Un piacentino al giorno pizzicato con il cellulare alla guida

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E’ ormai diventata una comune, ma pericolosissima, abitudine quella di guidare tenendo in mano lo smartphone, controllando e inviando sms, parlando o collegandosi a internet e ai social network.

Comportamenti causa di distrazioni che aumentano in modo esponenziale il rischio incidenti: nell’ultimo anno, secondo il report dell’Istat dedicato alla sicurezza stradale, sono state quasi 150mila le contravvenzioni scattate per questo tipo di infrazione alle norme sulla circolazione.

Piacenza non fa eccezione: dal 1 gennaio al 12 agosto di quest’anno solamente la Polstrada ha elevato 269 sanzioni sulla base dell’articolo 173 del Codice della Strada, che al comma 2 recita: “E’ vietato al conducente di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici ovvero di usare cuffie sonore, fatta eccezione per i conducenti dei veicoli delle forze armate e dei Corpi di cui all’articolo 138, comma 11, e di polizia. È consentito l’uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare (purché il conducente abbia adeguate capacità uditive ad entrambe le orecchie) che non richiedono per il loro funzionamento l’uso delle mani”.

Le sanzioni per la guida al cellulare prevedono una multa che va da 161 fino a 647 euro, con la sospensione della patente da uno a tre mesi nel caso di un’ulteriore violazione nel corso di un biennio e la decurtazione di 5 punti della patente.

Norme che potrebbero essere presto inasprite “fino all’eventualità del ritiro immediato della patente”, come ha dichiarato nei giorni scorsi il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli .

“Ma prima ancora di una scelta sulle norme, – ha evidenziato – servono più controlli e una doverosa opera di sensibilizzazione culturale, specie tra i giovani. Senza un cambio di mentalità, i risultati saranno sempre parziali”.

Toninelli parla di “un fenomeno gravissimo, perché ha a che fare con le nostre abitudini più radicate e con l’idea, errata, che in fondo certe cose possano accadere solo agli altri. Ciò rappresenta una tragica sottovalutazione dei rischi”.

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