Pro, domani il consiglio federale. Londrosi avvisa: “Esclusione non è all’ordine del giorno”

Il presidente della Figc Gabriele Gravina ha preannunciato che il consiglio federale del 30 gennaio prenderà “posizione ufficiale contro certe società”.

Il riferimento è anche alla situazione del Pro Piacenza – del quale è stati disposto il rinvio di tutte le gare di campionato – e della sua lunga agonia. E’ atteso dunque un pronunciamento definitivo sulla società rossonera, con la radiazione dalla serie C?

L’ex direttore sportivo Massimo Londrosi non ne è così certo e interviene pubblicamente per sollevare alcuni interrogativi.

“Domani, in occasione del Consiglio Federale, secondo le dichiarazioni pubbliche – afferma Londrosi in una nota stampa – più volte rilasciate dai vertici di Figc e Lega Pro, dovrebbe essere messa la parola “fine” alla vicenda delle squadre che stanno partecipando all’attuale campionato di serie C senza una fidejussione valida, requisito fondamentale soggetto a termine perentorio di presentazione”.

“Mettere la parola “fine” significa escluderle dal campionato – continua – e per quanto riguarda la questione che conosco meglio, quella inerente il Pro Piacenza, non vedo come si possa soprassedere, eventualmente rinviare o comunque mettere in discussione un provvedimento di esclusione che risulta motivato non solo dalla mancanza di una fidejussione valida ma da tutta una serie di fatti ed elementi che ormai tutti conoscono e che è inutile ripetere”.

“Qualcuno però mi ha fatto notare che leggendo l’ordine del giorno del consiglio federale in programma domani, non c’è alcun punto che preveda esplicitamente la discussione dell’esclusione di queste squadre: effettivamente è così, non è scritto”.

“C’è il rischio di essere beffati nel perseguimento di giustizia e diritti? Speriamo di no, tuttavia a scanso di equivoci ed allo scopo di avvisare i naviganti, vorrei ricordare al presidente ed ai consiglieri federali, chiamati a decidere, la storia del mugnaio Arnold di Sans-Souci e della sua lotta per ottenere giustizia contro i soprusi di un nobile”.

“Il mulino dove lavorava Arnold era stato affittato alla sua famiglia da generazioni ed era di proprietà del Conte di Schietta. Un giorno del 1770 il Barone Von Gersdorf volle costruirsi una peschiera e deviò gran parte dell’acqua che alimentava il mulino. A causa di questo, il mugnaio non riuscì più a macinare il grano e a pagare l’affitto per il mulino. Disperato si rivolse ai giudici ma essi erano stati corrotti e diedero sempre ragione al barone”.

“Arnold decise di rivolgersi al giudice supremo, il sovrano Federico il Grande, andando fino a Berlino. Esaminando il caso, Federico diede ragione al mugnaio e incarcerò i giudici corrotti. Siamo tutti il mugnaio Arnold, io, i giocatori rimasti vincolati, i ragazzi del settore giovanile rimasti senza squadra, i collaboratori ed i tecnici rimasti senza lavoro: carissimi Gabriele e Francesco, ci conosciamo da anni e da tempo vi stimo”.

“Ma sulla vicenda del Pro Piacenza, che pare non sia all’ordine del giorno, nessuno di noi accetterà soluzioni diverse da quella dell’esclusione immediata di una società gravemente inadempiente e non solo per la questione della fidejussione, nessuno di noi accetterà di rimanere beffato”.

Cerchiamo giustizia e non vendetta – conclude Londrosi -, ma sul punto non accettiamo compromessi di alcun genere. Altrimenti, ci sarà pure un giudice a Berlino e noi non esiteremo a rivolgerci a lui”.

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