Accorpamento Camere di Commercio, Piacenza alle prese con l’impasse “Non aiuta nessuno”

Accorpamento Camere di Commercio, Piacenza alle prese con l’impasse, dettata sia da ricorsi sia dalla decisione del presidente Bonaccini di bloccare tutto, riapre la discussione con le categorie.

Di questo si è parlato durante l’ultima seduta del consiglio camerale, presieduta da Alfredo Parietti, durante la quale è stato fatto il punto sulla situazione accorpamento con Parma e Reggio, ormai al palo da diversi mesi.

La riforma delle Camere di Commercio, voluta dal precedente Governo, aveva disposto una razionalizzazione degli enti camerali, destinati a passare da 105 a 60. Piacenza, nonostante le numerose critiche, aveva deciso di non subire passivamente il cambiamento cercando un accordo con le vicine Parma e Reggio Emilia.

Ma cosa succede ora? Contro quel provvedimento altre Camere di Commercio hanno fatto ricorso e lo stesso presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha deciso di bloccare gli accorpamenti già avviati (oltre in Emilia, anche quello tra Ferrara e Ravenna), in attesa appunto di sapere se la giustizia comporterà modifiche o meno al decreto.

Non solo, sembra esserci la volontà da parte della Lega Nord di rivedere questo percorso; in questo senso la parlamentare Barbara Saltamartini avrebbe infatti presentato un emendamento alla legge di bilancio, che consentirebbe agli enti camerali decidere quale strada percorrere, se unirsi ad altre o mantenere la propria autonomia. L’emendamento sarebbe poi stato ritirato, ma c’è l’intenzione di ripresentarlo se non di arrivare alla stesura di un disegno di legge vero e proprio.

Scenari riassunti dal presidente Parietti “Non dobbiamo farci trovare impreparati – ha detto -, e credo che le categorie dovrebbero discuterne per poi arrivare alla definizione di un documento ufficiale, da presentare in occasione del prossimo consiglio”.

“A livello personale, ho sempre sostenuto che l’accorpamento fosse uno strumento obbligato. Noi abbiamo lavorato per cercare di renderlo più proficuo possibile –  sottolinea Parietti – e si era infatti ottenuto un risultato premiante per Piacenza. L’autonomia auspicata – conclude – ha però una possibilità di investimento molto contenuta, visto l’abbattimento degli oneri camerali”.

Insomma, il “pensiero stupendo” dell’autonomia, qualora fosse realmente praticabile, deve fare i conti in senso letterale con l’esiguità di risorse a disposizione delle Camere di Commercio, con pochi fondi e poco personale.

“Il problema più grande – osserva il segretario Alessandro Saguatti – è la riduzione del personale e il blocco delle assunzioni. Siamo passati da 62 a 38 dipendenti, e tra poco andrà in pensione anche una preziosa dirigente come Ivana Nicolini. Se da parte del Governo sembra esserci stata una apertura sul fronte occupazionale, sono però state escluse le Camere di Commercio in fase di accorpamento come la nostra. Insomma, siamo in una fase di stallo che non aiuta nessuno”.

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