Fallimento Mercatone Uno, presidio a Rottofreno “Domani tavolo al Mise”

Presidio dei sindacati e dei dipendenti di fronte al punto vendita Mercatone Uno di Rottofreno (Piacenza) nella mattinata del 26 maggio. La pioggia non ha fermato la protesta dei manifestanti che fa seguito al recente fallimento in tutta Italia della catena di store di proprietà Shernon Holding srl.

“La prima cosa che abbiamo notato, parlando con colleghi e dipendenti, è che siamo ancora tutti in uno stato confusionale, non ci si rende ancora bene conto di quello che è accaduto – ha spiegato Elisa Barbieri di Filcam Cgil Piacenza  – Le difficoltà dell’azienda erano note, ma nessuno si aspettava un esito così repentino, e si sperava che la domanda di concordato potesse essere accettata”.

L’indignazione dei manifestanti cresce quando si pensa alle modalità con cui si è scoperto della chiusura del negozio. “La cosa che più sconvolge è la modalità con cui i lavoratori sono venuti a conoscenza della situazione – evidenziano in coro i rappresentanti dei sindacati – Inaccettabile che un dipendente venga a sapere che la sua azienda è fallita o dai social o da un messaggio whatsapp”.

E per provare a risolvere la situazione, lunedì è in programma un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico. “L’incontro al Mise riguarda 1860 dipendenti di Mercatone Uno che lavorano in 55 punti vendita in tutta Italia, più oltre 10mila lavoratori dell’indotto – ha ricordato Vincenzo Guerriero di UilTucs Piacenza – Sono interessate 500 aziende di fornitori che hanno un credito nei confronti della holding di 250milioni. Confidiamo che domani si possa trovare una chiave per risolvere la situazione”.

“Siamo in attesa dell’incontro per verificare se ci siano le condizioni di riapertura del negozio e quindi per avere rassicurazioni sul futuro occupazionale di queste persone” – ha ribadito a tal proposito Francesca Benedetti di Fisascat Cisl Parma e Piacenza.

La situazione di incertezza, oltre ai dipendenti, riguarda anche i numerosi clienti, i quali hanno versato acconti per i prodotti di Mercatone Uno, e, ad oggi, non sanno se e quando rivedranno i loro soldi. “Oltre al presidio sindacale stiamo svolgendo un servizio di consulenza per i clienti, i quali sono venuti a chiedere spiegazioni, ma anche a dare solidarietà ai lavoratori – spiega a questo proposito Pino de Rosa di Ugl Terziario – La vicenda non attiene solo il mondo del lavoro, ma è una vicenda sociale importantissima, che coinvolge migliaia di famiglie di dipendenti che hanno perso il lavoro e di clienti che hanno versato dei soldi e devono ricevere ciò che hanno pagato”.

IL COMUNICATO UNITARIO NAZIONALE FILCAMS CGIL – FISASCAT CISL – UILTUCS  – “Con sentenza del 23 maggio, il Tribunale di Milano ha decretato il fallimento della Shernon, azienda che aveva acquisito lo scorso anno dalla ditta Mercatone Uno in Amministrazione Straordinaria ben 55 punti vendita, con l’obbligo assuntivo di oltre 2000 lavoratori. In realtà, sino a questo momento, la stessa era subentrata solo in 47 punti vendita con l’impiego di oltre 1800 risorse umane.

Si ricorda che, la vendita dei 55 punti vendita fu proposta dall’AS, dopo una lunga trattativa con i soci di Shernon, ritenuta degna di un positivo riscontro da parte del Comitato di Vigilanza del Mise. Successivamente, e dopo una lunga e difficile trattativa, Filcams, Fisascat e Uiltucs, presso il Mise stipularono un Accordo Sindacale regolante il passaggio dei lavoratori, ben consci che, senza l’accordo, la vendita non si sarebbe perfezionata e sarebbe intervenuto il fallimento già a luglio 2018 con la conseguente perdita dei posti di lavoro e delle relative professionalità.

Col passare del tempo, la mancanza di finanziamenti e di liquidità ha fatto sì che, già negli ultimi mesi del 2018, la merce nei magazzini, e di conseguenza nei negozi, cominciasse a scarseggiare.

A marzo 2019, come denunciato dalle tre federazioni confederate, i punti vendita risultavano sprovvisti di merce e la stessa non veniva più consegnata sebbene già venduta e pagata dagli acquirenti.

Nell’incontro tenutosi a marzo fra Filcams, Fisascat, Uiltucs e l’AD di Shernon, quest’ultimo preannunciava un imminente capitalizzazione della Shernon e informava le rappresentanze sindacali in merito ad una non meglio precisata trattativa con potenziali investitori.
La ricapitalizzazione annunciata doveva esser effettuata entro la fine di marzo e presupponeva un investimento pari a circa 20 milioni di €, cifra che, da subito le organizzazioni di categoria hanno ritenuto assolutamente insufficiente a garantire la ripresa dell’azienda.
A metà aprile, senza darne informazione alcuna, nemmeno al Mise, l’azienda ha presentato istanza di Concordato Preventivo presso il Tribunale di Milano.

