Professioni educative, alla Cgil un incontro per fare chiarezza

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Con l’hastag #EducatoriFacciamoChiarezza la Fp Cgil propone per la serata di giovedì 11 aprile al Salone “Mandela” della Camera del Lavoro di Piacenza (ore 20 e 35) un incontro dedicato agli educatori per orientarsi nel panorama delle professioni educative profondamente mutato a seguito delle ultime normative in materia.

In particolare verranno illutrati i cambiamenti derivanti dai commi contenuti nella legge di bilancio 2018, che recepiscono alcune delle indicazioni della proposta di legge Iori Binetti, e si intersecano con il D.Lgs. 65/2017 e la legge delega 3/2018, oltre a una grande eterogeneità di regolamenti e normative regionali.

“Tutto questo – spiegano i promotori dell’iniziativa – ha creato un caos interpretativo che non permette agli educatori di comprendere correttamente quali percorsi sia necessario intraprendere per il mantenimento del proprio lavoro, oltre a imporre una serie di adempimenti non troppo chiari ed economicamente onerosi per gli interessati”.

La considerazione principale che la Fp Cgil – che insieme a Cisl e Uil si è occupata e continua ad occuparsi della questione – pone all’attenzione è lo “sdoppiamento della figura dell’Educatore, che a seconda degli ambiti di competenza diventa o educatore “socio pedagogico” o educatore “socio sanitario”, che potrebbe far pensare a una maggiore specializzazione, professionalizzazione e riconoscimento della professione stessa”.

“In realtà – afferma il sindacato -, stiamo registrando come la scissione, con corsi universitari diversi per qualifiche molto simili e con ambiti di competenza sovrapponibili, abbia creato incertezza legata in buona sostanza al “chi può operare dove”, con ricadute non solo su lavoratrici e lavoratori, che ad esempio potrebbero rischiare una denuncia per esercizio abusivo della professione, ma anche sui servizi ai cittadini”.

“Le stime più accreditate considerano che gli educatori professionali in Italia, riconducibili a entrambi i profili oggi riconosciuti, sono circa 75.000, impiegati anche con qualifiche, inquadramenti e livelli salariali differenti, a seconda dei contratti nazionali di lavoro applicati e che provengono dai percorsi formativi più disparati”.

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