Bobbio Film Festival nel segno di Bernardo Bertolucci
Più informazioni su
Vangelo (ANTEPRIMA)
Italia, Svizzera, Belgio 2016
Regia
Pippo Delbono
Sceneggiatura
Pippo Delbono
con
Pippo Delbono
Safi Zakria
Nosa Ugiagbe
Fotografia Fabrice Aragno, Pippo Delbono
Montaggio Fabrice Aragno
Musica Piero Corso, Antoine Bataille, Enzo Avitabile, Petra Magoni, Ilaria Fantin
Suono Maurizio Grassi
Durata 85 minuti
Distribuzione I Wonder
La trama
In un centro dove i profughi trovano accoglienza, Pippo, regista teatrale, ne condivide l’esistenza quotidiana dove il tempo sembra sospeso tra dolorose memorie e un incerto futuro. Poco alla volta i rifugiati si aprono a Pippo, gli narrano le loro storie. Qualcuna finirà nel film, altre rimarranno segrete. Alla fine l’idea di mettere in scena il Vangelo prende forma attraverso le vite di queste persone.
Raccogliendo il suggerimento della madre, Pippo Delbono decide di mettere in scena un suo personalissimo Vangelo all’interno di una cornice particolare quanto importante: un centro di accoglienza astigiano per profughi e migranti che senza sosta giungono sulle coste italiane. La scelta di mescolarsi con gli “ultimi” della società appare a Delbono come il modo più plausibile per lui – ateo – di affrontare momenti dai testi evangelici perché “non si può camminare sull’acqua. Si può solo sprofondare nell’acqua, come sprofondano tutte queste persone che stanno arrivando qua e che cadono, come dei Cristi, in mezzo al mare”.
Summa della sofferenza post mortem materna alla propria degli occhi malati, il film prende sul proprio corpo la croce dei derelitti esuli da ogni dove. La dignità emotiva è loro offerta inizialmente con un principio di identificazione/identità: “come ti chiami, da dove vieni” chiede a ciascuno Delbono. E nell’approccio dialogico espone il proprio sguardo prolungato dalla videocamera puntata a lungo e in primo piano sui volti degli intervistati. È’ in questo gesto che inizia il processo di guarigione reciproca: soggetto osservante e oggetto osservato aspirano a coincidere, a sovrapporsi, appunto a guarirsi. Inutile ma non banale segnalare la metafora dell’occhio malato, divenuto incapace di mettere a fuoco ciò che conta davvero e che ora desidera tornare a vedere.
Il miracolo evangelico si compie nella graduale apertura degli ospiti della casa di accoglienza astigiana nei confronti di Pippo; la fiducia sostituisce la paura, il dialogo riempie i silenzi laddove assume il suo senso. Toccante, struggente e potente: difficile tradurre a parole un lavoro portatore di Vita e rigeneratore di Amore evangelico nel senso etimologico del termine.
Anna Maria Pasetti, www.mymovies.it
Giovedì 16 agosto
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.