Infortuni sul lavoro, aumentano le denunce a Piacenza: 4.347 in un anno

Aumentano nel piacentino le denunce per infortuni sul lavoro: sono state 4.347 nell’anno che sta per concludersi, contro le 4.089 del 2017.

A lanciare l’allarme la Cisl regionale, che esprime la “netta contrarietà” all’emendamento contenuto nella legge di Bilancio 2019 che prevede dal 1° gennaio 2019 la riduzione delle tariffe dei premi INAIL.

“Le denunce di infortuni sul lavoro aumentano e la Manovra del Governo ridimensiona i premi” – afferma Ciro Donnarumma, segretario regionale Cisl.

“La riduzione generalizzata delle tariffe dei premi assicurativi INAIL, per un ammontare che nel 2019 è valutabile in 410 milioni di euro, è iniqua e sconsiderata. Non serve un intervento a pioggia, bisogna invece utilizzare le risorse per incentivare quelle aziende che investono realmente in salute e sicurezza sul lavoro per migliorare le condizioni operative e ridurre infortuni e malattie professionali”.

I dati relativi alla salute e sicurezza sul lavoro nel Paese ed in regione preoccupano la Cisl, che sottolinea come tra gennaio e ottobre di quest’anno in Emilia-Romagna, “nonostante l’impegno di Regione e parti sociali, la situazione non abbia trovato ancora una chiave di volta e sia sostanzialmente immutata (con un incremento dello 0,3% rispetto all’anno precedente, pari a 250 denunce di infortuni sul lavoro in più)”.

Il fenomeno – afferma la Cisl – riguarda ben 71.817 lavoratori emiliano – romagnoli, in aumento rispetto ai 71.567 dello stesso periodo del 2017. In Emilia Romagna il fenomeno infortunistico colpisce in particolare i più giovani (la classe d’età sino a 29 anni) e i più anziani (da 60 a 69 anni); sono in crescita gli infortuni che colpiscono i lavoratori e le lavoratori provenienti da altri Paesi (13.761 nel periodo gennaio-ottobre 2018 contro i 12.746 dello stesso periodo del 2017).

Le province in cui le denunce per infortunio crescono rispetto al medesimo periodo del 2017) sono: Piacenza (4.347 nel 2018, 4.089 nel 2017), Forlì – Cesena (6.375 nel 2018, 6.243 nel 2017), Parma (8.106 nel 2018, 8.070 nel 2017), Ravenna (6.515 nel 2018, 6.374 nel 2017), mentre i territori nei quali si sono registrati miglioramenti sono sovente quelli in cui si cerca di “fare sistema”: Modena (13.124 nel 2018, 13.167 nel 2017); Reggio Emilia (9.148 nel 2018, 92.58 nel 2017); Bologna (15.456 nel 2018, 15.626 nel 2017); Ferrara (4.140 nel 2018 contro i 4.184 nel 2017); Rimini (4.515 nel 208 contro i 4.556 nel 2017).

Gli infortuni con esito mortale a livello nazionale sono in forte incremento (+9,4%), pari a 945 deceduti in occasione di lavoro nei primi otto mesi del 2018. “In Emilia Romagna – osserva il sindacato – la situazione è meno preoccupante, anche se i numeri rimangono inaccettabili: 98 morti sul lavoro tra gennaio e ottobre 2018 contro i 103 dello stesso periodo del 2017″.

Positivo e in controtendenza rispetto a quello nazionale il dato delle malattie professionali denunciate della nostra regione, caratterizzata da una diminuzione delle denunce rispetto allo stesso dato del 2017 : 5.367 tra gennaio e ottobre 2018 contro le 5.411 del 2017.

“Un trend che lascia intravedere segnali incoraggianti, ma su cui bisogna fare molta attenzione – ha continuato il sindacalista – perche potrebbe anche celare la scarsa propensione dei lavoratori a denunciare quelle che sono patologie di origine professionale, specie per il timore di perdere il lavoro in un periodo di crisi come quello che ha segnato gli ultimi anni”.

“In questo, di certo, non aiuta l’atteggiamento restrittivo delle sedi INAIL in Emilia Romagna, con oltre l’80% delle richieste di malattia professionale respinte in prima istanza”.

“Ora – continua Donnarumma – occorre una vera inversione di tendenza. Basta con tagli lineari ai premi che ricadrebbero indifferentemente sulle 311.000 aziende assicurate in Emilia Romagna, è una via già praticata in passato senza risultati apprezzabili”.

“È opportuno che i 410 milioni del taglio (che diventeranno 525 nel 2020 e 600 nel 2021) vengano utilizzati per premiare quelle aziende che investono per la salute e sicurezza sul lavoro : ad esempio sostituendo macchine ed attrezzature pericolose, bonificando i manufatti in amianto ancora presenti nei numerosi capannoni della regione, migliorando l’ergonomia delle postazioni di lavoro, adattando gli ambienti di lavoro ad una popolazione lavorativa che sta rapidamente invecchiando, prevedendo una formazione utile e comprensibile a tutti, valorizzando la partecipazione dei lavoratori al miglioramento delle condizioni”.

“Questa scelta – conclude – è l’unica che potrebbe portare a miglioramenti reali e tangibili, con una vera discontinuità rispetto al passato”.

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