Karim non risponde al giudice “Piange e chiede dei bambini”

Non ha risposto al giudice Abdelkrim Foukahi, interrogato nella mattina dell’11 maggio nel carcere di Venezia dove si trova rinchiuso dopo il fermo avvenuto mercoledì scorso.

Il marito di Damia El Assali, la donna di 45 anni assassinata a Borgonovo Val Tidone, accusato di omicidio della moglie, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia. “E’ molto frastornato, piange in continuazione e chiede dei bambini” – riferisce l’avvocato Matilde Pasquon, che difende l’uomo e lo ha assistito durante l’interrogatorio.

Per il momento, dunque, non vi sono nuovi elementi rispetto all’atroce delitto che si è consumato tra le mura domestiche e intorno al quale permangono ancora diversi aspetti da chiarire. A difendere Karim, così è comunemente chiamato il 39enne marocchino, è stato designato anche un legale piacentino. Le carte dell’accusa con ogni probabilità saranno infatti trasferite presto alla Procura di Piacenza.

“Il giudice per le indagini preliminari – riferisce sempre Pasquon – ha convalidato il fermo dell’uomo, applicato la misura cautelare, ma si è allo stesso tempo dichiarato incompetente”.

E’ plausibile che nei prossimi giorni Karim possa tuttavia rompere il silenzio e parlare coi giudici. “Valuteremo le carte che non abbiamo ancora visto bene e decideremo il da farsi”- conclude l’avvocato Pasquon.

Probabilmente sarà inoltrata una richiesta di trasferimento anche del detenuto nel carcere di Piacenza. Ricordiamo che nella mattinata di venerdì 10 maggio si è tenuta a Pavia l’autopsia sul corpo della giovane mamma uccisa nella sua casa di Borgonovo.

Dall’esame autoptico non sono emersi dettagli nuovi, confermata la presenza di una profonda ferita al collo causata da un coltello. La donna sarebbe stata colpita da altre coltellate probabilmente inferte prima. Le indagini svolte dalla Procura di Piacenza sono coordinate dal sostituto Emilio Pisante.

«Niente rito abbreviato agli assassini, vittoria del buonsenso» – «Una vittoria del buonsenso, della giustizia e della legalità. L’applicazione della legge voluta dalla Lega, e approvata in aprile, pone un confine netto a chi si macchia di reati gravissimi che comportano l’ergastolo: l’impossibilità di accedere al rito abbreviato e, quindi, niente sconti di pena per chi commette un omicidio».

Lo affermano i parlamentari della Lega, la deputata Elena Murelli e il senatore Pietro Pisani, che si congratulano con le Forze dell’ordine per l’arresto del marito, in fuga con i figli, accusato di omicidio volontario aggravato nei confronti della moglie.

«Purtroppo – sottolineano – questa legge non ha salvato la vita alla povera Damia, accoltellata a morte a Borgonovo l’8 maggio, né ha evitato ai suoi bambini uno choc terribile. Ai bambini, e ai loro familiari, va il nostro pensiero. La legge, invece, vuole avvertire che – fatto salvo il percorso di riabilitazione per chi sbaglia – chi uccide con ferocia non avrà diritto a pene scontate. Un intervento pensato in particolare per tutelare tutte quelle donne vittime di violenza i cui carnefici, troppo spesso, se la cavano con qualche anno di carcere e tanti benefici».

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