Le Rubriche di PiacenzaSera - Nave in bottiglia

La vera storia di Marinella, canzone cult di Fabrizio De Andrè

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Nel nuovo appuntamento con “Nave in bottiglia” Mauro Molinaroli racconta la storia che ispirò “La canzone di Marinella”, uno dei brani più noti scritti da Fabrizio De Andrè

Giorno d’estate, un vecchio libro di Roberto Argenta, uno psicologo di Asti dal titolo accattivante, “Storia di Marinella… quella vera” (Neos edizioni, Rivoli, 120 pp., 13 euro) e una storia particolare legata a “La canzone di Marinella”, un brano che Fabrizio De Andrè scrisse più di 50 anni fa, nel 1964.

Ma chi era veramente questa giovane donna che ha ispirato Faber in un motivo tra i più belli che abbia scritto? La risposta a una domanda che in tanti ci siamo posti è proprio in questo libro, uscito alcuni anni fa e ripescato negli scaffali di casa proprio in questi giorni.

In alcune sue interviste televisive De André raccontava di essersi ispirato a un episodio di cronaca, di una prostituta scaraventata nell’Olona. De André aveva appreso la notizia su un giornale locale mentre si trovava ad Asti, perché il cantautore genovese trascorse vari periodi dell’infanzia e dell’adolescenza proprio nella città piemontese a casa della nonna. La canzone fu un modo dolce e al tempo stesso crudo per rendere meno amara la morte di quella giovane.

Argenta per scrivere il suo libro, si è trasformato in investigatore e ha utilizzato metodi d’altri tempi: ha consultato microfilm e raccolte di giornali degli anni ’50 nelle biblioteche per andare alla ricerca di articoli che raccontassero la vicenda di Marinella. Dopo qualche mese di lavoro e di ricerca ha trovato la soluzione del suo “cold case”. Il delitto che poteva aver colpito l’attenzione del giovane De André era quello di Maria Boccuzzi, nota anche come Mary Pirimpò, uccisa a colpi di pistola nel gennaio 1953 e gettata nel fiume Olona.

Maria, in arte Mary, fu un’instancabile lavoratrice prima, una ballerina d’avanspettacolo poi e infine, una donna perduta e costretta a prostituirsi. La notte del 28 gennaio 1953 morì lungo le rive del fiume Olona, nei pressi di Milano. Maria nasce in un paesino della Calabria nel 1920, presto però lascia la propria terra per sfuggire a un destino segnato da povertà e desolazione.

Il Nord rappresenta la speranza di una vita migliore, la possibilità di realizzare quei sogni che l’accompagnano sin da bambina. Nessuno, tantomeno lei, immagina che tutto, ben presto, andrà in frantumi lungo le sponde di quel fiume in una notte fredda e umida.

A quattordici anni Maria ottiene il primo lavoro presso un’industria milanese dove fatica moltissimo ma guadagna; sul posto di lavoro conosce l’amore, quello vero: si chiama Mario ed è un giovane studente universitario. Una situazione difficile per i forti contrasti con la famiglia che non vede di buon occhio la relazione e allora i due lasciano il lavoro e si trasferiscono in periferia, in una piccola mansarda che diventerà il loro nido.

Sono però molto giovani e come ogni passione adolescenziale sfiorirà in poco tempo e Maria si ritroverà sola, in una Milano sconosciuta e senza un lavoro. L’unico modo per sopravvivere sarà dunque quello di far fruttare l’avvenenza del suo bellissimo corpo e diventerà così Mary Pirimpò. Un nome d’arte buffo e assurdo che racchiude però il desiderio di sfondare nel mondo del cinema.

Mary intraprenderà la strada della ballerina di varietà ma non andrà mai oltre l’avanspettacolo e proprio in questo periodo si avvicinerà a due loschi personaggi: Luigi Citti di cui diviene l’amante e Carlo Soresi; il primo, frequenta locali notturni del centro e il secondo, conosciuto negli ambienti milanesi con il soprannome di Carlone, fa il protettore, il pappone.

La vita di Mary è in caduta libera e il passaggio dall’avanspettacolo alla strada è breve. I sogni lasciano spazio al desiderio di uscire da quell’incubo, aprire un negozietto e tornare in famiglia.

Sei colpi di pistola spazzano però via per sempre ogni tentativo di reagire a un destino nero e insormontabile. Il corpo di Mary, trovato da alcuni ragazzini mentre giocano a pallone lungo il fiume Olona, resterà per alcuni giorni sul tavolo dell’obitorio senza un nome, nella solitudine e nell’indifferenza.

Per gli inquirenti il caso appare subito molto complesso. La vita sconsiderata della donna, le numerose e ambigue frequentazioni, la mancanza di prove o indizi importanti rende tutto indecifrabile. Luigi Citti e Carlo Soresi se la caveranno. Fabrizio De André costruirà, intorno a Mary, una delle più belle canzoni di sempre, Argenta un bel docu-libro che fa luce sul personaggio di un brano straordinario.

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