La decisione assunta il 23 maggio dal Tribunale di Milano, dimostra che le preoccupazioni delle tre sigle sindacali erano del tutto fondate e che, la situazione è molto più grave di quanto l’AD di Shernon abbia raccontato al Mise il 18 di aprile ed ai lavoratori nei vari comunicati ad essi diretti”

Domani si terrà un incontro al Mise per avere risposte su questa delicatissima situazione e sul futuro dei lavoratori e delle loro famiglie. Serve un intervento tempestivo e garante, dichiarano le tre organizzazioni.

“Ci troviamo in una condizione molto difficile e che ha risvolti sociali drammatici, nonostante questo abbiamo speranza che si possa trovare una soluzione per i lavoratori coinvolti anche attraverso cessioni di assetti societari che nn coinvolgono l’intero perimetro aziendale. Nella malaugurata ipotesi che questo non fosse possibile, ci attiveremo a livello locale chiedendo aiuto a tutte le forze istituzionali per costruire un progetto di ricollocazione del personale in esubero, contenendo per quanto più possibile il costo che le famiglie sono costrette a sopportare causa una gestione scellerata della crisi da parte degli organi preposti alla vigilanza.” Dichiara Francesca Benedetti della Fisascat Cisl.

Elisa Barbieri della Filcams Cgil aggiunge: “Non è accettabile che nel nostro paese un lavoratore possa venire a conoscenza del fatto che la sua azienda è fallita tramite un messaggio o vedendo la serranda del proprio punto vendita abbassata. Non se lo meritano i lavoratori di Mercatone che in questi anni hanno patito già troppo tra mille incertezze e riduzioni salariali , dando sempre il loro contributo anche in termini di riduzione di orario di lavoro nel passaggio a Shernon affinché l’azienda potesse avere un futuro”.

Vincenzo Guerriero della Uiltucs dichiara
“La situazione che stanno vivendo i dipendenti è drammatica. Ritrovarsi di colpo, senza alcun preavviso, senza il proprio posto di lavoro è surreale. Il MISE, di concerto con le rappresentanze sindacali e le istituzioni locali ove hanno sede i 55 punti vendita, deve dare priorità, nella risoluzione della vicenda, ai 1860 dipendenti del gruppo, senza dimenticare i ben 10.000 addetti dell’indotto. I numeri sono importanti: 500 aziende fornitrici che hanno un credito, verso la Holding, di ben 250 milioni. Migliaia di clienti che hanno versato acconti, anche importanti, per l’acquisto di merci che, ad oggi, non saranno mai consegnate. E 1860 famiglie che non hanno più lo stipendio, a maggioranza unica fonte di sostentamento. Vogliamo risposte. Adesso. Subito”.

L’assessore Costi: “A fianco dei lavoratori, faremo di tutto per difendere i loro diritti” –  “Una decisione sconcertante, un comportamento davvero inaccettabile da parte della società proprietaria Shernon Holding. Non solo per le modalità con la quale è stata annunciata ai lavoratori, ma anche perchè è arrivata a pochi giorni dalla riunione prevista per giovedì prossimo, 30 maggio, a Roma nella sede del ministero dello Sviluppo economico e convocata per studiare insieme ai sindacati un piano di salvataggio e rilancio dell’azienda che al tempo stesso potesse offrire le più ampie garanzia di tutela dei diritti dei lavoratori e di salvaguardia degli attuali livelli occupazionali”.

“E sconcerta vedere il Governo, dopo mesi passati a garantire l’impegno a fare qualcosa senza che succedesse nulla, fare solo e ancora parole, come quelle di oggi del vicepremier Salvini, improvvisamente deciso a occuparsi lui della cosa, per avere qualche titolo sui giornali alla vigilia del voto”.

Così l’assessore alle Attività produttive della Regione Emilia-Romagna, Palma Costi, dopo la decisione del Tribunale di Milano che ha dichiarato il fallimento della Mercatone Uno, la nota catena della grande distribuzione di mobili, con 55 punti vendita e 1.800 dipendenti in tutt’Italia.

“Non possiamo restare inerti – prosegue Costi – di fronte ad una decisione che cancella anni di impegno e di sforzi per il rilancio di un marchio storico dell’Emilia-Romagna e faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per intervenire in difesa dei diritti dei lavoratori. Intanto giovedì prossimo sarò al Mise per partecipare in prima persona all’incontro convocato dal ministero”.

“Ci sarò in primo luogo per conoscere da parte della procedura dell’amministrazione straordinaria come sia stato possibile che solo dopo pochi mesi dall’assegnazione dei punti vendita a Shernon Holding si sia precipitati in un nuovo fallimento. Nei prossimi giorni sarà mia cura incontrare i Comuni dove si trovano i negozi acquisiti da Shernon per valutare assieme agli amministratori locali la gravissima situazione di crisi che si apre con il fallimento dell’azienda e il conseguente rischio di perdita di posti di lavoro, oltre all’assoluta mancanza di rispetto dei clienti”.

“Andrò a Roma – conclude Costi – per chiedere al ministro Di Maio come intende intervenire a tutela della rete dei punti vendita e dei lavoratori che da troppi anni vivono nell’incertezza, nonostante i tanti sacrifici fatti per sostenere una fase di procedura concorsuale”.

“Una procedura che puntava al rilancio dei punti vendita e alla salvaguardia dell’occupazione e che sembra finita nel peggiore dei modi dopo nemmeno un anno dal passaggio di proprietà. Saremo al fianco dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali e cercheremo come sempre di fare fino il fondo il nostro lavoro per trovare una soluzione a questa vicenda”.

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