Il Decreto sicurezza taglia l’accoglienza dei profughi: integrazione a rischio

Se la diaria per ciascun ospite delle strutture di accoglienza passerà dagli attuali 35 euro ai circa 20-26 prospettati dal Governo, non sarà più possibile adottare azioni di integrazione, come i corsi di italiano, i progetti di avvio al lavoro.

Gli effetti del Decreto sicurezza firmato dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini (approvato nei giorni scorsi dal Parlamento) cominciano a farsi sentire anche sugli operatori della provincia di Piacenza.

Ce ne sono tanti che in questi anni hanno lavorato con impegno – al di là della retorica sulle “cooperative che lucrano sul business dell’immigrazione” – e spirito di collaborazione con le autorità locali, all’ospitalità e all’inserimento delle persone che scappano dalla guerra o, nel “migliore” dei casi, dalla miseria.

Spesso sono famiglie, con donne e bambini. Come quelle ospitate dall’Asp “Città di Piacenza”: in tutto 180 persone, con 35 minori e poco meno della metà donne.

E che ora non sanno esattamente cosa li attende.

E’ noto (o meglio dovrebbe esserlo, nonostante cifre sparate spesso a caso) che i richiedenti asilo ospitati in provincia di Piacenza sono in costante calo da circa un anno, ben al di sotto delle mille unità.

I progetti di accoglienza sono classificati sulla base di sigle spesso incomprensibili come Sprar e Cas: il primo piano si è andato progressivamente riducendo negli ultimi mesi. A Piacenza risultano solo una ventina le persone inserite in questo percorso che prevedeva azioni concrete di integrazione, e che tuttavia molti comuni hanno deciso di non adottare.

Così la maggior parte delle persone oggi in attesa di una risposta alla richiesta di asilo sono inseriti nei cosiddetti Cas (Centri di accoglienza straordinaria), quelli finanziati con la diaria, che sta per essere ridotta sensibilmente.

Tradotto nella realtà questo taglio di risorse significa fine dei progetti di integrazione, coinvolgimento e accoglienza per questi cittadini stranieri. Che cosa faranno tutto il giorno? Non si rischia così di abbandonare a loro stesse persone in condizione di estrema precarietà senza alcun tipo di controllo?

Dream Team profughi

Domande che si pongono diversi gestori come quelli di dell’Asp “Città di Piacenza”, che in questi anni, per conto del Comune di Piacenza e in collaborazione con la coop sociale l’Ippogrifo, ha ospitato diverse centinaia di profughi.

Attualmente sono 180, la gran parte dei quali sono in attesa di una risposta da circa due anni alla richiesta di asilo. Provengono soprattutto dai paesi della fascia subsahariana (Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal, Ghana…).

Con i 35 euro (che diventano 32,50 senza il pocket money di 2,50 euro che va direttamente agli ospiti) a testa assegnati dallo Stato giornalmente cosa si fa? Non solo vitto e alloggio, all’Asp ci finanziano i corsi di italiano, una parte del supporto sanitario, il lavoro del mediatore, e i progetti di volontariato attivo.

Al “Vittorio Emanuele” ad esempio, è attivo il cosiddetto “Dream Team” (nella foto) un gruppo di 10 stranieri che lavora sulla base di un patto di volontariato all’interno della struttura, si dedica alla manutenzione e alla cura degli ambienti sotto la supervisione di due addetti. Attività destinate a sparire con la riduzione dei fondi annunciata dal Ministero dell’Interno.

Ma forse l’aspetto più sorprendente della vita di questi ospiti è che molto spesso lavorano al di fuori delle strutture, legalmente. Su 180 persone circa la metà trova un impiego, per lo più di natura stagionale o nel settore della logistica, con contratti a tempo determinato. Sono diversi quelli che sono riusciti a dare continuità a questi rapporti di lavoro.

Fino a quando? Non si sa. Lo scopriranno (e lo scopriremo) quando leggeremo tutte le nuove norme del Decreto Sicurezza.

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