“Rendiamo Piacenza carica al 100 per 100”

“Rendiamo Piacenza carica al 100 per cento senza staccare mai la spina” è questo il desiderio di Riccardo Covelli, giovane piacentino che disegna senza fermarsi il futuro di questa città.

E lo fa sapientemente rivolgendosi alla sua generazione.

A tutti quei ragazzi che vogliono qualcosa di più, che ricercano il bisogno di fare. Ora e Qui. Di essere capiti. Di nuovo. Lo si più paragonare ad una brezza creativa, coinvolgente e piena di idee che con un soffio sottile e invitante darà ai suoi coetanei un motivo per cui la Piacenza 2.0 non è da buttare.

A questo proposito e all’imminente quarta edizione del Bleech Festival (di cui Riccardo è l’ideatore  e organizzatore insieme alla sua associazione Propaganda 1984) abbiamo deciso di sottoporlo ad una piccola sequenza di domande che a suo dire è stata “rapida ed indolore”, ma certamente ricca di informazioni.

Perché avete deciso di chiamarvi Propaganda 1984, c’entra per caso Orwell? 

“Anche, ma il nome deriva da due elementi messi assieme: 1984 è la media delle date di nascita dei membri dell’associazione, propaganda invece perché vogliamo diffondere la cultura, facendolo anche in modo originale”.

Ci sono delle novità rispetto alla scorsa edizione? 

“Si molte. Innanzitutto il numero degli artisti, da nove è diventato quindici, poi ci sarà un nuovo spazio che annunceremo a breve in modo che l’aerea raddoppi e così anche la capienza della zona market con street food da tutta Italia. Tengo per ultima la novità più grande: l’introduzione del biglietto che sarà cinque euro per giornata (in alternativa c’è il pacchetto di tre giorni a dodici euro, ndr). Una scelta necessaria per poter migliorare e ampliare il festival”.

Siete soddisfatto dalla risposta del pubblico? 

“Assolutamente si, in tre anni da cinquemila persone siamo arrivati ad averne dodicimila. Diciamo che i numeri ci danno fiducia”.

Quali sono i musicisti che vorreste portare anche internazionali? 

“Parlo a titolo personale, sicuramente i Verdena, poi Chance The Rapper e Kendrick Lamar. per chi non li conoscesse, i primi sono uno dei più validi gruppi alternative rock italiani, gli ultimi sono due rapper e cantautori statunitensi famosi in tutto il mondo”.

Hai dei sogni per questo progetto? 

“Vorrei che negli anni diventasse un festival di riferimento con tante nuove proposte”.

Cosa vorreste fare di Piacenza? 

“Vorremmo trasformarla in una pista di emozioni, dove tutti si possono riconoscere. Creare una città movimentata e attiva tutto l’anno dove l’offerta culturale e artistica sia più ampia e in cui gli eventi non siano rivolti solo ad un pubblico specifico ma siano universali per tutti”.

Avete scelto come corrente l’indie, in particolare modo il panorama indipendente italiano, che solo tre anni fa non aveva l’eco e la risonanza che ha ora, perché? Adesso invece si sta affermando molto velocemente, quale pensi sia stata la scintilla che ha acceso il fuoco? 

“La scelta dell’indipendente sia nel mercato discografico che artigianale è stata personale, c’è da dire che ha battuto il mainstream ( la tendenza dominante a cui la massa fa riferimento). In questo momento si sta scommettendo molto sul nostrano per diversi punti di vista, musicale e artistico in particolare. Tra i giovani invece c’era l’esigenza di respirare di nuovo aria pulita, non contaminata, pura. E i cantautori italiani di oggi ne sono l’ossigeno. Si sente il bisogno di onestà intellettuale, di freschezza. Ci si allontana dalla standardizzazione per correre da creativi fuori dagli schemi”.

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