“La provincia di Piacenza perde attrattività”

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A 10 anni dalla crisi finanziaria che ha cambiato gli scenari del sistema economico mondiale, la provincia di Piacenza si trova a fare i conti con perdita di attrattività e di ricchezza prodotta sul territorio.

Un dato in contrapposizione con le percentuali, molto positive, relative all’occupazione.  Una performance che si spiega in parte con il pendolarismo dei lavoratori verso altre province, come Milano, e con l’inserimento, nelle statistiche elaborate da Istat, anche di tipologie contrattuali non stabili.

Infatti, prendendo in considerazione le unità di lavoro, ossia il numero delle posizioni lavorative equivalenti al tempo pieno nell’arco di tutto l’anno, la nostra provincia perde colpi.

E’ questa immagine in chiaro scuro, quella che emerge dall’analisi Ires Emilia Romagna, presentata in Cgil oggi dal segretario Gianluca Zilocchi, insieme a Ivo Bussacchini segretario organizzativo, e dal referente dell’istituto ricerche economiche e sociali Giuliano Guietti.

Dati in parte già anticipati da noi nei giorni scorsi.

“In questi anni Piacenza ha perso attrattività – commenta il segretario Cgil Zilocchi -: hanno chiuso aziende molto importanti e non siamo stati in grado di attirarne di nuove. E la logistica non crea valore aggiunto. Proprio per questo sono importanti partite come il bando periferie, la pratica dei consorzio Agrario e il nuovo ospedale, di cui torniamo a parlare. Siamo a ottobre e ancora non è stato detto nulla sul bando per individuare l’area su cui costruirlo”.

Nel report Ires, volto da indagare le ripercussioni nella crisi in Emilia Romagna e gli squilibri territoriali prodotti, emerge che, negli ultimi 10 anni, sono le province di Piacenza e Ferrara ad aver accusato maggiormente il colpo.

Ma il nostro territorio, a differenza di Ferrara, non è stato colpito dal sisma del 2012.

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