“La Ricerca”, volontari cercasi per aiutare giovani e famiglie in difficoltà

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Volontari cercansi per aiutare i giovani e le famiglie in difficoltà nelle strutture di accoglienza e nei servizi di ascolto ed educativi dell’associazione “La Ricerca”.

Diversi gli ambiti e i vissuti in cui è possibile mettersi in gioco. A chi volesse cimentarsi con questa esperienza di solidarietà e vicinanza umana la onlus piacentina offre un percorso di formazione al volontariato che partirà la sera di mercoledì 29 maggio.

“Qui rappresentiamo l’intera società – sottolinea Angela Fasoli, presidente dell’associazione “PaCe” che riunisce i volontari già impegnati da anni alla “Ricerca” -: lo studente come il pensionato, l’ex-banchiere, o ex-insegnante, o impiegato, il libero professionista, la casalinga, l’operaio, l’artigiano, il commerciante, l’infermiera, il medico… Essere volontari da noi significa credere nella solidarietà vera, fatta di accoglienza e ascolto, di condivisione e sostegno reciproco. Impegnarsi con noi vuol dire aiutare chi è in difficoltà ponendosi al suo fianco, significa crescere insieme”.

Come e dove dare un aiuto -E’ possibile prestare servizio nelle comunità terapeutiche (per giovani con problemi di dipendenza da sostanze, per mamme in difficoltà con i loro bambini), e di accoglienza (per persone malate di aids e per giovani con disturbi mentali legati al consumo di sostanze), semplicemente creando relazioni di amicizia ed educative con gli ospiti, accompagnandoli a fare commissioni, o dal medico, o in uscite al cinema o in pizzeria, collaborando nell’organizzazione di momenti ludico-ricreativi o allo svolgimento di corsi di alfabetizzazione.

Oppure, se predisposti e appositamente formati, si può arrivare a condurre i gruppi di auto-mutuo aiuto per genitori di giovani tossicodipendenti, per genitori in crisi di coppia, per caregivers (per chi sostiene persone care ammalate) e per quanti stanno elaborando un lutto. Nei centri educativi e nei centri estivi i volontari aiutano i ragazzi nel fare i compiti e nei momenti di gioco.

Inoltre organizzano serate, concerti ed eventi per far conoscere i servizi dell’associazione “La Ricerca onlus” al nostro territorio. Determinante anche il contributo di quanti sono più predisposti a svolgere attività di tipo amministrativo, o lavoretti di piccola manutenzione, o ad aiutare nell’importantissimo momento di “primo contatto” con l’associazione al centralino e all’ingresso della sede associativa.

Il percorso di formazione s’intitola “Una goccia nel nostro mare” – Il chiaro riferimento ad una frase celebre di Madre Teresa di Calcutta (“Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”), accompagna l’incoraggiamento quantomeno a presentarsi al primo incontro del percorso formativo, mercoledì 29 maggio (alle 18) nella sede “La Ricerca” e “PaCe” in Stradone Farnese 96: Angela Fasoli, con alcuni altri volontari di vecchia data e giovani leve presenterà l’iniziativa insieme al direttore della onlus, Itala Orlando.

Coordinerà l’incontro Anna Papagni, storica operatrice della “Ricerca” da più di trent’anni al timone dei famosi gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto e “ponte” di collegamento tra i professionisti che operano nelle strutture e i volontari (“C’è qualcosa di irresistibile in chi sente il bisogno di fare qualcosa per gli altri un’intuizione che ti appassiona, c’è del pathos, della fatica ma anche molta gioia autentica”).

Due i momenti formativi che seguiranno: mercoledì 5 giugno (sempre alle 18) – “Quale idea di volontariato? – in cui verranno illustrate le possibili attività in cui impegnarsi – e mercoledì 12 giugno (ore 18) per un confronto aperto sulle scelte: “Cosa ci posso mettere io?”. Per maggiori dettagli è possibile contattare sin da ora il Centro “La Ricerca” o la “PaCe” allo 0523.338710 (chiedere di Anna Papagni o chiamarla direttamente sul cell 348.8557985) o via email: pace@laricerca.net oppure annapapagni@laricerca.net.

Le testimonianze dei giovani volontari – La relazione, il confronto, il dialogo, sentirsi accettati e capaci di portare amicizia e conforto a persone malate o che comunque stanno vivendo un momento di disagio esistenziale. Tutto questo ha colpito nel profondo un gruppo di studentesse, una ventina, e uno studente de Liceo Colombini e del Liceo Gioia che in questi mesi hanno scelto di vivere un’esperienza di volontariato nelle strutture di accoglienza dell’associazione “La Ricerca”.

Alcune hanno preferito dedicare il giorno della settimana che è stato stabilito dal progetto “Giovani e volontariato in 3D” proposto dal Centro di Servizio per il volontariato Svep in collaborazione con l’associazione “PaCe” (Persona al Centro) nella casa accoglienza per malati di aids “Don Venturini”, altre nella comunità per mamme con bambini “Luna Stellata”, altre ancora nella comunità storica per il recupero dei tossicodipendenti “La Vela” di Justiano di Vigolzone.

Mentre il ragazzo ha scelto di portare il suo contributo ai genitori dei gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto: “E’ stata un’esperienza molto intensa e significativa – è stato il suo bilancio – perché mi sono sentito accolto, partecipe, non un estraneo messo lì ad ascoltare, ho potuto esprimere anche il mio sentire di giovane, di figlio e questo è stato molto apprezzato”.

Nelle comunità le studentesse hanno portato “normalità”, cosa alquanto apprezzata da quanti stanno compiendo un percorso di riabilitazione in struttura terapeutica. Il che ha significato affiancarli nella vita quotidiana, magari anche accompagnandoli a fare delle commissioni, condividendo momenti di divertimento, partecipare insieme a lavoratori teatrali, fare delle uscite in città o in mezzo alla natura, giocare a carte insieme, lavorare insieme…

“Condividere il quotidiano con chi sta lottando per riscattarsi da vissuti difficili, sta lottando per rinascere, aiuta a capire tante cose, aiuta a crescere” è stato il parere unanime. Con una convinzione condivisa su quello che rappresenta ora l’associazione “La Ricerca” per chi la frequenta come volontario: “E’ una realtà speciale, che ti offre un percorso che puoi compiere per te stesso, per conoscerti attraverso gli altri”. Probabilmente anche la ragione per cui le studentesse e lo studente che hanno vissuto questa esperienza hanno deciso di ripeterla.

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