Sforza Fogliani “Piacenza non crea sviluppo facendo la zecca di altri”

“Piacenza non crea sviluppo facendo la zecca di altri”. Lo ha detto Corrado Sforza Fogliani, a margine dell’incontro, tenutosi a Palazzo Galli, con il giornalista Mario Giordani.

Il presidente del comitato esecutivo della Banca di Piacenza, organizzatrice dell’evento, ha introdotto l’ospite, che ha presentato il suo ultimo libro “L’Italia non è più italiana”, edizioni Mondadori.

“Pensate – ha riflettuto il presidente Sforza – quante delle osservazioni fatte da Mario Giordano si possono riferire non solo all’Italia, ma al nostro territorio piacentino”. A titolo d’esempio è stato ricordato l’accordo per l’alta velocità, che prevedeva la stazione dedicata a Piacenza, non a Reggio Emilia. “Non imputo alla classe dirigente piacentina di non aver portato a casa il risultato, ma di non aver protestato. Stiamo assistendo alla demolizione della nostra provincia – ha continuato Sforza – addirittura forzatamente annessa al Basso Lodigiano, anche qui senza nessuna protesta di alcun ente istituzionale. Pensate alle conseguenze per un territorio in continua caduta, se gli utili che produce la Banca finissero all’estero”.

“Le osservazioni che ha fatto Giordano per l’Italia – ha concluso il presidente Sforza Fogliani – valgono anche per Piacenza, dove se si picchia l’asino, l’asino ringrazia. Non si lavora per lo sviluppo facendo le zecche di Parma, Pavia o Milano. Bisogna fare come Piacenza Expo, che difende coi denti la propria autonomia. Da ben più di 20 anni in questa sala, quando approviamo il bilancio della Banca, dico ai soci che la perdita dei centri decisionali provoca un continuo impoverimento del territorio. Oggi nella nostra provincia due lavoratori su 4 sono dipendenti di aziende che non hanno più la “testa” a Piacenza. Un po’ di colpa dobbiamo darcela, non abbiamo lottato per difendere la nostra autonomia. Facendo le zecche, l’economia non cresce. Cresce, se la ricchezza prodotta nel territorio qui rimane. Investire nella nostra terra non vuol dire essere provinciali. Non si vince la sfida dei tempi facendo i comprimari, pur di avere mezza giornata o una giornata di festa. Bisogna essere primari, per tenere qua le risorse prodotte e per attrarre risorse da fuori”.

All’illustre ospite (molto disponibile a rispondere alle domande del pubblico e ad autografare le copie del libro e che ha regalato al pubblico una riflessione finale: “Non rassegnamoci. Con le mie battaglie non sarò riuscito a cambiare il mondo, ma almeno il mondo non ha cambiato me”) la Banca ha fatto dono della targa dell’ospitalità piacentina, detta “del benvegnù”.

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