Al Politecnico una mostra – seminario chiude il laboratorio di Progettazione Architettonica

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Giovedì 7 giugno, dalle 10:30 alle 21, presso il Polo Territoriale di Piacenza del Politecnico di Milano (Campus ex Caserma della Neve, via Scalabrini 76), si svolgerà “15-18 Elementi e processi di composizione spaziale applicati all’Architettura”, un appuntamento che giunge a conclusione del ciclo triennale del Laboratorio di Progettazione Architettonica 1 che, tenuto dal Professore Sandro Rolla, fa parte del corso di laurea in Progettazione dell’Architettura.

Con l’obiettivo di sintetizzare il percorso svolto attraverso la formula espositiva e seminariale, la giornata sarà suddivisa in due momenti distinti: da una parte l’inaugurazione della mostra che, ideata e coordinata dai Professori Sandro Rolla e Giulio Fenyves, consiste negli esercizi e nei progetti dell’ultimo triennio del Laboratorio di Progettazione Architettonica 1, dall’altra il seminario dedicato all’opera di Luigi Snozzi e all’esercizio di progetto dei giovani studenti di una piccola dépendance a casa Kalman, progettata tra il 1974 e il 1976.

Agli invitati e critici, legati a vario titolo al maestro ticinese, saranno quindi chiesti contributi su temi specifici tali da creare un quadro organico di punti di vista intorno all’opera dell’Architetto. Gli studenti, invece, esporranno sinteticamente il processo progettuale che li ha accompagnati negli ultimi mesi per giungere, attraverso l’analisi formale e concettuale di casa Kalman, al progetto della dépendance. Questi tentativi saranno discussi e criticati dagli esperti presenti nell’intento di generare nuovi stimoli progettuali. A conclusione della giornata – e a titolo liberatorio – si potrà partecipare a un aperitivo con musica.

Il chiostro dell’ex-Caserma della Neve, sede del Laboratorio, verrà pertanto rivoluzionato con l’installazione di un grande suolo artificiale bianco, leggermente rialzato. Un quadrato di 15 metri di lato sul quale saranno semplicemente appoggiati una selezione di progetti, esercizi sperimentali, modelli in vari materiali, disegni e immagini. Metafora del tavolo di lavoro candido e ordinato o della tavola imbandita dalla quale nutrire la propria curiosità e voglia di conoscenza o meglio, del “piano orizzontale” sul quale costruire con etica e coscienza.

Sul piano artificiale si potrà camminare, con cura e delicatezza, attratti da un enorme modello in scala 1:20 del sito di Minusio con la casa Kalman di Luigi Snozzi, dai progetti “scavati” in cui la massa e il vuoto sono protagonisti o dai piccoli esperimenti compositivi fatti con i gessi e il filo di ferro.

“Il corso – spiega il Professor Rolla – oltre a fornire nozioni tecniche di base, ha consentito ad ogni studente di sperimentare – con un approccio multidisciplinare – la magia del comporre lo spazio: dalle forme più astratte ai modelli di aggregazione architettonica inseriti in situazioni reali”.

“Penso all’architettura come all’espressione contemporanea di necessità primordiali che con il progetto prendono forma seguendo o superando i movimenti del pensiero scientifico e artistico. In questo l’architettura è la ricerca della vita. Interessanti sono tutte le forme d’arte in cui il pensiero diventa sintetico e capace di concentrarsi su precisi aspetti della vita interiore, dei rapporti sociali e dell’ambiente.
 Iniziare il percorso di studi universitari con il primo anno del corso di laurea in Architettura sarebbe utile a qualsiasi disciplina che aspiri a diventare la passione di una vita”.

“In questi termini i migliori risultati si ottengono quando tale passione assume il carattere di ossessione, nel più creativo senso del termine: la necessità impellente di intraprendere un percorso di vita e di realizzazione personale.
Ciò implica che diventare Architetto vuol dire superare il concetto di “mestiere”, peraltro insito nel fare Architettura, per trascendere verso un modo di essere e soprattutto di concepire il mondo e la propria vita con una sensibilità particolare rispetto a ciò che ci circonda. 
Sono convinto che un bravo Architetto debba sviluppare capacità utili ad affrontare diverse attività di carattere pratico e intellettuale: fare Architettura significa principalmente lavorare con i “geni” che l’uomo ha sviluppato nel corso della sua evoluzione sia individuale che collettiva e quindi sociale”.

“
Per ottenere un così alto e ambizioso risultato il corso si è proposto come una sfida verso la quale studenti e docenti sono stati invitati a partecipare. Tale sfida è stata principalmente verso sé stessi nella consapevolezza che solo attraverso una cosciente interpretazione delle proprie potenzialità e sensibilità, sia possibile ottenere risultati duraturi e reinterpretabili nel tempo”.

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