Abitare in Via Roma, Gabriele: “Prima di tutto il rispetto reciproco”

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Dietro il luogo comune di Via Roma ci sono le persone che ci vivono. La prima intervista della nostra inchiesta è a Gabriele Riccardi, di mestiere operaio, che risiede in via Roma da qualche anno.

Gabriele ci racconta il suo rapporto con il quartiere, solleva il tema delle case fatiscenti e spiega come sono cambiate le cose negli ultimi mesi.

La nostra inchiesta a cura di Micaela Ghisoni proseguirà anche nei prossimi giorni con una nuova testimonianza. (foto di Sergio Ferri)

Perchè risiedi nel quartiere Roma? Si tratta di una scelta, una circostanza, o piuttosto una necessità?

Sono arrivato in questo quartiere per necessità dovuta alla mancanza di fondi. Risiedo in una casa a dir poco disagiata: da un anno senza citofono, inizialmente pioveva all’interno dell’abitazione, che non era neppure provvista di antenna per la tv o di accesso a internet. Spesso il riscaldamento non è funzionante.

Via Roma e l’intero quartiere fanno parte della Storia di Piacenza.
Eppure sono luogo di transizione e mutamento, luogo di incontri tra individui e culture differenti. Qual è il tuo rapporto con luoghi e persone del quartiere?

I miei rapporti nel quartiere sono basati sul rispetto reciproco: se vengo rispettato rispetto gli altri. Con i miei vicini di casa ho rapporti ottimi. In massima parte senegalesi, sono tutti lavoratori gentili e solidali, piuttosto integrati. Mi hanno accolto meglio di tanti connazionali.

In un momento di grave crisi migratoria e politiche scottanti sul tema, il quartiere Roma può apparire la proiezione locale di problematiche e polemiche più ampie (alto tasso di stranieri fino alla sostituzione etnica, condizioni abitative scadenti, degrado, delinquenza). E’ davvero così?

Nel quartiere ci sono persone che delinquono e persone che lavorano, bisogna essere obiettivi. Ho assistito a numerose risse tra extracomunitari, per lo più ubriachi. Per aver rincorso un ladro di bici sono stato punto con una siringa da un tossico dipendente sieropositivo e ho dovuto quindi sottopormi per mesi alla profilassi anti-aids.

Certamente gli affitti sono cari in proporzione allo stato fatiscente delle case e dovrebbero esserci pene più severe per chi non rispetta le regole.

Gabriele Riccardi

Hai riscontrato cambiamenti nel corso del tempo?

Il quartiere è molto migliorato con la nuova amministrazione: bivacchi e degrado sono diminuiti. I giardini Margherita sono più frequentabili dopo la decisione di chiudere il cancello d’ingresso, di vietare l’accesso alla zona in orario serale, salvo eccezioni e soprattutto grazie all’assiduo controllo delle forze dell’ordine.

A questo proposito è doveroso un plauso in particolare ai carabinieri, che a mio parere si impegnano davvero duramente a combattere incuria e delinquenza nella zona. Persistono comunque sacche di spaccio, ubriachi e tossici.

Io nel quartiere vivo normalmente. In caso di necessità mi so difendere, ma mi sento, nel complesso, apprezzato e rispettato.

Le diverse iniziative promosse, volte alla riqualificazione del quartiere, risultano valide ed efficaci?

Molte iniziative promosse per la riqualificazione del quartiere risultano efficaci, ma sono ancora insufficienti. Andrebbero incentivate ulteriormente. Più feste ai giardini e in tutta la zona, con un ruolo attivo e primario delle famiglie; adulti e bambini. Attività culturali, educative e ricreative. Piccole recite. Corsi di italiano per favorire l’integrazione.

Mi auguro che in futuro si intensifichi un processo di integrazione pilotata per favorire rapporti di reciproca solidarietà e il miglioramento globale della zona. Andrebbero coinvolte direttamente scuole di italiano, ma anche promossi maggiormente usi e costumi locali.

Micaela Ghisoni

(2- continua)

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