Una balena benevola e ispiratrice, la nuova creazione di Mauro Fornari

Gossolengo – Più la balena di Pinocchio che Moby Dick. Protettiva, maestosa, benevola come quella del burattino di Collodi e niente affatto tremenda incarnazione di fascinosa malvagità come la volle Melville.

L’ultima creazione di Mauro Fornari promette un mare di bene: 4 quintali di stazza per 18 metri di lunghezza e 6 di larghezza, il cetaceo uscito dalla fantasia dell’artista piacentino è stato forgiato nel giro di pochi mesi per un desiderio di divertissement “che – confida sornione il maestro – sembra crescere con l’avanzare degli anni”.

Spalanca la sua enorme bocca fino a sfiorare i 3 metri di altezza, quasi a volerci avvertire dell’ondata che sta per sollevare nella pianura emiliana: un’ondata di iniziative ed eventi che nei propositi di quanti sono già venuti ad ammirarla potrebbero creare occasioni di riflessione di carattere ambientale, sociologico, scientifico, letterario e finanche solidaristico.

Si comincia lunedì 16 luglio con il grande evento annunciato in conferenza stampa dal Consorzio di Bonifica per celebrare i cento anni della Diga di Mignano, dove la balena fatta di legno riprenderà vita a un passo dal celebre suo antenato fossile che riposa nel museo geologico di Castellarquato.

Balena di Mauro Fornari

Ma fino ad allora se ne starà quieta nella “tana” al centro della splendida corte dell’azienda agricola Partitore, nei pressi di Gossolengo, dove ci appare emersa da chissà quali immaginifici fondali o atavici abissi.

Un’apparizione, l’impossibile reso possibile da “un concerto di idee volte a condividere e celebrare nobili pensieri dedicati alla rinascita e al credo”, come sottolineato da Paolo Maini nelle confidenze scritte nel prezioso libricino che accompagna l’opera con suggestioni in rigoroso bianconero colte dall’obiettivo di Vito Carta, fotografo amico del “mastro d’ascia” Fornari, che ha documentato con un video tutte le fasi di lavorazione.

“All’inizio – ci spiega l’artista accogliendoci nel suo laboratorio (“la mia bottega” corregge) – pensavo di costruire una grande barca”.

E indica il rosso biplano sullo sfondo della corte: “Anche quello è nato da materiali di risulta: prima era un trattore, di quelli che si usano nei frutteti, l’ho creato per Miti Vegezzi, la proprietaria di tutto questo e appassionata d’arte. Dopo il velivolo, abbiamo voluto giocare ancora: “perché non creare una nave?” ci siamo detti…ma poi dalla mia mente è uscita lei”.

Fornari parla della sua balena come di una figlioccia, quasi un mastro Geppetto col suo bambino di legno nato da un tronco strappato al fuoco del camino. “L’ho costruita utilizzando tante assicelle di vecchi bancali. Sono 700, ognuna è unica, l’ho numerata”.

L’artista ha sapientemente “giocato” con il delicato equilibrio di assemblaggio dei pezzi che formano il gigante, dando solidità alla possanza della mastodontica creatura, coerente con l’elegante linearità e sobrietà che contraddistinguono la sua predilezione classicista.

Balena di Mauro Fornari

L’essenzialità, il rigore, costituiscono la bellezza di quest’opera. “Non ho voluto metterle gli occhi – e mostra i due “vividi” tondi di ceramica che erano già stati predisposti – perché avrebbero guastato tutto”. A dare una vivace pennellata di realismo tra i fanoni (dentoni per intenderci…) guizzano pure dei pesciolini, opera della ceramista Peppa Vey che con entusiasmo ha partecipato a questo “gioco del fantastico”.

Ancora una volta insomma il Fornari che ama anche provocare con l’arte (ricordate il simil-cavallo di Alessandro Farnese che realizzò e portò in piazza Cavalli per supplire all’assenza delle statue equestri del Mochi rimosse per i restauri?

Balena di Mauro Fornari

Erano i primi anni Ottanta, ma ancora capita di parlarne…) riesce a regalarci una creatura sicuramente capace di sorprendere. Una creatura che tra l’altro sentiamo molto legata a noi e che nei prossimi mesi – chissà – potrebbe trasferirsi in città per dar vita a insoliti eventi.

Le sue fauci aperte e il suo enorme ventre si prestano anche a concerti da camera, testati con ottimi risultati dalla figlia di Mauro Fornari, Gilda, e Lodovico Del Re, entrambi violoncellisti. “La lascio libera” l’accarezza col sorriso il suo creatore. Libera di animarsi e animare immergendosi – foriera di tanti spunti e iniziative di incontro e riflessione – in percorsi di mente e di cuore che potrebbero condurci un pochettino più in là.

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