realizzata in Silicon Valley. Un grande riconoscimento, non c’è che dire.

Hai avuto contatti interessanti?
Assolutamente sì. Ho avuto modo di parlare con persone che mi hanno dato utili consigli sul nostro business e su come migliorarlo. Persone di altissimo livello hanno dedicato il loro tempo a capire come migliorare e diffondere il nostro prodotto. E questo sicuramente non capita tutti i giorni.

E’ cambiato qualcosa in te, o nel tuo modo di vedere il business, dopo questa esperienza?
Credo di sì. Come già detto in precedenza, il loro modello di business, anche se difficilmente replicabile in Italia, è molto interessante. Ci sono alcuni spunti che sono di sicuro interesse. Soprattutto la capacità di focalizzarsi sulla “value proposition” in termini di vantaggi per il cliente.

Significa che stai valutando l’ipotesi di aprire una sede a Palo Alto?
Non lo escludo. Il mercato americano è senz’altro interessante e permette a tutti di ritagliarsi un proprio spazio. Ad esempio General Electrics ha una soluzione simile alla nostra, ma si tratta di un sistema molto complesso e rivolto alle grandi aziende. La soluzione di Xeo4, nata per le PMI, è più snella, flessibile ed accessibile. Una soluzione appetibile anche per il mercato USA.
 
L’intervista è giunta al suo epilogo. Ascoltando le parole di Massimiliano, ho come l’impressione di comprendere che cosa significhi quel riferimento ad “un master in marketing e comunicazione”.

Mi è sorto un significativo interesse a visitare quei luoghi, a respirare quell’aria fatta di idee innovative, opportunità da cogliere, vitalità, ma, attenzione, anche di insuccessi e delusioni.

Che sia meglio il confortante, lento ed assopente “italian style”? Non lo so. Certo che il pacato entusiasmo di Massimiliano, tanto per usare un ossimoro, mi ha contagiato.

Andrea Lodi (economix@piacenzasera.it)

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