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L’era delle criptovalute e il boom del Bitcoin

Il 22 maggio 2010 Laszlo Hanyecz, un programmatore della Florida, usò critpovaluta (per la precisione 10 mila Bitcoin) per farsi recapitare due pizze capricciose a domicilio

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L’era delle criptovalute

Il 22 maggio 2010 Laszlo Hanyecz, un programmatore della Florida, usò critpovaluta (per la precisione 10 mila Bitcoin) per farsi recapitare due pizze capricciose a domicilio.

Era la prima volta che quella nuova moneta, veniva usata nel mondo reale. Peccato che oggi lo stesso gruzzolo di Bitcoin varrebbe 66 milioni di dollari, buoni per una fornitura a vita di capricciose per tutta la famiglia o per un superattico a Manhattan con vista su Central Park.

Si può definire una criptovaluta come un “asset digitale crittografato utilizzato per scambi e transazioni”. Si tratta in breve di una moneta di scambio digitale. La più conosciuta è Bitcoin, inventata nel lontano 2009 da un giapponese dal fantomatico nome di Satoshi Nakamoto.

Ai valori attuali Bitcoin ha raggiunto una capitalizzazione complessiva di oltre 150 miliardi di dollari.

Vale a dire più della metà dei 294 miliardi di tutte le circa 1.300 critpovalute attualmente in circolazione. Una performance di grande interesse, soprattutto per chi vede nelle criptovalute una sicura alternativa alla “finanza creativa” di due decadi fa.

Lo conferma il fatto che Bitcoin ha superato come valore colossi come Ge, Boeing e Walt Disney. Nel listino di Borsa Italiana sarebbe il titolo di testa, valendo due volte e mezzo Enel, il titolo a maggior capitalizzazione di Milano, che vale 64 miliardi di dollari.

Un anno fa Bitcoin era scambiato poco sopra i 700 dollari. A inizio anno aveva sfondato la soglia di 1.000 dollari. A ottobre ha superato i 5mila e i 6mila dollari, per posizionarsi questa settimana sopra i 17mila.

Le previsioni di un paio di settimane fa di un grande esperto come Thomas J. Lee, managing partner di Fundstrat Global Advisors, che Bitcoin potesse raggiungere quota 11.500 dollari per metà 2018, sono state assolutamente disattese.

Il modello che utilizza Lee per le stime è basato su due indicatori chiave: i wallet in bitcoin (portafogli digitali) e il volume delle transazioni per utente. Valutazioni che non hanno tenuto conto del fenomeno da “febbre dell’oro” che sta interessando la criptovaluta.

I continui rialzi del Bitcoin funzionano più di qualsiasi forma di pubblicità: “Coinbase”, una delle maggiori piattaforme di exchange per criptovalute, ha visto aumentare i conti in Bitcoin di 100mila unità in soli tre giorni.

Un successo talmente inatteso che ha spinto i “grandi speculatori” ad emettere dei “futures” sulla criptovaluta. Inutile dire che è stato un grande debutto. I “contratti derivati”, infatti sono aumentati di oltre il 20% dopo la loro prima volta sulla Cboe Futures Exchange di Chicago.

In apertura il contratto sul Bitcoin a un mese ha registrato un valore di 15.460 dollari, per poi scendere brevemente e risalire a un massimo di 18.700 dollari. Il traffico sul sito della Cboe è stato talmente intenso da rendere impossibile l’accesso alla piattaforma.

Che dire? Evviva le criptovalute. Negli anni novanta, la finanza internazionale, era certa che i “derivati” rappresentassero la nuova frontiera dell’investimento sicuro. Nel 2008 abbiamo avuto la prova che era tutto sbagliato. Sono stati bruciati miliardi di dollari, al punto da innescare una crisi che ancor oggi fa sentire il suo effetto negativo.

Secondo Tommaso Monacelli, professore ordinario del Dipartimento di economia dell’Università Bocconi, dove insegna economia politica e macroeconomia “i futures sui Bitcoin non creano rischi sistemici. I pericoli si avrebbero solo se le banche si indebitassero mettendo come garanzia la crescita del valore dei Bitcoin”.

Cosa sia davvero il Bitcoin, quale utilità ne giustifichi il fantasmagorico valore, resta una questione irrisolta e dibattuta anche nelle sedi più competenti.

Speriamo soltanto che questa nuova era delle “criptovalute” non rappresenti un altro salto nel buio. Ma si sa, che davanti alla speculazione, non c’è previsione futura che tenga, ma solo la speranza di guadagnare qualche dollaro in più.

Andrea Lodi (economix@piacenzasera.it)

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