Don Ciotti a Calendasco “Una nuova resistenza per dare dignità alle persone” fotogallery

L’Italia deve essere ancora liberata, serve una nuova resistenza per dare dignità alle persone”.

Don Luigi Ciotti a Calendasco

A parlare del tema delle nuove Resistenze è don Luigi Ciotti, ospite sabato 12 maggio dell’inaugurazione del capannone di Calendasco (Piacenza), confiscato alla mafia e divenuto luogo sociale, destinato alla pubblica utilità e alla creatività giovanile.

Don Ciotti è stato accolto dal sindaco di Calendasco Francesco Zangrandi e da una vera e propria festa animata dagli studenti delle scuole medie del paese e dei comuni vicini.

“Un segno del riscatto, dei cittadini, qui si è vissuto veramente il cambiamento – ha sottolineato il fondatore dell’associazione Libera -; è un noi che è stato formato mettendo insieme tante forze per diventare una forza”.

“Bisogna dare continuità alla lotta della liberazione di ieri, perchè la presenza di mafie in Italia impone una riflessione, sono dei parassiti che distruggono la nostra dignità e la nostra libertà”.

“Partiamo dai giovani, dalla cultura e dall’educazione, e dalla lotta alla povertà, 5 milioni di poveri nel nostro paese non sono tollerabili”.

L’INTERVISTA A DON LUIGI CIOTTI

Presenti al taglio del nastro il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, don Luigi Ciotti e Enza Rando per l’associazione Libera. Lo stabile è stato intitolato alla memoria di Rita Atria, testimone di giustizia e vittima di mafia.

Tutte le autorità della nostra provincia non hanno voluto mancare alla cerimonia, con il prefetto Maurizio Falco che ha salutato affettuosamente Don Ciotti, il questore Pietro Ostuni, il comandante provinciale dei carabinieri Corrado Scattaretico, il comandante provinciale della Guardia di Finanza Daniele Sanapo, il presidente della Provincia Francesco Rolleri e il vicesindaco di Piacenza Elena Baio e tanti sindaci e amministratori del territorio.

Dopo il taglio del nastro, l’ingresso simbolico e reale nel capannone riqualificato grazie al lavoro dei profughi ospitati nel comune di Calendasco.

Don Ciotti a Calendasco inaugura il capannone confiscato alla mafia

Il capannone è un’unità produttiva di 400 metri quadrati su un’area di mille a Ponte Trebbia, consegnato al Comune di Calendasco nel marzo 2016: il primo caso nel piacentino. Presenti all’inaugurazione il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, don Luigi Ciotti e Enza Rando per l’associazione Libera. Lo stabile è stato intitolato alla memoria di Rita Atria, testimone di giustizia e vittima di mafia.

Il taglio del nastro giunge al termine di un ampio processo di partecipazione da subito voluto dal Comune che, con Libera, ha coinvolto oltre 200 alunni delle scuole locali, le associazioni e i cittadini del paese, gli allievi di vari istituti superiori della provincia, la Scuola Edile di Piacenza e i profughi accolti dall’ostello di Calendasco che hanno curato parte delle opere di riqualificazione.

Nel 2017, con il primo bando di attuazione al Testo Unico della legalità, la Regione ha finanziato il progetto di restituzione del bene alla comunità con un contributo di 25 mila euro. Le risorse hanno coperto il 70% dei costi delle prime opere di ristrutturazione dell’immobile: rifacimento del tetto con bonifica dell’amianto e installazione di sistemi di videosorveglianza e allarme.

Hanno anche permesso di sostenere i percorsi di educazione alla legalità nelle Scuole Medie, avviati a partire dal marzo 2016, e il concorso di idee attivato dal Comune per riprogettare gli spazi interni: indetto a fine 2017, hanno partecipato 15 geometri, architetti e ingegneri della Scuola Edile producendo 3 progetti. Da ciascuna proposta si sono tratte le idee giudicate migliori, tradotte nel cantiere chiuso pochi giorni fa (i cui costi saranno candidati al nuovo bando regionale per il2018 in scadenza a fine maggio).

Don Ciotti a Calendasco inaugura il capannone confiscato alla mafia

La storia dell’immobile confiscato – A occupare l’immobile era la Tsa Srl, ditta di noleggio gru di proprietà dell’imprenditore Michelangelo Albamonte, condannato dalla Corte d’Appello di Palermo nel 2013 per reati di mafia. Da qui l’applicazione della confisca che ha riguardato vari beni, tra cui l’immobile di Calendasco. Da subito l’intento dell’amministrazione è stato quello di restituirlo alla comunità, di farlo vivere utilizzandolo in parte come ricovero dei mezzi del municipio, a partire dagli scuolabus, e in parte per la creatività: attività musicali, artistiche, di socializzazione e sede delle associazioni locali.

Per dare l’annuncio della presenza sul territorio di un bene confiscatoè stata scelta una data simbolica: il 7 marzo 2016, ventennale dell’approvazione della Legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia, votata dal Parlamento su proposta di Libera che aveva raccolto 1 milione di firme a sostegno. Da subito sono stati avviati percorsi di educazione alla legalità con le scuole di Calendasco e gli Istituti Superiori della città di Piacenza, continuati fino ad oggi.

È nell’ambito di queste attività che proprio gli alunni di Calendasco hanno scelto di intitolare il bene alla memoria di Rita Atria, importante testimone di giustizia molto legata a Paolo Borsellino e vittima di mafia. Anche con il supporto legale degli uffici regionali e di Enza Rando, il Comune ha raggiunto il difficile traguardo di entrare nel pieno possesso del bene liberandolo dai mezzi (camion, attrezzature, automobili, ecc.) confiscati o sequestrati alla ditta Tsa, nel frattempo fallita.

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